Prendere beneficio o cavalcare il trend? Le scelte dei gestori dopo Bce e Fed
A breve il calo degli spread potrebbe rallentare a causa di elementi di incertezza che innescherebbero nuova volatilità e le valutazioni dei prezzi dei titoli azionari potrebbero essere influenzate negativamente sia dal rally già avvenuto che dal rallentamento nella dinamica degli utili aziendali.
Sono alcuni dei punti emersi da una tavola rotonda virtuale organizzata dalla community Ricercaefinanza.it e coordinata da Corrado Caironi (Strategist di R&CA) sul tema “Le banche centrali dettano l’agenda della Politica”. Sui principali temi di mercato e asset allocation si sono confrontati Donatella Principe (Head of Institutional Business di Schroders), Paolo Federici (Country Head Italia per Fidelity International), Maria Paola Toschi (Market Strategist JPMorgan Asset Management), Monica Defend (Responsabile Global Asset Allocation Research di Pioneer Investments), Anna Guglielmetti (Responsabile Fixed Income e Deputy Cio Credit Suisse Milano), Gianluca Moretti (Fixed Income Economist UBS AM), Matteo Bosco (Country Head Italia Aberdeen Asset Management).
E’ ragionevole pensare a un’ulteriore riduzione dello Spread BTP/Bund: e, se ci sono, quali sono invece le ragioni per un nuovo aumento?
Monica Defend: L’andamento dello spread è dominato dalla crisi dell’area euro e dalla geometria politica che essa assume man mano. Sicuramente l’azione delle ECB e le dichiarazioni di Draghi hanno segnato un importante passo nella gestione della crisi, ma è necessario che altre cose vadano a posto perché lo spread si riduca: unione bancaria e fiscale. Da qui a fine anno, qualora dovesse esserci ritardo/confusione/mancanza di implementazione il rischio di volatilità sugli spread rimane.
Maria Paola Toschi: A breve il calo degli spread osservato negli ultimi giorni potrebbe rallentare. Ci sono infatti ancora tanti elementi di incertezza sia specifici, ovvero legati direttamente al nostro paese, che sistemici ovvero legati all’Europa. Il processo di rientro degli eccessi e di alcune distorisioni del mercato potrebbe quindi non essere graduale, ma caratterizzato da strappi e fasi di volatilità. Un trend più graduale e sostenibile dipenderà dalla capacità dell’Italia di varare provvedimenti convincenti in tema di tagli di spese e misure strutturali e dalla efficacia dei leader europei di finalizzare tutte le fasi delle misure di emergenza salva Euro, ESM/OTM, annunciate. Il processo si prevede ancora lungo e non privo di incognite, ma sta prevalendo qualche grado in più di ottimismo.
Continuano i downgrade sui profitti delle maggiori società, mentre gli indici sono ritornati a salire: in vetta gli USA. Cosa vi aspettate per questa parte finale del 2012, ci sono le premesse per un ulteriore rally sulla spinta monetaria delle Banche Centrali? Quali sono a vostro parere gli indici azionari che potranno offrire ulteriori spazi di crescita?
Donatella Principe: Sul fronte delle valutazioni, guardando al rapporto prezzo-utili, i mercati azionari sono soggetti alla spinta di due forze negative che incidono rispettivamente sul numeratore e il denominatore: la salita delle quotazioni in atto da inizio anno e il rallentamento nella dinamica degli utili aziendali. Tuttavia le valutazioni azionarie partivano da livelli estremamente compressi dopo la fase di estremo pessimismo che ha preso avvio nell’autunno del 2011. Nell’ambito azionario la nostra preferenza oggi va alle borse dei paesi occidentali: Europa, UK e Usa; a discapito dell’area asiatica, Giappone compreso, e dei Paesi Emergenti, per i quali nel breve periodo preferiamo una posizione neutrale.
