Piano Unicredit: analisti attendono svolta sul dividendo, l’M&A rimane poco probabile
Conto alla rovescia ormai agli sgoccioli per il nuovo piano industriale che verrà presentato domani a Londra. Il nuovo piano in questi mesi è stato preceduto da molte mosse della banca che è uscita prima da Fineco e poi da Mediobanca. In ultimo questo sabato ha annunciato la riduzione della quota nella turca Yapi Kredi, primo passaggio verso una possibile uscita totale dalla banca.
Discorso di M&A non scalda Mustier. L’ad Jean Pierre Mustier nei giorni scorsi ha confermato che predilige il buyback all’M&A e gli analisti attendono Unicredit al varco proprio su questi temi e sull’entità del dividendo nei prossimi anni. Morgan Stanley ritiene che la cessione di attività non core, buyback e opzioni per l’asset in Turchia saranno tra i temi chiave della presentazione di domani.
“Il cambiamento non è facile – rimarca Mediobanca Securities in un lungo report datato 25 novembre – . Tuttavia, Unicredit ha gestito un’inversione di tendenza positiva, anche se il prezzo delle azioni non ha visto una rivalutazione in linea con gli utili”. L’istituto di piazza Gae Aulenti sta ora definendo la sua strategia futura e Mediobanca Securities mette a fuoco le possibili strade che la banca potrebbe decidere di intraprendere. Non si può non valutare i possibili scenari di M&A, che però a detta degli analisti di Piazzetta Cuccia appare un’opzione improbabile dato il potenziale autonomo inespresso e il basso desiderio di crescita soprattutto a livello domestico. Mediobanca Securities ha simulato la fusione di Unicredit con due potenziali player nazionali italiani, ovvero UBI Banca e Banco BPM (le due maggiori banche italiane dopo Intesa e Unicredit), come possibile strategia per aumentare la quota di mercato nel paese e ottenere ulteriori risparmi sui costi in un ambiente con tassi di interesse bassi per un periodo più lungo. la conclusione è che un M&A domestico oltre a essere improbabile non aumenterebbero l’EPS di una cifra elevata.
Anche una fusione cross border e anche in questo caso gli analisti la ritengono poco praticabile al momento. Negli anni del piano Transform 2019 i rumor di fusioni è stato molto elevato con il susseguirsi di nomi quali SocGen e Commerzbank soprattutto, ma anche BBVA, ABN Amro, Lloyds. Mustier è stato più vocale di altri ceo in materia di M&A transfrontaliere, riferendo sovente come fusioni tra big siano molto difficili. Eppure, pochi mesi fa, i colloqui Unicredit-Commerz sono sembrati seri dall’esterno.
Maxi-dividendo e modello banca-assicurazione. Più auspicabile potrebbe essere la via di alzare il dividendo entrando nel club delle banche europee che presentano un dividend yield superiore al 7%. Una mossa che attirerebbe i fondi long only che aiuterebbero il titolo a un re-rating e anche a mantenere una maggiore stabilità nel tempo.
Infine la possibile svolta verso un modello di banca-assicurazione. Il progetto, a detta di Mediobanca Securities, è fattibile e richiederebbe meno di 30 punti base di Cet 1, ma permetterebbe un rafforzamento a doppia cifra dell’utile per azione (Eps). facendo leva sul network di distribuzione internazionale di Unicredit; un cambio di modello che comporterebbe benefici che emergerebbero nel tempo.
I giudizi Buy in netta prevalenza, potenziale upside del 20%
La maggioranza degli analisti che coprono il titolo UniCredit è positiva (fonte Bloomberg). Ben l’83,3% degli esperti punta sul titolo (giudizio Buy), il 16,7% ne raccomanda il mantenimento in portafoglio (Hold) mentre nessun analista è posizionato sul Sell. Il prezzo medio a 12 mesi del titolo UniCredit è pari 14,97 euro con quindi un potenziale upside del 20,4% rispetto ai prezzi attuali.
Dai minimi annui toccati lo scorso 14 agosto a 9,19 euro, il titolo Unicredit segna un balzo di oltre il 35%, tra i migliori all’interno del settore bancario. Il titolo aveva avvicinato pericolosamente ad agosto i minimi storici (toccati a luglio 2016 a quota 8,78 euro).
Gli analisti infine prevedono un dividendo 2020 (relativo al bilancio 2019) in forte ascesa: la cedola è vista a 0,59 euro per azione dagli 0,27 di quest’anno. Il consensus va da un minimo di 0,49 euro a un massimo di 0,63 euro.
Il nuovo piano è atteso dagli investitori così come dagli azionisti di spicco di Unicredit. Negli scorsi mesi il presidente della Fondazione CariVerona, Alessandro Mazzucco, ha auspicato che il nuovo piano industriale contenga “una manovra straordinaria che dia attenzione, visibilità, attrattività”. La fondazione scaligera è azionista di Unicredit con circa l’1,8% del capitale. Sul fronte contenimento dei costi le indiscrezioni estive vedevano possibili esuberi per 10mila unità del gruppo, la gran parte in Italia. Mustier, in una lettera ai dipendenti, ha precisato che ogni eventuale fuoriuscita sarà gestita attraverso i prepensionamenti.