Rischio recessione e tensioni Usa-Cina incombono sui mercati, l’Italia brinda a nuovo governo giallorosso

Nell’ultima settimana si è placata, almeno in parte, la volatilità nei principali mercati internazionali in un contesto dominato dai timori per la recessione mondiale e dalle tensioni commerciali, oltre che dall’incertezza per la Brexit. Gli investitori guardano all’inversione della curva dei tassi negli Stati Uniti, un segno considerato storicamente come l’annuncio dell’entrata in recessione per l’economia americana, e ripiegano sui beni considerati rifugio, come yen, franco svizzero e oro. Dal fronte commerciale arrivano segnali di distensione con la notizia che Pechino avrebbe intenzione di proseguire i negoziati commerciali con gli Stati Uniti piuttosto che implementare nuovi dazi. Secondo alcune indiscrezioni, la Cina non vorrebbe rispondere agli ultimi aumenti delle tariffe dell’amministrazione Trump prima di affrontare nuovi colloqui con gli Usa, previsti per il prossimo mese.
Infatti, dopo l’annuncio di Pechino dello scorso venerdì relativo all’intenzione di aumentare i dazi su 75 miliardi di dollari di prodotti americani importati (gli aumenti scatteranno tra il 1° settembre e il 15 dicembre), l’amministrazione Usa di Donald Trump starebbe valutando di aumentare i dazi imposti su $250 miliardi di prodotti importati dagli Usa dal 25% al 30%. Non solo. Trump farà salire le tariffe anche su $300 miliardi di altri beni cinesi dal 10% al 15%. Lo scorso venerdì si è tenuto anche il simposio di Jackson Hole, dove il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, non si è sbilanciato sulle prossime mosse di politica monetaria lasciando comunque intendere che è pronto ad intervenire in caso di rischi di rallentamento per l’economia domestica.
Occhio di riguardo anche all’Italia, dove si guarda alla nascita del nuovo governo. Giovedì mattina il premier dimissionario Giuseppe Conte è stato convocato al Quirinale, dopo l’annuncio del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle di un’intesa per un esecutivo giallorosso. Sull’obbligazionario l’asta Btp ha visto i tassi di assegnazione dei titoli decennali ai minimi storici e lo spread toccare i minimi a 15 mesi in area 160 punti base. I Btp brindano alla prospettiva di un Conte bis, che ha accettato l’incarico di formare il governo con riserva. Riserva che scioglierà come ha detto lui stesso nei prossimi giorni.
In questo contesto i trader hanno apprezzato i certificati legati al Ftse Mib. Il più scambiato nell’ultima settimana con 103 contratti e circa 1,73 milioni di euro di controvalore è risultato il Turbo Short (Isin NL0013685845) con scadenza prevista per il 20 settembre 2019. Il prodotto presenta una leva che è arrivata a circa 89 volte, in virtù di un livello strike a 21.500 punti e distanza dal Knock Out di circa lo 0,4%. Su scadenze più brevi (20 settembre 2019) e in ottica rialzista è stato invece premiato, con 225 scambi e volumi complessivi per 905 mila euro, il Turbo Long (Isin NL0013643141) con Strike 19.750 punti e leva intorno alle 12 volte (distanza dal Knock Out del 7,7%).
Le crescenti fluttuazioni delle Borse americane hanno invece esaltato le negoziazioni sull’indice Nasdaq 100. Molto apprezzato il certificato Turbo Short (Isin NL0013684475) con scadenza 18 dicembre 2019. Il prodotto ha un livello di Strike a 8.000 e di conseguenza negli ultimi giorni ha visto la leva posizionarsi intono a 20 volte. La distanza dal Knock Out è di circa il 4%. Ammonta a circa 594 mila euro il controvalore scambiato su questo prodotto, per un totale di 139 contratti. Con stessa scadenza ma in ottica rialzista è stato invece premiato, con 31 scambi e volumi complessivi per 583 mila euro, il Turbo Long (Isin NL0013643711) con Strike 7.250 punti e leva intorno alle 15 volte (distanza dal Knock Out del 5,8%).