Paolo Federici: A nostro avviso l’Europa, dopo essere rimasta a lungo al di fuori dal “radar screen” degli investitori istituzionali, è l’area geografica che potrebbe riservare le maggiori soddisfazioni. I motivi sono da ricercarsi soprattutto nell’affievolirsi delle tensioni legate al debito sovrano, in politiche fiscali e monetarie accomodanti, nella presenza di valutazioni (P/E e P/B) al di sotto delle medie storiche e di un dividend yield interessante sia in senso assoluto che rispetto ai tassi sulle obbligazioni. Un ulteriore elemento di sostegno alle quotazioni è rappresentato da un ritornodell’attività di M&A (si veda la fusione in ambito aerospaziale tra la francese EADS e la britannica BAE). Per quanto riguarda gli USA, riteniamo che le attuali quotazioni incorporino in modo corretto i dati macroeconomici diffusi nel corso delle ultime settimane (qualche segnale positivo nell’immobiliare, mercato del lavoro ancora in difficoltà), con alcuni interrogativi quali l’esito delle elezioni presidenziali e la risoluzione della questione del c.d. “fiscal cliff” che potrebbero frenare un’ulteriore significativa rivalutazione dei corsi azionari.
Maria Paola Toschi: Gli indici azionari saranno sostenuti soprattutto dal processo di normalizzazione in Area Euro e dalla liquidità negli Stati Uniti. Le revisioni di utili sono già state incorporate nei livelli attuali di valutazione. Vediamo ancora opportunità negli Stati Uniti soprattutto dopo il lancio di QE3. In Europa il processo di stabilizzazione vedrà un rerating dei finanziari.
Monica Defend: Pur attendendoci margini stabili agli attuali livelli, ci attendiamo una riduzione delle vendite e quindi dei profitti aziendali, in linea quindi con il deterioramento macroeconomico sia nell’area sviluppata che emergente. Le politiche monetarie aiutano le valute, i prezzi delle materie prime (euro, oro in primis) meno i corsi azionari se non nei paesi emergenti, almeno nel medio periodo. Più che gli indici tout court potrebbe valere la pena giocare paesi o settori. Ad esempio, anche se con molta cautela, banche europee che partono da valutazioni a buon mercato per avere incorporato gli effetti negativi della crisi del debito sovrano. AG Il terzo trimestre è stato caratterizzato da crescita piuttosto bassa sia per i paesi sviluppati, con particolare debolezza in Europa, che per gli emergenti, che stanno ancora rallentando. In questo contesto ci attendiamo ancora revisioni al ribasso sulle stime di crescita degli utili da qui ad ottobre, quando inizierà la stagione di pubblicazione dei risultati. Pertanto per assistere ad una continuazione della risalita dei corsi azionari è oggi ancora necessaria un’ulteriore contrazione del premio per il rischio e quindi un incremento dei multipli. Riteniamo ci possa essere ancora spazio per questo movimento, grazie al forte supporto da parte di tutte le principali banche centrali, anche se a questi livelli i rischi vanno riconsiderati più attentamente. L’area in cui riteniamo ci sia il miglior compromesso tra rischi e potenziale di apprezzamento è l’Eurozona.
Corrado Caironi: Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefigurati ad inizio anno: la performance dell’indice MSCI World val. loc. ha superato il 10%, oggi è a +12,81%; sebbene il trend rimanga positivo, trascinato dall’effetto ‘monetary easing’ delle Banche Centrali, la performance sarà condizionata dalla capacità delle singole aziende di produrre profitti e quindi orientata dallo ‘stock piking’. Per quanto riguarda le borse, il peggior listino è stato quello di Shanghai (-5,5%), i migliori Francoforte (Dax +25,5%) e Nasdaq 100 (+25,4%); sui settori MSCI World: Utilities – 0,52, Technology +18,01 e Consumer Discretionary +17,65; mi aspetto una rotazione di portafoglio tra settori e indici locali.