Notizie Notizie Italia Poste stoppa l’Opv tra dubbi Mef e “gaffe” della Meloni. Reazione in borsa e nuove date

Poste stoppa l’Opv tra dubbi Mef e “gaffe” della Meloni. Reazione in borsa e nuove date

17 Ottobre 2024 10:30

Contrordine. Per l’Opv di Poste Italiane bisognerà attendere ancora un po’. Il Tesoro si prende tempo per valutare al meglio modalità e tempi dell’offerta. Nel frattempo, il titolo continua a performare bene in borsa, toccando i nuovi massimi. Tra poche settimane arriveranno i conti trimestrali del gruppo guidato da Matteo Del Fante.

La nota di Poste sullo slittamento dell’Opv

Poste Italiane e Mef, azionista di controllo della società che gestisce il servizio postale, hanno deciso di interrompere il processo per l’approvazione del prospetto informativo relativo all’offerta di un pacchetto del 14% circa del capitale.

Poste ha comunicato che il procedimento presso la Consob per l’approvazione del prospetto relativo all’offerta di azioni da parte dello stesso Mef è stato “temporaneamente interrotto in pendenza delle decisioni e delle valutazioni in corso riguardo alle modalità e ai tempi dell’offerta”.

I possibili motivi dello stop

La nota di Poste non va nel dettaglio, ma una delle possibili motivazioni può essere trovata nel calendario. Procedere con l’Opv questo mese avrebbe significato per il Mef collocare le azioni prima dei conti trimestrali di Poste in arrivo il 6 novembre. Le banche d’affari responsabili del collocamento potrebbero infatti aver spinto per aspettare qualche settimana in più in modo da strappare eventualmente una valutazione maggiore.

Stando a quanto riferisce Il Messaggero, data la complessità dell’operazione, anche in relazione al processo decisionale degli investitori, servirebbero 7-10 giorni in più. La Consob stabilisce però che nei dieci giorni precedenti l’approvazione della trimestrale (prevista il 6 novembre) non possono esserci comunicazioni al mercato. Pertanto, in automatico l’avvio dovrebbe slittare a dopo. Lo slittamento potrebbe pertanto essere di poco meno di un mese, l’11 o il 18 novembre.

Blackrock e quella frase della Meloni

Un’altra motivazione potrebbe essere di natura politica dopo l’intervento di martedì in parlamento della premier Giorgia Meloni che ha dovuto controbattere a critiche in aula alla privatizzazione di Poste, spiegando che Blackrock non è coinvolta nei piani del governo sulla vendita di una quota del capitale. “Noi ragioniamo della cessione di una quota abbastanza minoritaria, dedicata esclusivamente ai retail, cioè i piccoli risparmiatori italiani e ai dipendenti di Poste. Poste, in ogni caso, deve rimanere nelle mani degli italiani ed è come il Governo si sta muovendo”, ha detto la Meloni, aggiungendo che “non c’è intenzione di svendere i gioielli di famiglia”.

Parole perentorie avallate in effetti dalla chiara indicazione del Tesoro di mantenere una quota di maggioranza assoluta, sopra il 50%, in Poste. La leader di Fratelli d’Italia ha però parlato di offerta riservata ai retail, quando invece la quota per retail e dipendenti dovrebbe essere nell’ordine del 35/40%, con il resto agli istituzionali, ossia le Blackrock di turno. Forse questo inciampo può aver indotto il Mef e le banche collocatrici a prendersi più tempo per ragionare meglio sulle modalità dell’offerta, come si legge nella breve nota diffusa oggi.

Titolo sfonda i nuovi massimi

Nel frattempo, a Piazza Affari Poste segna un altro record e stamattina viaggia a 13,31 euro (+2,5%), sui nuovi massimi assoluti con una market cap di 17,3 miliardi. Che tradotto significa un potenziale incasso di oltre 2,4 miliardi per lo Stato dalla cessione del 14% tramite Opv.

