Petrolio in rialzo con tensioni geopolitiche, Goldman fissa i target 2025-26
Il petrolio si avvia a chiudere la migliore settimana da inizio ottobre, con un recupero di circa il 4% nelle ultime cinque sedute. Il Brent è tornato in area 74 dollari al barile e il Wti a ridosso dei 70 dollari, sostenuti soprattutto dall’escalation di tensioni in Ucraina. Nel frattempo, Goldman Sachs ha aggiornato l’outlook per il 2025: ecco le previsioni della banca d’affari sui prezzi del petrolio.
Petrolio sostenuto da escalation Ucraina
Negli ultimi giorni le ostilità tra Russia e Ucraina si sono intensificate, con l’utilizzo di armi a lungo raggio fornite dagli alleati di Kiev e il lancio di missili balistici da parte di Mosca. L’inasprimento delle tensioni ha alimentato le preoccupazioni di possibili attacchi alle infrastrutture energetiche, con potenziali conseguenze negative per le forniture di greggio e quindi una diminuzione dell’offerta che sosterrebbe i prezzi.
Nel corso della settimana, il timespread (la differenza di prezzi fra le scadenze più vicine dei future sul Brent) ha raggiunto il livello più elevato da cinque settimane, indicando forniture più limitate, mentre un eccesso di spedizioni dall’Africa occidentale ha cominciato ad attenuarsi. Inoltre, i margini di raffinazione sono aumentati, un altro segno positivo per la domanda.
Per contro, i livelli delle scorte statunitensi di greggio si sono incrementati di 0,545 milioni di barili nell’ultima settimana (oltre le attese), mentre l’apprezzamento del dollaro (complici anche i dati negativi di oggi in Europa che hanno frenato l’euro) ha parzialmente frenato i prezzi delle materie prime quotate in dollari.
I target di Goldman per il 2025-26
Per gli analisti di Goldman, la recente discesa del Brent intorno ai 75 dollari, dopo un 2024 mediamente intorno agli 80$, riflette la fiducia del mercato in un ampio surplus nel 2025. Questo ha penalizzato le valutazioni, controbilanciando l’effetto positivo derivante dal deficit del 2024 e dall’incertezza geopolitica.
Lo scenario di base secondo la banca d’affari è che il Brent rimanga in un intervallo tra 70 e 85 dollari. Da un lato, l’elevata capacità inutilizzata limita il rialzo potenziale dei prezzi; dall’altro, l’elasticità dell’offerta da parte dell’Opec e dei produttori di scisto circoscrivono i potenziali ribassi, anche se i rischi di rottura di questi livelli stanno crescendo.
Per quanto riguarda il 2025, Goldman prevede che il Brent si attesti mediamente intorno ai 76 dollari al barile. Il modesto rialzo rispetto alle quotazioni attuali riflette l’ipotesi che una parziale inversione delle valutazioni e una ricostituzione delle riserve strategiche possano compensare il modesto surplus atteso (0,4 milioni di barili al giorno). Le stime per il 2026 indicano una discesa a 71 dollari, con un surplus di 0,9 mdb/g.
I rischi al rialzo/ribasso per il petrolio
Nel breve termine Goldman intravede rischi al rialzo per il petrolio, con un possibile aumento in area 85 dollari in caso di sanzioni più aspre contro l’Iran e conseguenti limitazioni dell’offerta.
Nel 2026, invece, uno scenario tariffario generalizzato del 10% (con i nuovi dazi minacciati da Trump) o un aumento dell’offerta dell’Opec potrebbero spingere le quotazioni al ribasso, poco sopra i 60 dollari al barile.
Nel lungo periodo, la domanda di petrolio è prevista in crescita per un altro decennio, a causa della richiesta dei Paesi emergenti e della lenta decarbonizzazione nel settore dei trasporti aerei e dei prodotti petrolchimici.