Poste Italiane: preview utili e ricavi 2023. Aspettando il nuovo piano a marzo
Poste Italiane si prepara alla pubblicazione dei conti 2023 a fine febbraio e del nuovo piano strategico il prossimo 20 marzo. Un 2024 che per il gruppo guidato da Matteo Del Fante è iniziato sotto il segno del “capitolo privatizzazioni” da parte del Governo.
Preview Poste: i conti arrivano il 28 febbraio
Per Poste Italiane le date e gli appuntamenti da cerchiare in rosso in calendario sono i risultati preliminari al 31 dicembre 2023 che verranno approvati dal consiglio di amministrazione il prossimo 28 febbraio (il giorno successivo verranno annunciati al mercato), mentre il 20 marzo è atteso il Capital Markets Day (CMD) per la presentazione del nuovo piano strategico del gruppo e dei nuovi target finanziari di medio termine.
Stando alle stime del consensus Bloomberg nell’ultimo scorcio del 2023, il gruppo guidato da Matteo Del Fante dovrebbe registrare ricavi per 3,14 miliardi di euro e un utile netto rettificato in flessione a 365,3 milioni. Nel periodo in esame il risultato operativo è invece visto a 509,6 milioni, con un Ebitda di 716,5 milioni.
Allagando lo sguardo a numeri per l’intero esercizio 2023, il consensus raccolto da Bloomberg vede i ricavi oltre quota 12 miliardi di euro e utili netti rettificati a 1,89 miliardi. Quanto all’Ebit e all’Ebitda sono, invece, attesi rispettivamente a quota 2,6 miliardi e 3,47 miliardi.
Le attese di Equita
Per il quarto trimestre 2023 gli analisti di Equita si attendono ricavi a 3,14 miliardi (+3% a/a, in linea con il consensus), con un Ebit di 502 milioni (+56% a/a) con dei trend coerenti con la guidance di Ebit per il 2023 (2,6 miliardi).
Entrano più nel dettaglio delle varie divisioni e stimano per la voce “servizi di corrispondenza, pacchi e distribuzione“, con ricavi 985 milioni (-2% a/a) con il normale calo nei volumi della corrispondenza in parte mitigato da aumento prezzi mentre parcel dovrebbero mostrare ricavi flattish. A livello di Ebit gli esperti della sim milanese indicano una perdita di 198 milioni nel trimestre (e 44 milioni nell’intero esercizio) che sconta oltre 100 milioni di accantonamenti per le uscite anticipate del personale e la parte residua del bonus one-off annunciato nel terzo trimestre.
Lato “servizi finanziari” i ricavi sono attesi a 1,3 miliardi (+11% a/a), con l’Ebit visto a 200 milioni, mentre per i servizi assicurativi Equita si attende dei numeri in progressione a doppia cifra rispetto al terzo trimestre 2023 (ricavi ed Ebit rispettivamente a 427 e 377 milioni).Per i “servizi di pagamento e mobile” Equita vede “una solida crescita a doppia cifra del business digital payments mentre il business mobile dovrebbe mostrare una crescita low single digit”. Nel complesso ricavi per 406 milioni (+14% a/a), con Ebit di 123 milioni (+12% a/a).
Privatizzazioni e la mossa del Governo
Di recente, il ministro dell’Economia e delle Finanze (Mef), Giancarlo Giorgetti, ha confermato il Governo ha come obiettivo un piano di privatizzazioni da 20 miliardi nel triennio, pari all’1% del Pil. E tra i nomi in primo piano su questo fronte c’è anche Poste Italiane.
A fine gennaio, il consiglio dei ministri ha approvato la cessione di una partecipazione detenuta dal Mef in Poste Italiane, nell’ambito di una strategia più ampia per ridurre il debito pubblico attraverso la vendita di partecipazioni statali.
Nel lungo comunicato, alla voce “partecipazioni statali” si legge: “Il consiglio dei Ministri ha approvato, in esame preliminare, un provvedimento che regolamenta l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze nel capitale di Poste Italiane S.p.a., tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico. Le modalità di alienazione tenderanno anche a favorire la tutela dell’azionariato diffuso e la stabilità dell’assetto proprietario”.
Attualmente, il Tesoro ha in mano una quota del 29,26% in Poste mentre Cassa Depositi e Prestiti (CDP) ha una quota del 35%, a sua volta controllata dal Mef, e per la residua parte da investitori istituzionali e retail. Di conseguenza, per il Mef il totale controllo diretto ed indiretto è pari 64,26%.