Notizie Notizie Italia Patto Stabilità, Monti: Italia senza vincoli? Come topolini annegati del pifferaio di Hamelin

Patto Stabilità, Monti: Italia senza vincoli? Come topolini annegati del pifferaio di Hamelin

12 Maggio 2017 12:01

“Se con un colpo di bacchetta magica, Macron andasse dalla Merkel o da Schulze dicesse: per il bene dell’Europa diamo una soddisfazione all’Italia, togliamole tutti i vincoli del Patto di Stabilità, la Francia e Germania si comporterebbero verso di noi come il pifferaio di Hamelin, che dopo aver liberato il villaggio dai topi, li incantò con la sua musica. Essi lo seguirono fino al fiume e lì annegarono. E gli italiani sarebbero proprio quei topolini: felici e annegati”. Così l’ex presidente del Consiglio Mario Monti, nel corso di un’intervista rilasciata alla Stampa.

Flessibilità contro austerity e speranza in un cambio di rotta della politica sui conti pubblici firmata Ue, finora impostata sul rigore. Monti affronta i temi, ma avverte anche l’Italia sul rischio di sperare ancora in ulteriori manne dal cielo di Bruxelles.

L’economista non crede affatto che la speranza di ricevere maggiore flessibilità da parte dell’Unione europea sia un atteggiamento utile, per l’Italia. Per questo fa il paragone con i topolini del pifferaio di Hamelin. La sua posizione certo non è nuova: diverse volte aveva criticato l’ex premier Matteo Renzi per le elemosine che chiedeva ai piani alti di Bruxelles.

E ora, sulla possibilità di una nuova indulgenza europea, a seguito delle elezioni tedesche, e in relazione alla manovra di autunno, afferma che la speranza italiana è realistica, sì, “nel senso che in Italia molti sembrano pensare che possa andare così”. Ma lancia un avvertimento: “E’ una scommessa sbagliata”.

Ancora prima chiede e si chiede cosa davvero possa rivelarsi utile per l’Italia.

“A me pare che questa sia una buona occasione per chiarirci le idee su cosa sia veramente utile per l’Italia. Se nella cultura politica italiana persiste l’idea che la maggior crescita non c’è, perché non ci è consentito di avere un maggior disavanzo pubblico, allora francamente il problema non è dell’Europa. Apprezziamo tutti Keynes e sappiamo bene che il disavanzo può avere una funzione anti-ciclica, ma se davvero il disavanzo favorisse di per sé la crescita, allora sommando i disavanzi cumulati per decenni, dovremmo essere il Paese più sviluppato d’Europa. Occorre sperare di avere, non più margini di flessibilità generica e maggiore disavanzo per spesa pubblica di consumo e di trasferimento (bonus di un tipo o dell’altro), ma in modo permanente un maggior spazio per investimenti pubblici. Questi sì, possono generare maggior crescita. Purché siano veri, genuini e verificati con criteri condivisi sul piano comunitario”.

E sull’effetto che il presidente eletto in Francia Emmanuel Macron avrà sullo stesso modus operandi in Europa, invita l’Italia alla cautela:

“In questi anni una delle ragioni per cui la Germania è stata così contraria ad aperture significative sul Patto di Stabilità, derivava dalla delusione e dalla preoccupazione per il suo principale partner, la Francia, che nulla andava facendo sul piano delle riforme strutturali e della riduzione del disavanzo pubblico. Su questi due aspetti, tra i grandi Paesi europei, la Francia è quella che sta peggio, anche rispetto all’Italia. Io credo che la Francia di Macron, volendo riconquistare un ruolo in Europa, sentirà anzitutto il bisogno di mettersi un po’ più in regola e quindi non darei per scontato che altri Paesi, Italia compresa, possano contare subito sull’appoggio francese per una diversa politica economica”.