Pil e tassi Btp remano contro Tria, strada già in salita verso legge di bilancio
Il rallentamento era nell’aria e lo stesso ministro Giovanni Tria aveva avvertito che sussistevano rischi al ribasso circa le previsioni di crescita per il 2018. I riscontri Istat di ieri non sono stati quindi una reale sorpresa ma vanno a sancire la strada in salita per il governo giallo-verde che dovrà fare i conti anche con l’aumento delle spese per interessi dovuto all’impennata dei tassi Btp da maggio in avanti.
Si va inevitabilmente verso un aggiustamento nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Ad aprile la stima indicata dal vecchio esecutivo Gentiloni era di una variazione positiva del Pil dell’1,5% quest’anno e dell’1,4 nel 2019. Previsioni che appaiono ormai superate con la crescita acquisita dello 0,9 per cento a metà anno che dovrebbe portare a una proiezione finale di +1,1% o +1,2% per il 2018 e un ulteriore rallentamento in area 1% nel 2019.
Rischio politico per ora non sta impattando su crescita
Rallentamento che non riguarda solo l’Italia. “Questo trend è comune ai principali Paesi europei (il PIL dell’eurozona è rallentato a 0,3% da 0,4% t/t precedente nello stesso periodo), e appare dovuto più a un minor vigore della domanda mondiale che a fattori domestici – argomenta Paolo Mameli, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che non vede comunque evidenza che il cosiddetto “rischio politico” stia giocando un ruolo nel recente rallentamento, o che in generale stia avendo un impatto tangibile sull’economia reale.
L’Italia è al sedicesimo trimestre consecutivo di espansione in termini di tasso di variazione congiunturale, ma la crescita congiunturale e tendenziale sono ai minimi dal 2016. Il livello del PIL in ripresa del 4,5% rispetto al minimo toccato nel 2° trimestre del 2014, ancora il 5,4% sotto i massimi storici che risalgono a 10 anni fa (il 1° trimestre 2008).
Di certo il nuovo quadro di crescita meno sostenuta non aiuta l’operato del nuovo governo. Un’eventuale crescita inferiore nell’ordine dello 0,4% in meno rispetto alle previsioni di primavera si tradurrebbe in 3-4 miliardi di maggior deficit. A questo si aggiunge l’effetto spread: i rendimenti dei titoli di Stato sono saliti negli ultimi mesi di circa 1 punto percentuale che si traduce in un aumento della spesa per interessi. Premesse che costringeranno il ministro Tria a chiedere maggiore flessibilità in Europa cercando di mantenere una continuità con quanto fatto negli ultimi anni da Padoan. Opera difficile viste le pressioni dei due partiti di governo, Lega e M5S, per una legge di bilancio 2019 che già includa almeno in parte le azioni previste dal contratto di governo. Un approccio più aggressivo con l’Europa però potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang in termini di reazione dei mercati, spread in primis, a crescenti tensioni tra Roma e Bruxelles.