L’imminente Opv non preoccupare gli investitori, anzi. La dismissione di una quota rilevante di capitale in teoria solleva il rischio di una situazione di overhang sul titolo. Ma l’eventualità di una Opv con una quota consistente dedicata al retail sta contribuendo a limitare tale rischio.

I dettagli dell’Opv

Come detto, una fetta consistente dell’intero collocamento andrà ai piccoli risparmiatori e all’interno di questa soglia una parte del 3% circa andrà ai dipendenti di Poste. Ai retail dovrebbe andare tra il 35 e il 40% del totale delle azioni offerte, superiore al 25% che era stato destinato ai piccoli risparmiatori nel 2015 quando ci fu il primo collocamento con il restante 75% agli investitori istituzionali.
Una novità assoluta è il fatto che l’Opv di Poste sarà la prima offerta di una società pubblica in versione digitale, ossia con l’internet banking. Il prezzo di vendita sarà determinato dalle quotazioni di mercato al momento dell’operazione.

Il lotto minimo per retail e dipendenti

Tra gli elementi di maggiore interesse è la quota che sarà riservata ai risparmiatori retail e l’entità del lotto minimo. Se si guarda a quanto fatto nel primo collocamento, che risale al lontano 2015, i lotti minimi furono da 500 azioni, pari a un esborso minimo di 3.375 euro, quelli intermedi di 2.000 azioni e quelli cosiddetti maggiorati da 5 mila azioni. Rispetto a 9 anni fa però il prezzo di una singola azione Poste è ben diverso, praticamente il doppio e quindi si ipotizza che il lotto minimo scenda in area 250 azioni.
Per i dipendenti il lotto minimo nel 2015 era stato fissato a 50 azioni (337 euro) e anche in questo caso potrebbe dimezzarsi a 25 azioni. Ai circa 120 mila dipendenti Poste sarà concessa anche la facoltà di utilizzare il tfr con uno sconto tra il 20 e il 30% rispetto al collocamento diffuso. In tal senso il 10 ottobre è stato siglato un accordo tra Poste Italiane e la Slp Cisl e altri tre sindacati, per dare la possibilità ai dipendenti di usare il Tfr per comprare azioni.
Inoltre, i dipendenti che sottoscriveranno l’Opv dovrebbero godere di un pacchetto bonus (bonus share) che include 120 azioni gratuite, a condizione che mantengano il loro investimento per almeno un anno.

Verso incasso da oltre 2,4 miliardi

Il Mef, che nelle scorse settimane ha definito la struttura del consorzio di garanzia e collocamento per la dismissione di una quota della partecipazione di controllo, ha precisato che continuerà a detenere una quota, diretta ed indiretta, superiore al 50%. I global coordinator dell’operazione saranno Intesa Sanpaolo, Mediobanca, UniCredit, Citi, Deutsche Bank e JP Morgan. A ricevere l’incarico di joint bookrunner sono invece stati Barclays, Bnp Paribas, Morgan Stanley, Société Generale e Ubs.
Complessivamente, a prezzi attuali, il Tesoro con tale cessione andrebbe a incassare oltre 2,4 miliardi con la cessione del 14% del capitale di Poste che si sommerebbero ai 3 miliardi già raccolti quest’anno con la cessione di una quota di Eni e del Monte dei Paschi di Siena. Proprio dell’istituto senese il Tesoro ha recentemente preannunciato per bozza del ministro Giorgetti l’intenzione di cedere un’ulteriore quota entro fine anno.

Tornando a Poste Italiane, il gruppo guidato da Matteo Del Fante attualmente vede lo Stato al 64,2% del capitale. Il 35% detenuto da Cassa depositi e Prestiti (controllata sempre dal Mef), mentre il ministero dell’Economia ha una quota diretta del 29,2 per cento. Sommando le quote dirette e indirette si arriva al 64,2%.