Notizie Notizie Mondo Retromarcia Powell sui tassi, vera o presunta, non basterà a ridestare bull market (analisti)

Retromarcia Powell sui tassi, vera o presunta, non basterà a ridestare bull market (analisti)

29 Novembre 2018 11:27

Jerome Powell accoglie l’appello di Trump e modera i toni sui tassi dando fiato al recupero di Wall Street. A riportare il sorriso sui mercati è bastato il riferimento a tassi ormai “appena sotto” la neutralità, interpretato dagli operatori come una svolta ‘dovish’ del presidente della Federal Reserve. Il numero uno della banca centrale statunitense ha detto che non c’è un percorso prestabilito in riferimento alla politica monetaria. Ad attirare le attenzioni degli investitori è stato soprattutto il riferimento ai tassi ormai “appena sotto” il livello neutrale. Una netta svolta rispetto alle dichiarazioni del 3 ottobre scorso quando il Presidente Fed affermò che “manca ancora molto alla neutralità” che alimentarono le preoccupazioni tra gli operatori contribuendo alla prima ondata di sell-off su Wall Street.

“Il presidente della Fed Powell ha usato toni più prudenti rispetto al recente passato”, sottolinea Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners sgr. “In aggregato, un discorso più accomodante rispetto alle recenti performance, nel quale il mercato ha letto la possibilità di una pausa nei rialzi nel 2019, se i dati dovessero deludere nei prossimi mesi”.

Parole di Powell accolte con calore dal mercato (oltre +600 pb guadagnati ieri dal Dow Jones che ha chiuso a +2,5%) anche se andando a vedere la versione completa del discorso di Powell non vi è un chiaro contrasto con le comunicazioni precedenti. A giudizio di Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund, essere ‘just below’ un range di stime (vedi gli ultimi DOTs di settembre) che va da 2,5% a 3,5% è più una constatazione di fatto che un’indicazione programmatica.

Powell più soft e possibile svolta sui dazi potrebbero non bastare

Lo strategist di JCI ritiene però che i fattori che avevano innescato la debacle di ottobre non fossero identificabili e limitati con la citata hawkishness di Powell o con le dure parole del vice-Presidente Pence nei confronti della Cina, anch’esse arrivate nei primi giorni di ottobre. Balsotti vede il lento ma inesorabile cambiamento nel regime di liquidità disponibile al mercato a delineare il “contesto strutturalmente più ostile in cui i compratori/detentori di asset rischiosi sono costretti a operare e pertanto la  correzione di rotta di Powell o per una probabile tregua che verrà annunciata alla fine del G20, stretta di mano e accattivante twittata a valle dell’incontro” non devono portare a facili entusiasmi.

 

Le parole del presidente della Fed hanno placato i timori di un atteggiamento aggressivo da parte della Fed, portando a forti acquisti sui settori che erano stati maggiormente penalizzati finora, tecnologici in testa. Non si è però assistito ad un calo marcato della volatilità “a segnalare come permanga ancora qualche preoccupazione latente tra gli operatori in vista dell’incontro tra Trump e Xi-Jinping“, argomenta Mps Capital Service nel suo report daily.

“La reazione dell’azionario, decisamente più robusta di quella su divise e tassi, è stata forse accentuata dal eccesso di pessimismo dell’ultimo periodo”, conclude Sersale.

Per S&P 500 primo ostacolo a 2.750 punti

Da tenere sotto osservazione anche i livelli tecnici dei principali indici. “Tra oggi e domani un attento monitoraggio dei livelli e della price-action stimolata dagli eventi ci darà qualche informazione in più – asserisce Alessandro Balsotti – . L’S&P 500 arriva di slancio a confrontarsi con un primo evidente ostacolo in area 2750. La resistenza successiva, che può diventare più ostica non fosse altro perché verrebbe affrontata dopo un’avanzata già importante e relativamente veloce (più del 6% dai minimi), si trova in zona 2800″.