Gas in tempi di guerra, impennata del 780%. Goldman sforna il target nel caso Gazprom non riaprirà rubinetti Nord Stream dopo stop per manutenzione
La guerra in Ucraina scatenata dalla Russia lo scorso febbraio va avanti su più fronti. Uno dei più roventi è quello del gas, con Mosca che nelle ultime settimane ha ridotto le forniture verso l’Europa alimentando una nuova impennata dei prezzi. l Il prezzo del gas TTF, il benchmark del gas in Europa, continua a salire anche oggi portandosi a ridosso di area 170 euro per megawattora, sui massimi da marzo. Dall’inizio del 2021 è aumentato del 780%, mentre da inizio anno si trova in rialzo dell’85%.
La Russia è il secondo produttore mondiale di gas naturale, dopo gli Stati Uniti, e nel 2021 il gas russo andava a soddisfare quasi il 40% della domanda di gas dell’Unione Europea.
Alle riduzioni delle forniture di gas delle ultime settimane adesso si andrà ad aggiungere lo stop del gasdotto Nord Stream che trasporta il gas russo in Germania, che come da programma dovrebbe chiudere l’11 luglio per dieci giorni di manutenzione. Tra gli addetti ai lavori c’è il timore che Mosca decida di non riaprirlo e Goldman Sachs indica dove potrebbe schizzare il prezzo se questo scenario si materializzerà.
La corsa al GNL
D’altra parte, sono gli stessi Paesi europei che non vogliono più il gas russo in quanto questo permette a Mosca di finanziare l’invasione in Ucraina. La corsa per cercare di colmare la lacuna dell’offerta russa si sta trasformando in una lotta da parte di Paesi di tutto il mondo per assicurarsi i contratti di fornitura migliori di gas e GNL (gas naturale liquefatto). Ma sono a rischio pure questi approvvigionamenti all’Europa e il caso di Freeport ne è un esempio. L’8 giungo ha preso fuoco un impianto dello stabilimento di Freeport, in Texas, uno dei maggiori esportatori di GNL degli Stati Uniti e questo ha costretto a uno stop degli approvvigionamenti all’Ue.
Gli Stati Uniti, a causa di un aumento della domanda degli ultimi mesi, sono rapidamente cresciuti come esportatori di GNL, trovandosi così a competere con il Qatar per il ruolo di leader del settore. A riguardo i produttori statunitensi di GNL avvertono che le maggiori vendite all’estero comporteranno costi più elevati in patria e che per soddisfare efficacemente la nuova domanda in arrivo dal mercato europeo sarà necessaria una massiccia ondata di investimenti in infrastrutture.
L’importanza dei rigassificatori
Servono investimenti sostanziosi anche in Europa, infatti, non basta garantirsi un maggior flusso di GNL ma bisogna anche garantire la trasformazione di questo in gas facilmente utilizzabile dalle nostre città, un processo noto come rigassificazione. L’Europa non dispone di sufficienti infrastrutture idonee per attuare tale conversione e sta correndo ai ripari ma a velocità diverse. Ad esempio, la Germania non ha terminal di conversione di GNL e di recente ha stanziato circa 3 miliardi di dollari per noleggiare quattro navi rigassificatrici e lo stesso ha fatto l’Italia tramite Snam. La Spagna invece ha il più grande impianto di rigassificazione d’Europa.
Sul tema delle navi rigassificatrici è da segnalare che i più importanti cantieri navali dove si producono le navi cisterna GNL si trovano in Corea del Sud e a seguito di un aumento vertiginoso degli ordini sono rimasti a corto di manodopera qualificata costringendo così gli imprenditori del settore a cercarla altrove come in Thailandia.
L’importanza del gas russo
Nonostante tutti gli sforzi, il gas russo è purtroppo ancora indispensabile per rifornire gli stoccaggi europei e uno stop prolungato del flusso senza un ben preciso piano d’azione da parte dei Paesi per soccombere alla mancanza rischia non solo l’attuazione di razionamenti al gas, ma di trascinare il Vecchio Continente in una recessione. Il mercato europeo è sempre più sotto stress e ora c’è chi pensa che il flusso di gas russo si fermerà definitivamente. Infatti, il principale gasdotto russo che trasporta il gas in Europa, il Nord Stream, dovrebbe chiudere dall’11 al 21 luglio a causa di lavori di manutenzione e di ora in ora cresce il timore che per ripicca Mosca possa non riaprirlo più.
A causa di queste ragioni il gas sta diventando sempre più la forza trainante della nuova guerra fredda che si sta consumando dallo scoppio del conflitto e ciò si ripercuote sui portafogli dei consumatori. Ricordiamo che è proprio l’aumento del prezzo delle materie prime, incluso il gas, che ha innescato la crisi inflazionistica che stiamo vivendo negli ultimi mesi e questo potrà protrarsi anche per i prossimi mesi. La Russia ha già ridotto del 60% le forniture di gas attraverso il Nord Stream e secondo gli analisti di Goldman Sachs il prezzo del gas Ttf potrebbe raggiungere i 200 euro/MWh nel caso in cui Gazprom blocchi totalmente il gas all’Europa.
Goldman adesso stima che il prezzo del gas Ttf stazioni a 153 euro/MWh per il 3Q 2022, rispetto all’outlook precedente di 104 euro.