Notizie Valute e materie prime Petrolio: Maugeri, shale oil resisterà più di quanto si pensi e prezzi scenderanno ancora

Petrolio: Maugeri, shale oil resisterà più di quanto si pensi e prezzi scenderanno ancora

15 Gennaio 2015 13:04
La guerra dei prezzi voluta dall’Arabia Saudita sarà più lunga e dura di quanto si pensi con la produzione shale oil che continua ad aumentare nonostante il crollo dei prezzi del greggio. Le quotazioni del  petrolio, che sta leggermente risalendo dai minimi sotto quota 45 dollari toccati nei giorni scorsi (oggi il Wti è tornato in area 49 $), sono destinate a fare a lungo i conti la produzione di greggio non convenzionale guidata dallo shale oil statunitense.  
Negli ultimi 6 mesi il prezzo del petrolio si è più che dimezzato complice l’eccesso di offerta in virtù principalmente del boom di produzione shale oil da parte degli Stati Uniti. A novembre l’Opec ha deciso di non tagliare la produzione. In particolare l’Arabia Saudita ha voluto portare avanti questa guerra dei prezzi per spingere i  produttori di shale oil a diminuire la produzione. Goldman Sachs ha rimarcato che per un riequilibrio del mercato del petrolio è necessaria una discesa dei prezzi in area 40 dollari al barile.
Arabia ha sottovalutato potenza dello shale oil 
L’obiettivo dell’Arabia Saudita è far diminuire la produzione mondiale di petrolio, in particolare negli Stati Uniti. “Sbaglia chi dice che nel mirino dell’Arabia c’è la Russia. Il nemico si chiama shale oil statunitense, mentre l’Iran è il target secondario e ora proprio quest’ultimo si trova in una situazione economica molto difficile”, ha rimarcato Leonardo Maugeri, docente ad Harvard e tra i maggiori esperti mondiali di energia, intervenendo a una conferenza tenutasi oggi a Milano. 
Il tracollo dei prezzi del petrolio non sembra aver per il momento frenato la produzione non convenzionale negli Stati Uniti. Maugeri ha rimarcato come anche nella settimana chiusa al 9 gennaio la produzione shale oil è continuata a salire “e per vedere un calo della produzione bisognerà probabilmente attendere la seconda metà dell’anno, ma comunque non in quantità sufficiente per eliminare il surplus di offerta che caratterizza il mercato oil”. 
Break-even sotto i 29% per il 46% dei produttori shale oil 
La produzione shale oil potrebbe mostrarsi molto più resistente al calo dei prezzi del greggio di quanto si pensi. Maugeri ha sottolineato come tra i maggiori produttori statunitensi di shale oil il punto di break-even si posizioni sotto i 29 dollari al barile e sotto i 42 dollari per l’80% della produzione. “Si tende inoltre a sottovalutare la relativa giovane età del settore shale oil –  rimarca il professore di Harvard ed ex dirigente di Eni – i cui costi stanno scendendo al ritmo del 10% l’anno e tecnologie quali il well drilling permettono un ulteriore abbattimento dei costi del 15%”. Infine Maugeri ha fatto presente come per i produttori shale risulti non troppo costoso interrompere e poi riprendere la produzione e quindi in prospettiva una risalita dei prezzi del petrolio andrebbe subito a rianimare la produzione shale. 

Possibile discesa sotto il 40 dollari
In prospettiva Maugeri ritiene che c’è spazio per un’ulteriore discesa dei prezzi, anche sotto i 40 dollari, e certamente nel lungo periodo i prezzi saranno sensibilmente più bassi rispetto al passato, difficilmente si andrà oltre i 65 dollari, con i Paesi Opec che dovranno fare i conti con il diverso scenario. Tra i più penalizzati figurano ovviamente Venezuela, Iran e Russia

Alla finestra sul settore oil (per il momento)
Le ripercussioni del nuovo scenario si faranno sentire anche sul settore oil, con i big costretti a ridimensionare le strategie d’investimento. “Tutte le compagnie petrolifere hanno sovrainvestito e male – ha sentenziato Maugeri, ex dirigente dell’Eni che lo scorso anno era stato in lizza per la successione di Scaroni – e ora dovranno tagliare la voce investimenti. Per i prossimi 6 mesi consiglierei di stare a guardare prima di mettere soldi sul settore”.