Notizie Notizie Italia Pil italiano, l’Isae stima una crescita dell’1,8% nel 2007 e dell’1,7% nel 2008

Pil italiano, l’Isae stima una crescita dell’1,8% nel 2007 e dell’1,7% nel 2008

27 Marzo 2007 13:37

L’economia italiana si trova a viaggiare su binari “stabilmente più favorevoli”. E’ proprio così che scrive l’Isae nel rapporto dedicato alle Previsioni per l’economia italiana, lasciando intendere che la ripresa in corso non è soltanto un fatto estemporaneo, bensì qualcosa su cui contare anche nel lungo periodo. Nell’insieme l’Isae, dopo una prima parte di 2007 in tono minore, si attende che la dinamica produttiva del Belpaese riprenda a incrementare, per potere mettere a segno, quest’anno, una crescita del Prodotto interno lordo (Pil) nell’ordine dell’1,8%, al netto dell’effetto calendario. Nei dati grezzi, non corretti per i giorni di lavoro (il 2007 ha tre giorni lavorativi in più rispetto al 2006), l’incremento del Pil italiano sarebbe dell’1,9%, perfettamente in linea con quanto realizzato nel 2006.


Nel 2008, in un contesto internazionale ancora complessivamente favorevole e in un quadro interno di tipo tendenziale per quanto riguarda gli andamenti della finanza pubblica, la crescita del Pil è invece vista all’1,7% (l’effetto calendario non incide il prossimo anno).  Nel complesso, nel triennio 2006-08 l’economia italiana sperimenterebbe dunque un tasso medio di sviluppo dell’1,8%, in sensibile accelerazione rispetto al quadriennio precedente, quando era stato totalizzato un risicato +0,4% tra il 2001 e il 2005, nonché vicino alla dinamica media che ha caratterizzato la seconda metà del decennio Novanta.


Per quanto invece concerne la spinosa questione dei conti pubblici, l’Isae calcola che l’avanzo primario aumenti al 2,5% del Pil quest’anno (dal 2,2% del 2006, al netto delle uscite straordinarie), per poi ridursi al 2,3% nelle tendenze del 2008. La spesa per interessi crescerebbe notevolmente nel 2007, portandosi al 4,8% del Pil (dal 4,6% del 2006), per poi ridursi appena nel 2008. Il rapporto debito/Pil dovrebbe ridursi nei due anni, grazie soprattutto a un ridimensionamento del fabbisogno della pubblica amministrazione, raggiungendo dal 106,8% del 2006 il 105,6% nel 2007, per poi passare al 104,6% alla fine dell’anno prossimo.


Come precisa tuttavia l’Isae, “ovviamente, per un sistema aperto come quello italiano è cruciale la tenuta del quadro globale, su cui pesano alcuni fattori di rischio principalmente legati alle ripercussioni dello sgonfiamento della bolla immobiliare negli Stati Uniti e alle possibili interazioni che scricchiolii in segmenti del credito americano potrebbero avere con l’accentuazione di volatilità recentemente evidenziata dalle varie piazze finanziarie. Nello scenario che assumiamo a riferimento non si verificano episodi traumatici di rottura dell’economia mondiale. Esso sconta che gli elementi di criticità presenti nell’attuale situazione possano essere governati, da un lato, con un’accorta azione sulle leve della politica monetaria delle principali economie, dall’altro, grazie all’incidenza favorevole di alcuni driver della congiuntura internazionale”.


Tra le principali ipotesi alla base del modello da cui parte il rapporto firmato dall’Isae, quelle che la quotazione del petrolio stazioni intorno ai 57 dollari a barile nella media del 2007 (-13% circa rispetto al 2006) e intorno ai 56 dollari nel 2008. Sul fronte delle politiche monetarie, l’Isae si attende che il rallentamento ciclico e l’affievolirsi dei pericoli di recrudescenze inflazionistiche spingano la Federal Reserve verso un’intonazione più espansiva, con una riduzione dei tassi di interesse nella seconda metà dell’anno a un livello del 4,5% e con una successiva stabilizzazione nel 2008. In Eurolandia, invece, dopo il rialzo di marzo, la Banca centrale europea (Bce) dovrebbe aumentare a inizio estate di un altro quarto di punto, al 4%, il tasso di rifinanziamento marginale. La fase di aumenti, avviata nel dicembre del 2005, potrebbe poi subire un’interruzione fino alla metà del 2008, quando si prevede un nuovo ritocco, al 4,25%, in connessione a un possibile rafforzamento della crescita europea.