Notizie Notizie Italia Quale strada anti-austerity per l’Italia? Più Portogallo che Grecia. La formula radicale di Costa che ha aggirato i diktat UE

Quale strada anti-austerity per l’Italia? Più Portogallo che Grecia. La formula radicale di Costa che ha aggirato i diktat UE

14 Maggio 2018 17:07

A chi potrebbero ispirarsi Salvini e Di Maio per portare avanti in Italia un’azione di governo con politiche fiscali espansive senza sbattere contro il muro di Bruxelles e Berlino? Gli esempi, positivi o negativi, vanno ricercati in altre realtà europee che si sono trovate ad affrontare una situazione analoga a quella italiana, ossia dover stimolare la crescita ma allo stesso tempo dover fare i conti con un debito pubblico molto elevato e quindi la necessità di non deviare eccessivamente dai paletti di bilancio.

 

Imparare dal fallimento di Varoufakis

In qualsiasi paese europeo le cui finanze pubbliche sono fragili, un governo eletto con la promessa di allentamento fiscale ha tutte le possibilità di trovare la strada bloccata dalla censura di Bruxelles e Berlino. “Questo lascia due possibilità – argomenta il Chief Economist di Oddo BHF, Bruno Cavalier – una corsa precipitosa che porta a sbattere contro il muro UE o la ricerca di un compromesso”. La prima strategia, testata in Grecia durante il calamitoso mandato dell’ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis, è stata un fallimento. Il secondo percorso, seguito dalla coalizione di sinistra in Portogallo, è un successo. “L’Italia ha un alto livello di debito pubblico ma genera sostanziali eccedenze di bilancio”, sottolinea l’esperto do Oddo che quindi ritiene una crisi di bilancio per il Belpaese non come scenario di base.

 

Da economia voodoo a esperimento riuscito, la via lusitana anti-austerity che piace anche ai tedeschi

Tra i grandi malati dell’Europa in questi anni una strada vincente al momento è proprio quella intrapresa dal Portogallo negli ultimi anni. António Costa, il primo ministro portoghese socialista, si insediò nel novembre 2015 con l’azzardo di un’alleanza di governo con l’estrema sinistra. Costa promise sia di invertire le misure di austerità legate al salvataggio del Portogallo durante la crisi dell’euro, sia di raggiungere rigidi obiettivi fiscali. Molti la chiamarono economia voodoo a testimonianza del forte scetticismo internazionale circa la riuscita dell’esperimento.

Invece, dopo due anni, Costa è riuscito a ridurre il deficit e allo stesso tempo aumentare welfare e salari. L’economia lusitana si trova in ottimo stato di salute con +2,6% il Pil nel 2017, disoccupazione all’8,5% e conti pubblici sotto controllo (deficit dell’1,7 per cento, sui minimi dalla transizione del Portogallo alla democrazia nel 1974).

Questa performance economica è arrivata sotto un governo di coalizione del partito di sinistra con quello di estrema sinistra fortemente critico verso i diktat di Bruxelles in materia di politiche di austerità. “Gli alleati di Antònio Costa non chiedevano nientemeno che il ripudio del debito pubblico, l’uscita dall’euro e dalla Nato, e la rinazionalizzazione di interi settori dell’economia portoghese – sottolinea Élie Cohen, economista francese che è attualmente direttore del CNRS (centre national de la recherche scientifique) – e questi straordinari risultati economici alla fine sono stati accolti favorevolmente in Germania dai difensori dell’ortodossia fiscale e dei piani di aggiustamento strutturale”.

Emblema di questa questa bizzarra combinazione di radicalismo politico e di performance economica è Mario Centeno, il ministro delle Finanze che, almeno a parole, ha elaborato il piano per rompere con la logica dell’austerità imposta da Bruxelles ed è stato appena eletto presidente dell’Eurogruppo.

La svalutazione interna in Portogallo ha consentito il rilancio delle esportazioni, il controllo della bilancia commerciale e quindi una minore necessità di finanziamenti esteri con anche la sponda di un’eccellente stagione turistica. “Complessivamente – aggiunge Élie Cohen – la contrazione della spesa pubblica e le riforme strutturali hanno avuto la triplice virtù di migliorare la solvibilità del paese, ripristinare l’equilibrio commerciale con l’estero ed eliminare diversi ostacoli alla crescita. È così che la performance portoghese può essere accolta con favore sia dai rigoristi che dai critici delle politiche di austerità“.