David Stockman: “in arrivo $1,8 trilioni di bond da Fed e Tesoro Usa, sarà un massacro”
“Bond carnage”: carneficina di bond, massacro di bond, mai visti prima. Usa parole forti David Stockman, ex numero uno dell’Ufficio per la gestione e il bilancio degli Stati Uniti ai tempi della presidenza Reagan, nel corso di una intervista rilasciata a Bloomberg.
Ma le parole forti non finiscono qui o, meglio, Stockman le utilizza per illustrare sia la situazione fiscale in cui si trovano gli Stati Uniti, sia per ricordare quell’evento che non si è mai realizzato “prima d’ora nella storia”: ovvero un sistema finanziario che dovrà fare i conti con una scarica di bond che sarà attivata nello stesso momento sia dalla Federal Reserve che dal Tesoro Usa: insieme.
“Per la prima volta nella storia, la Federal Reserve si sta imbarcando nella fase di Quantitative Tightening. Questo significa che nell’anno fiscale 2019 la Fed smobilizzerà bond per un valore di 600 miliardi“.
Ciò avverrà mentre il Tesoro Usa chiederà prestiti per un valore di $1,2 trilioni, il 5% del Pil” – spiega Stockman – Tutto questo significa che ci saranno $1,8 trilioni di bond che dovranno essere assorbiti da qualcuno, perchè per la prima volta in assoluto sia il Tesoro che la Federal Reserve venderanno bond Usa. Ora, tale situazione non si verificherà in corrispondenza di tassi decennali al 2,5-2,6%, ma se dovesse accadere a fronte di tassi pari al 3,5%, ciò significa che chi ha acquistato Treasuries qualche settimana fa perderà il 30%”.
Una situazione insostenibile per l’ex funzionario dell’amministrazione Reagan, che renderà necessario, a suo avviso, “un reset dell’intero sistema finanziario, perchè una perdita del genere non può avvenire in un mercato di bond core”.
Tutto questo, mentre è innegabile che il mercato del reddito fisso stia entrando in una nuova fase.
Se si tratti della fase di mercato orso anticipata da alcuni titani di Wall Street, come Bill Gross, o di una correzione, la risposta la potrà dare solo il mercato.
Certo è che, nelle ultime ore, i tassi decennali Usa hanno continuato a marciare spediti verso la soglia del 2,8%, testando nuovi massimi dal 2014, mentre i tassi a 30 anni hanno sfondato la soglia del 3% per la prima volta in otto mesi.
Il sell off sui Treasuries, dunque, prosegue, in assenza anche di quegli investitori in bond Usa che si presentavano soprattutto alla fine del mese, come fondi pensione e fondi indicizzzati, e a fronte di una domanda degli acquirenti asiatici che rimane debole.
Il mese appena concluso si è confermato non per niente il gennaio peggiore per i titoli di stato Usa, dal 2009.
Incide sicuramente anche l’attesa di nuove aste di Treasuries, che incrementerà come ha fatto notare David Stockman l’offerta di bond sul mercato a detrimento dei prezzi, dopo che il Tesoro Usa ha annunciato che incrementerà l’ammontare offerto in asta per la prima volta dal 2009.
Tutto questo mentre Stockman minimizza i forti rialzi riportati dall’azionario:
“I mercati sono in delirio, qui si parla di trading giornalieri, di machine trading, di robot trading, che non hanno nulla a che vedere con i fondamentali”.
Un altro delirio potrebbe essere la decisione eventuale degli Usa – probabilmente già presa – di puntare sulla guerra valutaria per indebolire ulteriormente il dollaro. Una scelta che l’ex funzionario dell’amministrazione Reagan boccia in toto, visto che un dollaro debole “si tradurrebbe in un aumento dell’inflazione, ponendo un dilemma per la Fed”.