Notizie Notizie Mondo Il primo uragano della stagione non è americano ma mette a rischio il greggio

Il primo uragano della stagione non è americano ma mette a rischio il greggio

5 Giugno 2007 10:05

Si sta avvicinando in queste ore alle coste dell’Oman il primo uragano del 2007. E’ stato ribattezzato Gonu, e la sua forza si è solo parzialmente ridotta nelle ultime ore al grado 4 dopo aver raggiunto la categoria 5, quella per intendersi del terribile uragano Katrina che nel 2005 si è abbattuto sul Golfo del Messico.

 

Gonu, che si trova attualmente nell’Oceano Indiano, dove usualmente eventi simili agli uragani sono denominati cicloni tropicali, con Katrina non condivide solo il grado di distruttività, ma anche la circostanza che si abbatterà in una zona molto densa di impianti petroliferi, terminali di oleodotti e piattaforme offshore.

 

Gonu si sta infatti dirigendo a una velocità di 250 Km orari verso lo Stretto di Hormuz, l’accesso al Golfo Persico, da cui passa buona parte del petrolio mondiale. In particolare quello prodotto da Iran, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Kuwait. Lo stop alle petroliere in transito nel tratto di mare interessato si potrebbe dunque riflettere in una diminuzione dell’offerta di greggio sul mercato mondiale a cui dovrà aggiungersi anche il fermo prolungato agli approvvigionamenti dalle aree che più potrebbero essere colpite.Il solo Oman, il Paese su cui l’uragano dovrebbe abbattersi, produce 743mila barili di petrolio al giorno, un quantitativo di cui il mondo dovrebbe abituarsi a fare a meno per qualche settimana se i danni dovessero essere ingenti. Dal tragitto di Gonu dovrebbe essere esclusa l’Arabia Saudita, mentre secondo le simulazioni più aggiornate, dopo aver lambito l’Oman, il ciclone dovrebbe mettersi in viaggio per l’Iran, dove dovrebbe andare a spegnersi.

 

L’effetto di Gonu si è già fatto sentire ieri sui mercati delle commodity, con il Wti che ha superato di slancio i 66 dollari per barile. Su piattaforma elettronica le quotazioni si trovano attualmente solo di poco al di sotto di tale soglia (65,89 dollari), mentre il Brent si mostra sostanzialmente stabile a 70,34 dollari.