Potere d’acquisto degli italiani in preoccupante calo nell’ultimo decennio
Inflazione e aumento della pressione fiscale. Due macigni per le tasche degli italiani che hanno visto il loro potere d’acquisto ridursi considerevolmente nell’ultimo decennio, complice anche l’ultima recessione. Secondo le stime presenti nel rapporto IRES-CGIL, l’incremento medio reale dei salari del biennio 2009-2010 risulta di appena 16,4 euro netti mensili. Se si calcola la crescita delle retribuzioni includendo anche l’abbattimento del reddito dovuto al massiccio ricorso alla cassa integrazione, l’aumento netto reale in busta paga, per tutti i lavoratori dipendenti, risulta solamente di 5,9 euro al mese.
Il raffronto della dinamica delle retribuzioni lorde e nette con l’inflazione effettiva (Deflatore dei consumi) riporta all’attenzione l’irrisolta questione salariale che, dal 2000 al 2010, ha generato una perdita cumulata di potere d’acquisto dei salari lordi di fatto di 3.384 euro (solo nel 2002 e nel 2003 si sono persi oltre 6.000 euro) che, sommata alla mancata restituzione del fiscal drag, si traduce in 5.453 euro in meno per ogni lavoratore dipendente alla fine del decennio.
Il rapporto evidenzia le irrisolte debolezze strutturali del sistema economico-produttivo italiano, emerse nell’ultimo decennio, che hanno portato una maggiore profondità della crisi rispetto agli altri paesi industrializzati. Dal 2001 al 2010, infatti, il PIL, l’occupazione e la produttività hanno registrato una crescita pari a zero. Agli scarsi incrementi di queste grandezze, ha corrisposto un’inflazione strutturalmente più alta rispetto agli altri paesi europei, l’aumento del debito pubblico e una bilancia dei pagamenti a saldo negativo.