Notizie Indici e quotazioni Tensioni Usa-Cina azzannano il dollaro. Trump ‘realizza’ minaccia coronavirus, scattano buy su oro e argento

Tensioni Usa-Cina azzannano il dollaro. Trump ‘realizza’ minaccia coronavirus, scattano buy su oro e argento

22 Luglio 2020 14:38

Le tensioni geopolitiche Usa-Cina tornano protagoniste sui mercati e nel mondo intero, dopo che gli Stati Uniti hanno ordinato alla Cina di chiudere il suo consolato a Houston, Texas, entro la giornata di venerdì, dopodomani 24 luglio. Pechino ha reagito definendo l’ordine “una provocazione politica”.

Donald Trump su coronavirus: probabilmente "peggiorerà, invece di migliorare"
WASHINGTON, DC – JULY 21: U.S. President Donald Trump walks onto the podium to begin a news conference as White House Press Secretary Kayleigh McEnany (L) follows him into the Brady Press Briefing Room at the White House July 21, 2020 in Washington, DC. Trump focused on his administration’s handling of the global coronavirus pandemic. Poll numbers about his handling of COVID-19 have been falling as cases of deadly virus have spiked across the country. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)

Il dipartimento di Stato Usa ha diramato una nota spiegando che la decisione è stata presa “al fine di proteggere la proprietà intellettuale americana”, ma il portavoce del Ministero degli esteri cinese, Wang Wenbin, ha ribattuto che la mossa è “ingiustificata e vergognosa”.

Immediato l’effetto sui mercati: vittima illustre continua a essere il dollaro, che viaggia ai minimi degli ultimi 19 mesi nei confronti dell’euro, a $1,158.

La moneta unica aveva già testato il record dal gennaio del 2019 nella giornata di ieri, dopo l’annuncio dell’accordo sul Recovery Fund raggiunto dai leader europei. Il dollaro recupera però terreno nei confronti della sterlina, che perde lo 0,2%, a $1,27.

Da segnalare che, nel corso dell’ultimo trimestre, lo US Dollar Index è capitolato del 5,1%, mentre a luglio ha perso già il 2,3%.

Il dollaro paga anche l’alert sul coronavirus COVID-19 lanciato dal presidente americano Donald Trump nella giornata di ieri. Trump è stato costretto ad ammettere che la pandemia da coronavirus in atto in Usa probabilmente “peggiorerà, prima di migliorare”.

“E’ qualcosa che non mi piace dire, ma è così che stanno le cose. Guardate al mondo, (il virus) è ovunque”.

E mentre il numero dei casi di COVID-19 negli States e in tutto il mondo, per l’appunto, continua a salire, un modello citato in precedenza dalla Casa Bianca prevede ora che più di 220.000 americani potrebbero morire entro il prossimo 1° novembre.

Corsa all’oro, balza al record in nove anni

L’incertezza sui contagi e sui possibili nuovi effetti sull’economia è un motivo più che sufficiente per spiegare il perché diversi investitori si stiano rifugiando nell’oro, bene rifugio per eccellenza.

Stando agli ultimi dati dati diffusi dalla Johns Hopkins University il virus ha infettato più di 3,8 milioni di americani, uccidendone 141.118 (dati aggiornati a martedì 21 luglio).

Il riaccendersi dei timori geopolitici ha alimentato nuovi acquisti sul metallo prezioso, che al momento sale a $1.856,13 all’oncia, dopo essere volato al record dal settembre del 2011, dunque in nove anni, a $1.865,35. Da segnalare che le quotazioni dell’oro sono balzate del 22% dall’inizio dell’anno.

Buy anche sull’argento, che avanza del 4,7% a $22,33 l’oncia, al record dall’ottobre del 2013.

Gestore Niney One sull’oro: assist da enormi QE

Così George Cheveley, Portfolio Manager della strategia Global Gold di Ninety One, commenta il trend dell’oro:

“L’economia globale sta attraversando una situazione di incertezza senza precedenti e questo ovviamente sostiene le quotazioni dell’oro, bene rifugio per eccellenza. A giugno, il metallo giallo ha visto un aumento del 2,9% chiudendo il mese a circa 1.781 dollari americani per oncia, il livello più alto degli ultimi dieci anni circa. I titoli auriferi, rappresentati dal NYSE Arca Gold Miners Index, hanno fatto anche meglio, crescendo del 6,3% nel corso dello stesso mese”.

Cheveley ha aggiunto di essere ottimista “sulla commodity perché i prezzi stanno ricevendo adeguato sostegno, in particolare grazie all’enorme quantitative easing, sia monetario sia fiscale, messo in campo dai governi e che proseguirà nei prossimi due anni”.

“Pertanto – ha continuato l’esperto – considerate l’incertezza sulle dinamiche del coronavirus e la ricerca di rifugi sicuri da parte degli investitori, riteniamo che i prezzi dell’oro saranno ben supportati e potranno anche crescere ulteriormente nei prossimi due anni. Non solo: pensiamo che il settore aurifero nel suo insieme si trovi nello stato migliore degli ultimi vent’anni o anche di più. Perché? Perché si sta concentrando su operazioni di allocazione del capitale efficaci, che generano buoni flussi di cassa e restituiscono parte di tale liquidità agli azionisti. Tutto questo non è un caso, ma succede perché le grandi aziende come Barrick e Newmont sono consapevoli che questa è sempre più la direzione che dovrebbero percorrere, concentrandosi sulla generazione di margini e di flussi di cassa piuttosto che solo sull’aumento dei volumi, qualunque sia il costo. Quindi vediamo un certo numero di aziende molto interessanti che, dopo aver pagato i debiti, stanno generando buoni flussi di cassa e continuano a investire in esplorazioni per individuare nuovi asset, del tutto necessari se il mercato avrà sempre più bisogno di oro”.

Cheveley continua:

“Cresce inoltre l’attenzione ai temi ESG nel settore nel suo insieme. Ciò significa gestire l’azienda in modo sostenibile, trattare di conseguenza i dipendenti, le comunità e, più in generale, la collettività per poter mantenere le licenze per operare e continuare a farlo in modo redditizio. Si tratta di un’attenzione destinata a crescere ancora di più. I titoli auriferi offrono anche una bassa correlazione con i mercati e quindi sono un ottimo modo per diversificare il portafoglio. In questo senso è importante adottare un’ottica di lungo periodo. Le azioni sono più volatili rispetto all’oro ma, quando i prezzi della commodity aumentano, tendono a mostrare una maggiore leva finanziaria. Ciò porta una certa volatilità, ma a lungo termine si possono generare rendimenti molto interessanti. In conclusione, siamo molto ottimisti sul settore aurifero perché vi sono aziende molto solide, altre che stanno vedendo rapidi miglioramenti e inoltre si registrano operazioni di M&A che stanno consolidando tutto il comparto. Nella nostra strategia Global Gold manteniamo un portafoglio di titoli molto concentrato, guardando in gran parte alle aziende produttrici, che stanno generando flussi di cassa nel lungo termine, e incrementando o consegnando dividendi in un momento nel quale, invece, altre società devono tagliarli. Queste compagnie quindi sono nelle condizioni di offrire rendimenti sostenibili agli azionisti”.