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Private banking italiano sotto i riflettori

22 Marzo 2007 13:21

Occhi puntati sul private banking. In Italia, la gestione del patrimonio dei clienti con un’offerta di servizi personalizzata e di alta qualità non è di fatto ancora chiara e definita presso il pubblico. È questo uno degli aspetti più significativi emerso dai risultati di una ricerca sul mercato private banking realizzata da Gfk Eurisko e commissionata dalla società di servizi integrati per il terziario Sint, in collaborazione con l’università Bocconi.


Un progetto focalizzato essenzialmente sullo scenario, la domanda, e quindi sui bisogni e le propensioni della clientela del private: uno studio quasi “obbligatorio” in un Paese come l’Italia, in cui questo comparto non è ancora maturo e quindi bisognoso di analisi.
“Sint è una realtà che ha molto a cuore l’innovazione – ha esordito così il presidente della società torinese, Sergio Giomini. L’esigenza di conoscere a fondo il comportamento di consumo e le esigenze dei clienti del private banking e di conseguenza i fattori che influenzano la customer satisfaction in questo settore sono gli elementi che hanno fatto sì che questa ricerca fosse realizzata”, ha spiegato Giomini. Strumenti conoscitivi grazie ai quali è possibile elaborare strumenti di dialogo e di marketing relazionale sempre più sofisticati, che rispondano alle più autentiche esigenze di questa clientela


L’obiettivo della ricerca è dunque quello di approfondire la conoscenza della domanda per costruire i “pacchetti di servizi” più idonei ai singoli segmenti del mercato del private banking. Uno studio che ha messo in evidenza un problema su tutti: la fisionomia del servizio di private banking nel Belpaese che appare ancora poco chiara presso il suo pubblico. “Nonostante il sistema stia lavorando molto in termini di strutturazione di un’offerta specializzata e dedicata esclusivamente a questo target, le perplessità permangono” ha osservato Anna Omarini, docente di economia dei mercati e degli intermediari finanziari presso l’Università Bocconi. Secondo Omarini, bisogna fare un passo indietro e cogliere la dimensione del singolo, per poi allargare l’orizzonte ed stenderlo alla dimensione del private banking.


Una soluzione per andare oltre il concetto canonico di private banking, limitato spesso a servizio relativo alla gestione finanziaria del patrimonio mobiliar e soprattutto del rischio, è quella di tornare a studiare la singola persona che in molti casi ha un forte bisogno di normalità e quotidianità. È questa l’idea portata avanti dall’amministratore delegato e direttore generale di Sint, Bianca Mutti.
Per rispondere a questo desiderio di normalità i passi da compiere vanno in un’unica direzione: l’eccellenza del servizio. I clienti sono spesso attrattati da temi legati al lusso, al prestigio ma è un servizio di alta gamma (attenzione e cortesia, riservatezza, eccellenza, cura del dettagli) che la maggior parte della clientela vuole. Insomma, l’esclusività non è così fondamentale e ricercata da tutti i clienti del private banking.