Payrolls Us +200mila a inizio 2018, crescita salari al top dal 2009 spiana la strada a Fed più aggressiva
Mercato del lavoro Usa sempre più vicino alla massima occupazione con lo scatto della crescita dei salari ai massimi da giugno 2009 che alimenta le attese per una Federal Reserve più aggressiva nel corso dell’anno sul fronte tassi. I dati di gennaio sul mercato del lavoro statunitense hanno convinto il mercato su tutti i fronti, con creazione posti di lavoro maggiore delle attese, innescando gli acquisti sul dollaro. Il cross euro/dollaro è subito sceso ai minimi di giornata a 1,2438. Il biglietto verde è reduce da un inizio anno in caduta libera, segnando il peggior mese di gennaio degli ultimi 30 anni.
A gennaio le non farm payrolls sono andate oltre le attese con +200 mila unità rispetto alle +180mila attese. Rivisto al rialzo anche il dato di dicembre (+160mila da +148mila). Stabile al 4,1% il tasso di disoccupazione, pari al livello più basso dal 2000. Invariato anche il tasso di partecipazione al 62,7% a gennaio.
Crescita salari al top dal 2009, rialzo tassi Fed sempre più vicino
La crescita delle retribuzioni orarie, guardato con attenzione dal mercato e dalla Federal Reserve per gli indizi che offre sulle pressioni inflazionistiche, a gennaio segna un +2,9% annuo, ben oltre il +2,6% delle stime di mercato. A dicembre la crescita salariale era a +2,5%. Su base mensile la crescita è dello 0,3%. La retribuzione oraria è aumentata di 9 centesimi (0,3%), a 26,74 dollari l’ora. L’aumento delle retribuzioni viene attentamente monitorato dalla Federal Reserve per la prova delle pressioni al rialzo sull’inflazione. Gli economisti generalmente considerano un aumento del 3% o più coerente con l’aumento dell’inflazione. Per il 2018, stando ai “dot plot” indicanti le previsioni sul tasso dei fed funds, la Federal Reserve è pronta a alzare per altre tre volte il costo del denaro. Già nel meeting di marzo è ritenuto molto probabile una nuova stretta sui tassi.
La crescita dei salari quest’anno dovrebbe essere sostenuta quest’anno dagli effetti della riforma fiscale voluta da Donald Trump. Diverse big statunitensi, tra cui Disney, JP Morgan, Apple e Fca, che hanno già annunciato piani di investimenti con aumenti salariali per i dipendenti statunitensi.