Notizie Notizie Italia Pil Italia: Ocse rivede al ribasso stime crescita 2025 e 2026. Minaccia dazi pende anche su inflazione

Pil Italia: Ocse rivede al ribasso stime crescita 2025 e 2026. Minaccia dazi pende anche su inflazione

17 Marzo 2025 11:31

L’Ocse ha annunciato oggi di avere rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil dell’Italia per il 2025 e il 2026, ora attesa al ritmo rispettivamente dello 0,7% e dello 0,9%. Una sforbiciata che non ha riguardato solo l’Italia, ma in linea con i tagli previsti su scala globale e dettagliati nel rapporto intermedio sulle prospettive economiche firmato dall’istituto con sede a Parigi che sceglie un eloquente titolo: “Navigare in acque incerte”.

Allargando lo sguardo, secondo le proiezioni fornite oggi, la crescita del Pil mondiale dovrebbe rallentare e passare dal 3,2 % del 2024 al 3,1 % nel 2025 e al 3% nel 2026, “in quanto le maggiori barriere commerciali che emergono in diverse economie del G20 e la maggiore incertezza geopolitica e politica gravano sugli investimenti e sulla spesa delle famiglie”.

Le stime più recenti suggeriscono un indebolimento delle prospettive di crescita, in quanto gli indicatori di incertezza relativa alla politica economica hanno registrato un notevole aumento in concomitanza con l’imposizione di nuove barriere commerciali da parte di diversi Paesi – si legge nell’outlook dell’Ocse -. Secondo le proiezioni, nei prossimi due anni la crescita mondiale subirà un rallentamento e risulterà più fiacca del previsto, con un’inflazione che rimarrà al di sopra dell’obiettivo più a lungo del previsto in molte economie“.

Dall’Ocse segnalano tra i rischi principali “un aumento più ampio delle barriere commerciali, che colpirebbe ulteriormente la crescita mondiale e indurrebbe un aumento dell’inflazione, o un repricing destabilizzante dei mercati finanziari qualora la crescita rallenti più bruscamente del previsto”.

Pil Italia: Ocse rimette mano alle stime di crescita

Di fronte a uno scenario sempre più incerto l’Ocse rimette mano alle stime sulla crescita dell’economia mondiale, con le nuove proiezioni che indicano un rallentamento della crescita a livello mondiale. Non fa eccezione l’Italia. L’organizzazione parigina si attende ora per l’Italia un Pil in crescita al ritmo dello 0,7% (-0,2% rispetto alle stime presentate a dicembre) e dello 0,9% nel 2026 (-0,3 rispetto alle ultime stime fornite a fine 2024).

Con l’inflazione complessiva che dovrebbe subire un calo in molti Paesi. In particolare, per l’Italia l’inflazione è attesa all’1,7% sulla media di quest’anno e all’1,9% sul 2026.

Dazi, inflazione e rischi…

Dall’Ocse mettono in guardia dal fatto che l’elevato livello di incertezza geopolitica e politica che caratterizza attualmente le proiezioni di base comporta notevoli rischi, pur ammettendo che è “difficile prevedere gli sviluppi della politica commerciale a livello mondiale, ma il moltiplicarsi degli ostacoli al commercio internazionale e una più ampia frammentazione dell’economia mondiale, anche dovuta alle iniziative di ritorsione alle barriere commerciali percepite ed esistenti, potrebbero amplificare notevolmente l’impatto negativo delle modifiche ai dazi incluse nelle proiezioni di riferimento e indebolire gli investimenti delle imprese in misura maggiore del previsto”.

C’è poi un secondo rischio al ribasso (correlato) che gli economisti invitano a valutare: ovvero l’eventualità che l’inflazione rimanga più vischiosa del previsto, inducendo a adottare una politica monetaria più restrittiva.

In particolare, l’aumento dei dazi può generare effetti più persistenti sull’inflazione dei beni, fungendo in tal modo da catalizzatore e spingendo al rialzo le aspettative di inflazione. L’attuale tensione dei mercati del lavoro presente in molte economie può aumentare la probabilità che un’impennata dei prezzi alimenti una domanda di salari nominali più elevati.

Con una precisazione “tali rischi possono essere attenuati dal fatto che le aspettative di inflazione sul breve termine delle famiglie sono generalmente rimaste stabili negli ultimi anni”.

Mercati: volatilità in aumento

Il report dell’Ocse si sofferma anche sui mercati finanziari, sottolineando come nonostante le recenti debolezze delle Borse, i livelli dei mercati azionari dell’Italia, così come per Germania e Spagna, restino più elevati rispetto al novembre del 2024.

“Le tensioni sui mercati finanziari sono rimaste finora contenute. Il credito bancario si è gradualmente ripreso dai bassi livelli riportati nelle economie avanzate, poiché gli effetti dell’allentamento della politica monetaria si sono trasmessi ai tassi di interesse attivi. Malgrado le valutazioni già tirate in taluni settori e alcune recenti correzioni dei prezzi, da novembre 2024 i prezzi delle azioni hanno registrato un aumento, in particolare in Germania, Spagna e Italia – spiegano nel report -. Il forte incremento delle emissioni di obbligazioni societarie e di prestiti a leva è un segnale dell’aumento della fiducia degli investitori e di una maggiore propensione al rischio, considerando che il premio per il rischio azionario si è ridotto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa”.

In un contesto di volatilità in aumento. Dall’Ocse segnalano che dalla fine del 2024, le condizioni finanziarie mondiali si sono leggermente inasprite e, recentemente, la volatilità dei mercati è aumentata. In Europa, i rendimenti dei titoli di Stato decennali sono aumentati, in particolare dopo il recente annuncio di sostanziali spese aggiuntive per la difesa e le infrastrutture in Germania e a livello dell’Unione europea.