Sei domande e risposte per far chiarezza sul caso Popolare Bari. Marattin: nessun vuole far fallire la banca
Il commissariamento della Popolare di Bari sta alimentando le tensioni in seno alla maggioranza di governo su come intervenire sulla banca pugliese. Ieri il Cdm non ha partorito alcun decreto d’urgenza limitandosi a esprimere “la determinazione ad assumere tutte le iniziative necessarie a garantire la piena tutela degli interessi dei risparmiatori e a rafforzare il sistema creditizio a beneficio del sistema produttivo del Sud, in maniera pienamente compatibile con le azioni di responsabilità volte ad accertare le ragioni che hanno condotto al commissariamento della Banca”.
Luigi Marattin, vicepresidente dei deputati di Italia Viva, ha subito precisato che il suo partito non intendeva partecipare al cdm convocato d’urgenza ieri sera. Lo stesso Marattin questa mattina ha pubblicato un lungo post su Facebook in cui spiega che Italia Viva non è contraria all’utilizzo di risorse pubbliche per evitare il fallimento di una banca. “Nessun vuol fare fallire niente, e niente comunque sta per fallire – precisa Marattin – . La banca prosegue la sua normale operatività, semplicemente sotto la gestione di commissari. È già accaduto molte volte. Ma siamo pronti a qualsiasi cosa serva per evitare ogni tipo di problema ai lavoratori e ai risparmiatori della Banca Popolare di Bari. La Puglia – la regione più dinamica del nostro Sud – è già colpita dalla difficile situazione di Ilva, e non può certamente permettersi altri problemi”.
Marattin pone sei domande e offre sei risposte sul caso Popolare Bari. Sul merito del problema, il deputato di Italia Viva puntualizza che il decreto “nella versione che ci era stata sottoposta – prevedeva l’impiego di circa un miliardo di risorse pubbliche. Questo dopo tre mesi in cui la maggioranza discute (“litiga furiosamente”, dice qualcuno) per poche centinaia di milioni di euro, e poche ore dopo che ai parlamentari di maggioranza e opposizione – sono stati bocciati emendamenti del valore di pochi milioni di euro. Perché “non ci sono i soldi”. Tecnicamente non stiamo parlando della stessa cosa (i soldi su cui si è litigato in legge di bilancio fanno parte del deficit e debito, quelli per entrare nel capitale di una banca solo del debito), ma a nostro parere la situazione meritava comunque qualche riflessione ulteriore, se non altro per capire meglio. E per assicurarsi che i soldi pubblici vengano spesi al meglio”.
In aggiunta Marattin sottolinea che quando si interviene – anche con urgenza – occorre avere ben chiara la strategia complessiva. “Quella banca da circa cinque anni rifiuta la trasformazione – a cui è obbligata per legge – in società per azioni. Una legge che fece il governo Renzi nel 2015 per evitare che le banche popolari di grandi dimensioni continuassero ad avere una governance non contendibile. Quindi la domanda sorge spontanea: questo miliardo di soldi dei cittadini sarebbe speso nel quadro di una strategia chiara e definita o è solo un tampone per evitare problemi a chi ha gestito quella banca e l’ha portata al fallimento?”.
Il commissariamento deciso da Bankitalia
La Banca d’Italia ha disposto ieri lo scioglimento degli Organi con funzioni di amministrazione e controllo della Banca Popolare di Bari e la sottoposizione della stessa alla procedura di amministrazione straordinaria in ragione delle perdite patrimoniali. Antonio Blandini ed Enrico Ajello sono stati scelti quali Commissari straordinari, mentre Livia Casale, Francesco Fioretto e Andrea Grosso sono stati nominati componenti del Comitato di sorveglianza. A questi ultimi è affidato il presidio della situazione aziendale, la predisposizione delle attività necessarie alla ricapitalizzazione della banca nonché la finalizzazione delle negoziazioni con i soggetti che hanno già manifestato interesse all’intervento di rilancio della banca.
“La banca prosegue regolarmente la propria attività. La clientela può pertanto continuare ad operare presso gli sportelli con la consueta fiducia”, conclude la nota di ieri sera di Bankitalia.