Notizie Notizie Italia Scandalo Montepaschi di Siena: Viola, meno finanza in futuro. Spuntano 2 miliardi da Bankitalia

Scandalo Montepaschi di Siena: Viola, meno finanza in futuro. Spuntano 2 miliardi da Bankitalia

7 Febbraio 2013 12:02

D’ora in avanti la finanza avrà un peso residuale in Monte dei Paschi. Lo ha detto Fabrizio Viola, amministratore delegato di Rocca Salimbeni durante la conference call con gli analisti, spiegando che questo sarà il futuro di Mps che ha nella banca commerciale il suo core business e che le decisioni che saranno intraprese saranno coerenti con questo obiettivo. L’Ad ha poi confermato che nei prossimi giorni l’istituto di credito toscano emetterà i cosiddetti Monti bond, permettendo così al Tesoro la sottoscrizione dei “Nuovi Strumenti Finanziari”. Non ci sono altre “Santorini” nel bilancio della banca senese, ha poi assicurato, invitando a ridurre d’ora in poi l’attenzione su questo argomento che, ha detta dell’Ad, è andata oltre la normale curiosità. Come non c’è nessuna fuga di depositi. Il top manager ha ammesso la presenza di movimenti in uscita, come logico che sia nella componente più volatile della raccolta in momenti come questi, ma anche in entrata, auspicando un ritorno a breve alla normalità e al virtuoso percorso che aveva caratterizzato i primi 20 giorni dell’anno. Viola ha poi negato qualsiasi eventuale fusione con altre banche, ipotesi questa riportata da alcuni organi di stampa che vedevano Mps insieme a Bnl e al gruppo Bnp Paribas. Ad oggi, ha spiegato, non c’è niente di niente di vero, giudicando negativa qualsiasi distrazione su possibili matrimoni e confermando l’impegno nel realizzare il piano industriale della banca.

Dal direttore finanziario di Rocca Salimbeni, Bernardo Mingrone, è giunta invece la notizia dello slittamento al 2016 del rimborso dei Monti bond da parte di Mps. Il Cfo ha dichiarato che, per effetto dell’aumento di 500 milioni della richiesta dei “Nuovi Strumenti Finanziari”, è prudente traslare di un anno il termine ultimo fissato a giugno per il rimborso, ossia dal 2015 al 2016.

Il capitalo derivati dal Cda, Vigni sentito da pm
Dal Cda fiume di ieri, durato circa sei ore, è invece giunto il verdetto: ammontano a 730 milioni di euro le perdite potenziali per il Monte dei Paschi scatenate dallo scandalo derivati. Parallelamente l’ex direttore generale di Rocca Salimbeni, Antonio Vigni, è stato sentito per otto ore dai pm di Siena e la Guardia di Finanza ha sequestrato 40 milioni di euro, in titoli e denaro, di fondi rientrati con lo scudo fiscale. Il board del Monte, si legge nella nota diramata ieri sera intorno alle 22, “ha accertato la presenza di errori nella rappresentazione contabile delle operazioni strutturate denominate Alexandria, Santorini e Nota Italia, poste in essere in esercizi precedenti”. Errori che saranno “corretti” in occasione dell’approvazione del bilancio 2012.

Alexandria peserà sui conti del 2012 per 273 milioni di euro, Santorini per 305 milioni di euro mentre l’impatto di Nota Italia è stato calcolato in 151 milioni di euro. Non tutte le tre operazioni sono uguali visto che lo scorso 23 gennaio, il Monte dei Paschi ha provveduto a ristrutturare Nota Italia eliminando la componente “derivativa” legata al rischio sovrano dell’Italia a fronte di un corrispettivo pari a 139 milioni di euro. “Tale ristrutturazione, cogliendo le opportunità offerte da un andamento favorevole del mercato, – si legge nella nota – ha determinato un netto miglioramento del profilo di rischio legato all’operazione, in virtù dell’eliminazione della relativa componente di volatilità”.

Mussari & Vigni
Giuseppe Mussari e Antonio Vigni
, rispettivamente ex presidente ed ex direttore generale del Monte, secondo quanto riporta la stampa nazionale sarebbero indagati per tre diversi reati: falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza e manipolazione del mercato. Dopo l’interrogatorio fiume di ieri, nei prossimi giorni Vigni tornerà inoltre ad essere sentito dai pm di Siena. 

Wsj svela prestito di 2 miliardi da Bankitalia
Monte dei Paschi di Siena era così a corto di liquidità a fine 2011 che ha negoziato un prestito segreto di circa 2 miliardi di euro con Banca d’Italia, anche se il management descriveva pubblicamente una posizione finanziaria adeguata“. A scriverlo è il Wall Street Journal che cita Via Nazionale e fonti a conoscenza della vicenda. “La banca centrale italiana – prosegue il quotidiano statunitense citando la Banca d’Italia –  ha concesso un prestito nell’ottobre del 2011 in quanto Mps, la terza banca del Paese, era sul punto di esaurire la liquidità e non aveva più a disposizione gli strumenti per continuare a chiedere fondi alla Bce”. “Sia Banca d’Italia sia la banca senese non hanno reso pubblico il prestito a quel tempo principalmente per il timore che la divulgazione avrebbe portato il panico sui mercati finanziari“, hanno raccontato le fonti al giornale Usa aggiungendo che invece, in una conference call con gli analisti e gli investitori poco dopo aver ricevuto il prestito, i dirigenti dell’istituto di credito toscano avevano descritto come solida la posizione di liquidità della banca e che il fabbisogno finanziario di Mps nel 2012 era stato coperto. “Mps ha rimborsato in tempo il prestito – scrive il Wsj citando una fonte – ma la mancata comunicazione della carenza di strumenti da porre a garanzia per ricevere i fondi dalla Bce e del ricorso al prestito, hanno contribuito a nascondere la gravità dello stato finanziario della banca”.

Balzo del titolo sulla Borsa di Milano. Dopo i rialzi nell’ordine del 4%, l’azione della banca senese sul Ftse Mib svetta ora del 7,72% a 0,248 euro.