Prodotti PIR verso la riscossa, i 18 titoli di Piazza Affari per il portafoglio del 2020
Prodotti PIR: il peggio è alle spalle?
“Nel caso di un ritorno al vecchio schema dei PIR, una allocazione di portafoglio potenziale nei PIR, da conservare per un’orizzonte di più lungo termine, includerebbe nomi come Anima, Autogrill, Brembo, BFF Banking Group, Brunello Cucinelli, Carel, De’Longhi, ENAV, Garofalo Health Care, IMA, Interpump, Iren, Marr, Rai Way, REPLY, SeSa, Technogym e Tinexta“. E’ quanto emerge da una nota scritta dagli analisti di Mediobanca Securities, che guardano con favore alla decisione del governo M5S-PD di rivedere le norme sui PIR emanate dall’esecutivo M5S-Lega, che tanto hanno danneggiato il settore.
E’ di qualche giorno fa, di fatto, l’approvazione da parte del Senato del decreto fiscale legato alla legge di bilancio per il 2020. Nel decreto è inclusa la nuova disciplina per i prodotti PIR.
Il decreto fiscale, fa notare Mediobanca, “è stato approvato senza che venisse introdotto alcun cambiamento rispetto al testo a cui la Camera ha dato il via libera lo scorso 6 dicembre. Da segnalare che il nuovo regolamento sui prodotti PIR ha rimosso le norme introdotte lo scorso anno, ovvero la soglia di investimento del 3,5% sui fondi di venture capital e sui titoli quotati sul Mtf, introducendo le seguenti disposizioni:
- Almeno il 70% dei flussi deve essere investito in azioni (o bond) emessi da società italiane quotate o non quotate (o in società Ue che hanno una presenza solida in Italia).
- Il 30% del 70% di cui sopra (dunque il 21%) deve essere investito in azioni (o bond) emessi da società che non sono quotate nel Ftse Mib.
- Il 5% del 70% di cui sopra deve essere investito in azioni emesse da società che non fanno parte del Ftse Mib e del Ftse Mid Cap, dunque nelle small cap e nei titoli quotati sull’MTF”.
In più – si legge nella nota di Mediobanca Securities – “l’emendamento ha introdotto la possibilità per i fondi pensione e per le casse di previdenza (che hanno asset totatli gestiti per 250 miliardi di euro, dati 2017) di investire in diversi prodotti PIR, rispettando la soglia massima del 10% del loro patrimonio”.
Le nuove regole, viene ancora specificato, saranno effettive a partire dal prossimo 1° gennaio: i lanci dei nuovi prodotti potrebbero dunque avvenire dopo il decreto attuativo del governo, atteso entro il primo trimestre del 2020.
Gli analisti di Mediobanca guardano con ottimismo alle modifiche apportate alla normativa sui PIR, ritenendo che queste regole (simili a quelle varate inizialmente per il comparto) “potrebbero dare subito una spinta ai titoli, scatenando una rapida crescita dei prezzi e riportando così il settore delle azioni small e mid cap al premio medio storico rispetto ai titoli delle large cap (al momento -3%)”.
Diversi esperti del settore e operatori di mercato tornano a guardare con fiducia ai prodotti PIR, intravedendo i presupposti per una ripresa del comparto, dopo la crisi che lo ha colpito quest’anno, provocata soprattutto dalle regole varate dall’esecutivo gialloverde.
I problemi per questi strumenti sono iniziati il 1° gennaio di quest’anno, a causa del blocco delle emissioni. La legge di bilancio per il 2019 che era stata varata dal governo M5S-Lega non aveva, infatti, neanche esplicitato i decreti attuativi, che sono arrivati soltanto ad aprile, paralizzando così il mercato. Non disponendo dei decreti attuativi, i gestori non hanno potuto fare nuove proposte ai clienti per la sottoscrizione di nuovi PIR.
La situazione non è migliorata con il decreto del 30 aprile 2019, che ha introdotto alcune novità, tra cui il vincolo del 3,5% delle somme destinate all’investimento su PMI quotate all’AIM e un altro 3,5% in venture capital. Obiettivo: dare maggiore impulso allo sviluppo delle imprese di piccole dimensioni o di recente costituzione.
La manovra 2020 varata dal governo giallorosso contiene ora i presupposti per risollevare il settore.
Ieri, nel suo commento Italian Times, facendo riferimento al caso specifico dell’Italia Massimo Trabattoni – Head of Italian Equity di Kairos, ha parlato proprio di nuove notizie, nel caso dell’Italia, per i PIR:
“Nonostante la (nuova) normativa entri in vigore nel 2020 –si legge nella nota – si sono già visti dei flussi in acquisto su small e mid caps specialmente su quei nomi più esposti al ciclo in congiunzione con la ripresa economica”.