Piazza Affari: ecco i titoli del Ftse Mib più esposti al ‘rischio Trump’. Riflessi anche su Btp e Bund
Non certo un fulmine a ciel sereno, ma l’ennesimo attacco di Trump sul fronte dazi ha destabilizzato i mercati, Piazza Affari compresa. L’ondata di avversione al rischio sui mercati si ripercuote su più fronti: tonfo delle azioni più esposte al rischio dazi, petrolio giù del 7% e corsa ai beni rifugio con tassi Bund al nuovo minimo storico.
Donald Trump ha annunciato con un tweet nuovi dazi del 10% su 300 miliardi di beni cinesi a partire dal primo settembre in attesa di un accordo, che stenta ad arrivare. I nuovi dazi, le cui tariffe potrebbero poi salire fino al 25%, vanno ad aggiungersi a quelle già in vigore del 25% su 250 miliardi di import cinese. Nuovi dazi che mettono in ansia il comparto tecnologico e non solo, con tutte le società fortemente orientate all’export che rischiano di pagare caro una nuova escalation di tensioni con conseguenti ripercussioni sulla crescita economica a livello globale.
I nuovi dazi e i titoli del Ftse Mib più esposti
Il prossimo ciclo di dazi inciderà principalmente sui prodotti venduti direttamente ai consumatori o che sono componenti di tali beni. Una recente analisi del capo strategist azionario di JP Morgan, Dubravko Lakos-Bujas, indica che i due terzi dei prodotti colpiti dall’incombente nuovo round di dazi sono concentrati nella tecnologia e nei settori dei consumi discrezionali.
L’indice Ftse Mib è arrivato a cedere oltre il 2% con minimo a 21.038 punti. Sul parterre del listino milanese i peggiori sono i titoli maggiormente esposti al rischio dazi, in particolare le società con più spiccata dipendenza dall’export. Stm e CNH sono oggi in coda al Ftse Mib con cali rispettivamente del 5,5% e del 4,88%. Stm segue il calo di tutto il settore hi-tech in Europa. Calo del 5,2%v per Pirelli.
Molto male anche FCA che cede il 3,79% complici anche i riscontri deboli arrivati dalle immatricolazioni in Italia a luglio: il gruppo è sceso di oltre il 19% a livello di vendite rispetto a un mercato sostanzialmente piatto. Il gruppo guidato da Mike Manley perde oltre 5 punti di quota di mercato dal 27,59% al 22,26%. Si tratta dei livelli minimi storici. Il gruppo FCA ha venduto il mese scorso 34 mila auto, portando il totale da inizio anno a quota 302 mila unità. Un calo a doppia cifra anche da inizio anno (-13%) che testimonia il momento molto difficile in attesa dell’arrivo di nuovi modelli sul mercato.
Male oggi anche il comparto oil, con Eni (-1,9%) e Saipem (-2,7%) che pagano il tonfo del petrolio susseguente al tweet di Trump. Infine cali del 2% circa per le big bancarie Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Spread continua a salire, ma è colpa del Bund. Intanto Salvini torna a evocare rischio voto
Sull’obbligazionario, oltre al record del tasso Bund, tengono banco in Italia le rinnovate tensioni in seno alla maggioranza di governo. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund si è spinto questa mattina oltre 210 punti base, sui massimi a quasi un mese. Il tasso del Btp a 10 anni è dell’1,61%, in moderato aumento rispetto a ieri. A favorire l’allargamento della forbice dello spread è soprattutto il nuovo minimo storico del rendimento del Bund, sceso fino a -0,489% complice l’avversione al rischio dettata dal nuovo affondo di Trump sul fronte dazi.
In Italia intanto si conferma alta la tensione nel governo, alimentata oggi dall’intervista di Matteo Salvini al Corriere. Il vice premier e leader della Lega, ha dichiarato, in merito alla prossima legge di bilancio, che “è chiaro che se arriva una manovra inadeguata… Guardi, noi abbiamo in testa un’idea chiara: questa è una manovra importante in cui tutti dovranno avere coraggio. Sennò il coraggio lo chiediamo agli italiani”. Parole che riportano in primo piano il rischio di elezioni anticipate. Lo scorso weekend era emersa l’ipotesi di un piano Giorgetti volto a una rottura dell’asse di governo con il M5S, la formazione di un governo di minoranza senza l’appoggio della Lega ed elezioni a inizio 2020.