Scandalo Petrobras, presidente brasiliano Temer rischia impeachment. Panico alla borsa di San Paolo

Caos e panico sui mercati in Brasile, con l’indice azionario di riferimento Bovespa assaltato dalle vendite.
Per la borsa di San Paolo, quella di ieri è stata la seduta peggiore dal 22 ottobre del 2008, con una perdita pari a -8,8%.
Il listino era arrivato a cedere durante le contrattazioni più del 10%, dopo la pubblicazione di un articolo del quotidiano O Globo, secondo cui il presidente brasiliano Michel Temer avrebbe avallato il pagamento di tangenti all’ex numero uno del Parlamento, Eduardo Cunha, al fine di comprarne il silenzio e non essere coinvolto nello scandalo dei fondi neri del gigante petrolifero statale Petrobras. Nel momento in cui la borsa è crollata di oltre -10%, le contrattazioni sono state anche sospese per eccesso di ribasso.
O Globo ha anche reso noto che Temer – che ha preso le redini del paese dopo l’impeachment che ha costretto alle dimissioni l’ex presidente Dilma Roussef – è ora sotto indagine, dopo l’autorizzazione rilasciata dalla Corte Suprema federale, che lo ha incriminato formalmente per corruzione.
Il quotidiano ha divulgato il contenuto di una registrazione audio che dimostrerebbe che Temer avrebbe acconsentito al pagamento di una tangente a Cunha (che si trova già in carcere, dopo una condanna a 15 anni per aver ricevuto mazzette per milioni di dollari).
Il diretto interessato ha smentito le rivelazioni del quotidiano e si è rifiutato di rassegnare le dimissioni, mentre le opposizioni hanno chiesto l’impeachment, e le strade brasiliane sono tornate a essere teatro di manifestazioni e proteste.
Alessandro Molon, parlamentare dell’opposizione, stando a quanto riporta un articolo di Bloomberg, ha affermato che l’arrivo della notizia è stato simile all’esplosione di “una bomba atomica”.
A crollare anche l’iShares MSCI Brazil Capped ETF (EWZ), ETF americano che replica l’andamento delle azioni brasiliane, e che ha chiuso in ribasso del 16,3% dopo essere scivolato di oltre il 18%, in quella che, anche in questo caso, è stata la sessione peggiore dall’ottobre del 2008.
Così Gabriela Santos, vice direttore generale e strategist dei mercati globali presso JP Morgan Asset Management, in una risposta data per email alla Cnbc:
“Le oscillazioni che stanno interessando gli asset brasiliani questa mattina (ieri per chi legge) riflettono i timori degli investitori sul rischio che questa notizia politica impedirà la realizzazione di quelle riforme di cui (il paese) ha tanto bisogno”.
Ancora: “molti investitori locali ed esteri avevano scommesso sul Brasile, puntando nello scenario di base sull’approvazione di alcune riforme, e dunque avevano manifestato una propensione al rischio. Di conseguenza, stiamo assistendo ora allo smobilizzo di alcune di queste posizioni”.
Il panico ha colpito soprattutto il titolo del colosso statale direttamente coinvolto nello scandalo, Petrobras, che è crollato di oltre il 15%; Banco Bradesco ha perso più del 13%, Itau Unibanco è capitolato di oltre il 12%.
Ripercussioni sui mercati emergenti, con l’iShares MSCI Emerging Markets ETF che ha chiuso in flessione dell’1,66%. Il Brasile incide sull’indice – in base ai dati che risalgono allo scorso 28 aprile – per il 7,43%, mentre è la borsa cinese quella più rappresentata nell’ETF, con una incidenza del 17,05%.
Effetto Brasile anche sull’azionario di Buenos Aires, con l’indice benchmark Merval che ha chiuso in calo del 2,95%, riportando la seduta peggiore dal 2017, mentre sul forex il real brasiliano è scivolato più del 7,5% nei confronti del dollaro.