Prezzo gas si sgonfia ancora, Descalzi indica quattro motivi dietro questa discesa violenta
L’inverno più difficile non è quello alle porte, ma quello 2023-204. Lo ha affermato ieri l’ad di Eni, Claudio Descalzi, intervenuto a Bergamo all’evento annuale di Cultura Italiae “Semi 2022”. Descalzi pone l’accento sulle carenze infrastrutturali: “Senza le infrastrutture, ossia rigassificatori e stoccaggi più ampi, l’inverno più difficile sarà quello del 2023-24, non quello del 2022-23”. “L’Italia in questi anni ha dato per scontato che l’energia fosse sempre disponibile. I nostri rigassificatori sono un terzo di quello che dovrebbero essere, e non abbiamo stoccaggi, l’Italia è un grande mercato di trasformazione che non ha energia”, ha rimarcato il numero uno di ENI.
I numeri mostrano che l’Italia ha un fabbisogno di 73-76 bcm e la Russia nel 2021 forniva 30 bcm. La capacità di stoccaggio è pari a 16,5 bcm. La sostituzione del gas russo avverrà progressivamente via tubo dall`Algeria e con gas liquefatto (LNG) da US, Qatar, Egitto, Congo. “Noi porteremo 7 miliardi di gas liquido dal 2023 via nave, ma se non ci sono rigassificatori vanno da un’altra parte. Il sistema deve essere sovrabbondante sulla materia prima che sulle infrastrutture, così i prezzi calano immediatamente”, spiega ENI.
Gas sotto il muro dei 150€/MWh
Intanto il prezzo del gas continua a sgonfiarsi rispetto ai massimi. Il Gas TTF stamattina ha toccato un minimo a 144 euro al megawattora, con un calo intraday del 7,8%. I future sul TTF, riferimento del prezzo del gas in Europa, venerdì aveva chiuso con un tonfo dell’11,1%, a 156,21 euro. Rispetto ai picchi del 26 agosto a 339 euro, il prezzo del gas TTF segna un crollo di oltre il 55%.
Perché questo movimento al ribasso? Lo stesso Descalzi ha cercato di far luce sui motivi dietro la discesa del prezzo del gas in Europa nell’ultimo mese circa. C’è in primo luogo il carattere stagionale della domanda nel periodo (minor aria condizionata rispetto al picco estivo e il riscaldamento non è ancora acceso; poi la sostituzione parziale delle forniture Russe con quelle Algerine, US e Norvegesi; in terzo luogo l’incremento degli stoccaggi; infine, il calo della domanda di energia e l’attenzione all`efficienza.