PIL Italia meglio di Francia e Germania. Meloni gongola ma UPB frena entusiasmi: permangono rischi al ribasso

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Nel primo trimestre del 2025 il PIL italiano ha registrato una crescita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2024, segnando una performance migliore rispetto a Francia e Germania. Così il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante l’Assemblea Generale di Confcommercio, definendo questo dato “incoraggiante, soprattutto se teniamo conto della complessa situazione geopolitica internazionale e del quadro delle relazioni commerciali”.
Ma mentre la premier gongola, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) mette nero su bianco i punti fragili della crescita dell’economia tricolore.
UPB: stime crescita confermate nel 2024
Nel suo consueto rapporto sulla politica di bilancio, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha sottolineato che nel 2024 le previsioni sul PIL del Governo sono state stabili; le attese del Piano strutturale di bilancio di medio termine (PSB) sulla crescita del 2024, al netto delle revisioni dei dati trimestrali, sono risultate accurate e sostanzialmente centrate.
Il quadro macroeconomico per il quadriennio 2025-28 contenuto nel DFP (Documento di finanza pubblica) è stato validato dall’UPB, in quanto le attese sulle principali variabili appaiono all’interno di un accettabile intervallo di valutazione.
Finanza pubblica: emergono elementi di incertezza
L’UPB ha valutato quindi positivamente la conferma degli obiettivi ma il quadro di finanza pubblica presenta diversi elementi di incertezza, indicando quali.
In primis le prospettive economiche a fronte della volatilità dei mercati e dell’incertezza geopolitica, l’esecuzione del PNRR, dove il rischio di non realizzare interamente la spesa entro il termine del 2026 è significativo, e l’emergere di nuove priorità di bilancio, in particolare la necessità di rafforzare il settore della difesa.
Inoltre, si legge nel rapporto, le previsioni di discesa del debito dipendono inoltre dall’effettiva realizzazione del programma di privatizzazioni e dalla riduzione delle giacenze di liquidità.
Secondo l’UPB difatti, l’Italia vivrà una fase di moderata espansione economica nel 2025, con una crescita leggermente superiore ma più prudente negli anni successivi rispetto a quanto previsto dal MEF. Gli elementi di sostegno alla crescita fino al 2026 includono una moderata inflazione, una tenuta dell’occupazione e gli investimenti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tuttavia, permangono rischi al ribasso legati alle tensioni commerciali e geopolitiche, all’evoluzione del PNRR e alle crescenti criticità ambientali e climatiche.
Sul PIL pesano i dazi: ecco di quanto
Gli scenari dell’UPB stimano un impatto negativo sui livelli del PIL italiano dovuto ai dazi, pari a due decimi di punto nel 2026 e un decimo nel 2027. Un eventuale spostamento di parte della spesa del PNRR al 2027 potrebbe influenzare la crescita in quegli anni, ma la media complessiva del periodo 2025-28 rimarrebbe sostanzialmente invariata.
Il contesto internazionale, già fragile, si è aggravato nel 2025 con l’inasprimento della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti sostiene l’UPB. L’impatto delle nuove barriere commerciali si traduce in effetti negativi, variabili tra paesi e settori, e dipende molto dalla durata dei dazi, dalle ritorsioni di altri paesi e dalle reazioni di mercati, imprese, famiglie e banche centrali. L’UPB segnala che i settori più colpiti in Italia sarebbero l’industria farmaceutica, l’attività estrattiva e la produzione di autoveicoli, con perdite occupazionali più marcate nella fabbricazione di prodotti in metallo, macchinari e nel settore tessile.
La Presidente dell’UPB, Lilia Cavallari, ha evidenziato come la crescita moderata prevista per l’Italia, nonostante i rischi al ribasso, “non è ineluttabile”. Per migliorare la situazione economica, ha spiegato, è fondamentale “una più decisa attuazione delle riforme e degli investimenti, anche oltre l’orizzonte del PNRR” e un ulteriore impulso potrebbe arrivare dal mercato del lavoro se si aumentano i tassi di partecipazione e si rafforza l’attrazione di lavoratori qualificati. La prudenza e responsabilità nella gestione della finanza pubblica hanno dato risultati apprezzabili anche nel difficile contesto internazionale, ma “devono essere mantenute con impegno e costanza per mantenere alta la fiducia di mercati, famiglie e imprese”.
La Presidente infine ha sottolineato la necessità di “capacità di visione e trasparenza per assicurare finanze pubbliche stabili e accompagnare le trasformazioni dell’economia e della società, sbloccandone il potenziale di crescita”.