Notizie Notizie Mondo Russell Investments: “La migliore diversificazione degli investimenti? La gestione attiva dei cicli di mercato”

Russell Investments: “La migliore diversificazione degli investimenti? La gestione attiva dei cicli di mercato”

16 Marzo 2016 08:14

 

Quando i
mercati diventano incerti e molto volatili, in genere è perché gli investitori
hanno perso fiducia nella loro capacità di vedere il futuro. Atteggiamento che
in questo particolare momento è amplificato dall’incertezza sulla crescita
economica in Cina, dalla confusione su come interpretare il drastico calo dei
prezzi del petrolio e dalla preoccupazione per la sostenibilità dei profitti
record delle imprese. Ma niente panico, dice Russell Investments: bisogna
individuare una strategia che includa la “gestione  attiva” dei cicli di mercato
. Se facciamo un’analisi
storica, il tipo di correzione che abbiamo sperimentato
nella settimana del 19 gennaio (cioè correzioni di almeno il 10% su un
periodo continuativo di quindici giorni) si è verificata ben 15 volte dal
1995. “Questo è il motivo
per cui le forme sofisticate di diversificazione possono essere utili, non
tanto per massimizzare i rendimenti su ogni ciclo di mercato, ma per
massimizzare le opportunità di successo attraverso i diversi cicli – spiega Massimo D’Onghia, responsabile distribuzione retail per
l’Italia di Russell Investments – L’investitore
tipico attraversa nella propria vita ben nove o dieci cicli di mercato, e in
genere i consulenti finanziari guidano i clienti attraverso una media di quasi
sei cicli (5,8 per l’esattezza). Quindi, né i consulenti finanziari, né i loro
clienti dovrebbero puntare tutto su un solo ciclo di mercato
“.

 

La tenuta degli assett reali

 

Allora
che fare? Sapendo che i cicli di mercato sono composti da alti e bassi,
frequenti e imprevedibili, come dovrebbero comportarsi gli investitori? “Investire
su differenti cicli di mercato,  ovvero diversificare – ribadisce D’Onghia – Naturalmente la diversificazione non può
proteggere completamente da eventuali perdite. Come ha affermato il nostro team
di strategist, ci sono mercati in cui prendere rischi e mercati in
cui gestirli. E noi siamo probabilmente nel secondo tipo”.
Secondo Russell
Investments, diversi fattori di diversificazione di recente hanno contribuito
ai rendimenti, mentre il mercato azionario globale è sceso a doppia cifra.Nello specifico gli asset
reali hanno agito come
potenti fattori di diversificazione: immobiliare, infrastrutture, materie prime
hanno sovraperformato le azioni globali da inizio anno a oggi (dati al 20
gennaio 2016)
. “Le materie
prime non sono solamente
petrolio – chiarisce D’Onghia – Il petrolio ha conquistato i titoli dei giornali,
ma i metalli industriali, i metalli preziosi e l’agricoltura stanno resistendo
meglio. E l’oro ha fatto un vero e proprio balzo da inizio anno”.

 

Elementi di protezione del rischio

 

Diversificare
su tutto lo spettro delle
capitalizzazioni di mercato storicamente
ha contribuito a proteggere i portafogli. E Russell Investments ha analizzato
anche le altre categorie. In particolare, nei periodi di avversione al rischio,
come l’attuale, le azioni small cap tendono a guidare il mercato verso il
basso
: “Questo movimento si è verificato anche stavolta – dice D’Omghia –
L’indice delle small cap Russell 2000® è sceso del 13% da inizio anno, mentre
l’indice delle large cap Russell 1000® è sceso “solo” del 10,1% (dati al 20
gennaio)”. Anche la diversificazione
in termini di valute è stata
importante. “Negli ultimi 12-24 mesi c’è stata molta differenza nelle
performance delle varie valute – spiega D’Onghia – il dollaro americano è
ovviamente stato forte, mentre il dollaro canadese e quello australiano sono
stati molto più deboli, a causa dei loro legami con l’energia, i metalli
industriali e i minerali di ferro. Al contrario, lo yen giapponese e l’euro
hanno retto meglio”. Infine, le obbligazioni non hanno deluso gli investitori:
“Le obbligazioni offrono l’equilibrio e la zavorra quando le cose si mettono
male nel mercato azionario, e hanno dimostrato il loro contributo nei
portafogli in positivo di circa l’1% da inizio anno (dati al 20 gennaio 2016)
“,
conclude D’Onghia.