Notizie Valute e materie prime Petrolio a un bivio dopo crash -9%, conta più recessione o rischio Russia? Medvedev avvisa il Giappone e paventa prezzi a 400$

Petrolio a un bivio dopo crash -9%, conta più recessione o rischio Russia? Medvedev avvisa il Giappone e paventa prezzi a 400$

6 Luglio 2022 09:35

Petrolio in risalita dopo il crash della vigilia dovuto ai timori di una recessione globale in arrivo. Il petrolio WTI riagguanta quota $100 al barile, mentre il Brent viaggia in area 104 $, in progresso dell’1,5% circa dopo il tonfo del 9,45% della vigilia (toccato minimo a 101,10 $).

Ieri i timori di una recessione hanno alimentato le vendite sul petrolio. Citigroup ha pronosticato, in caso di recessione profonda, una caduta del Brent fino a 65$ alla fine di quest’anno e a 45 dollari il prossimo. Previsione che si basa sull’eventualità di uno scenario di recessione acuta che va a ridurre la domanda e ipotizzando l’assenza di qualsiasi intervento da parte dei produttori OPEC+ e su un calo degli investimenti petroliferi.

Ieri è arrivata anche la notizia che il governo norvegese è intervenuto per porre fine allo sciopero nel settore petrolifero e gas che aveva ridotto la produzione e creato una situazione di stallo che avrebbe potuto peggiorare la crisi energetica dell’Europa (con soprattutto il prezzo del gas che era lievitato nelle ultime sedute).

Goldman Sachs ha bollato il violento sell off di ieri del petrolio come “eccessivo” in quanto i consumi di petrolio stanno viaggiando a ritmi superiori a quelli dell’offerta, a fronte di un livello di scorte che rimane pericolosamente basso. “Sebbene le probabilità di una recessione stiano di fatto crescendo, è prematuro per il mercato petrolifero soccombere a tali preoccupazioni”, argomentano gli analisti di Goldman Sachs. “L’economia globale sta ancora crescendo, con l’aumento della domanda di oil che quest’anno dovrebbe sovraperformare in modo significativo la crescita del Pil”.

“Il mercato petrolifero rimane caratterizzato da una offerta scarsa e, data l’aspettativa che l’offerta di petrolio russo possa diminuire durante l’anno, il mercato è destinato a restare in questa situazione. Pertanto, prevediamo che qualsiasi ulteriore ribasso sarà abbastanza limitato”, commentano da ING.

Nel weekend aveva fatto clamore l’indicazione di JP Morgan circa il rischio che il prezzo del Brent lieviti fino al livello record di 380 dollari se la Russia apportasse tagli consistenti alla produzione (5 mln di barili al giorno in meno) in risposta a un eventuale price cap sul petrolio russo.

E l’ex presidente russo Dmitry Medvedev ha anche avvertito che una proposta del Giappone per limitare il prezzo del petrolio russo a circa la metà del suo livello attuale porterebbe a una diminuzione significativamente del petrolio sul mercato e spingerebbe i prezzi al di sopra di $ 300- $ 400 al barile.

Area 100 $ come scenario di base

In generale le attese degli esperti sono di un petrolio che rimanga a livello sostenuti. Il prezzo del petrolio Brent è atteso sopra i 100 dollari al barile a fine 2022, sulla base del 77% dei 163 intervistati all’ultimo survey condotto da Bloomberg Intelligence (BI) che vede rischi orientati al rialzo per il Brent considerando l’aumento della domanda, le scorte basse e la capacità inutilizzata dell’OPEC+ in diminuzione. L’OPEC+ ha per lo più mantenuto la rotta con i suoi aumenti della produzione quest’anno, anche se è probabile che l’aumento effettivo non sia inferiore a tale importo, dato che la maggior parte dei paesi membri ha lottato per tenere il passo con l’obiettivo di aumento della produzione.

Una significativa distruzione della domanda di petrolio potrebbe verificarsi a un prezzo di $ 150 (o inferiore), sulla base del 62% degli intervistati, abbastanza da riportarlo al di sotto di $ 100. Un livello elevato prolungato di prezzo potrebbe quindi portare a una riduzione della domanda, pesando sull’attività economica e alla fine raffreddando la domanda. “L’esaurimento della capacità inutilizzata dell’OPEC+ e la mancanza di altre opzioni di crescita dell’offerta a seguito di anni di sottoinvestimenti suggeriscono che un calo della domanda potrebbe essere l’unico fattore di bilanciamento rimasto del mercato quest’anno, anche se questa non sarebbe una soluzione a lungo termine”, rimarca BI.