G7 Bari, Padoan rassicura su banche. Bini Smaghi: difficile salvare tutti risparmiatori Mps
Ha preso il via il G7 dei ministri delle finanze a Bari, che vedrà partecipare anche esponenti della Commissione europea, dell’Eurogruppo, della Bce, della Banca mondiale, dell’Fmi e dell’Ocse.
Gli alti rappresentanti dei sette principali paesi avanzati a livello mondiale, riuniti nell’evento – che è iniziato ieri, 11 maggio, e che si concluderà domani, 13 maggio – si concentreranno su alcuni temi come la tassazione internazionale, la lotta alle diseguaglianze, la crescita inclusiva. Il vertice anticipa il summit dei capi di Stato, che si terrà il 16 e 27 maggio a Taormina.
Anche in questa occasione, sono state rilasciate già dichiarazioni sul problema dei crediti deteriorati delle banche italiane. Di questo hanno infatti parlato nella serata di ieri il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin.
E’ stato quest’ultimo a sollevare la questione nel corso del bilaterale, lo stesso giorno in cui la Commissione europea ha tra l’altro ricordato i problemi del sistema bancario italiano, nel rendere note le sue previsioni economiche di primavera. Previsioni che hanno certificato come l’Italia rimanga il malato sotto osservazione dell’Europa.
Secondo quanto riferito da una fonte italiana al G7, Padoan ha rassicurato il suo omologo americano, affermando che l’Italia prevede “che il livello dei bad loan (al momento a quota 202 miliardi circa su base lorda, scenda rapidamente“.
Secondo la stessa fonte, il numero uno del Tesoro ha fatto notare a Mnuchin anche il modo distorto – a suo avviso – con cui le banche italiane vengono viste all’estero, ricordando le operazioni di risanamento e di cessione dei non performing loans che gli istituti stanno mettendo in atto.
In mattinata, Padoan ha poi affermato che “sta prendendo corpo la web tax” a livello internazionale. Ci sono, ha continuato “diverse posizioni nazionali, ma il G7 serve anche a questo”. Riferimento anche all’importanza di affrontare il tema della crescita inclusiva “perché senza inclusione non c’è crescita sostenibile”, ha detto arrivando al Castello Normanno Svevo di Bari dove si terranno i lavori.
Ma a ricordare a Padoan che l’Italia continua a versare in una condizione tutto fuorchè facile è stato il Commissario agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici, presente anche lui a Bari che ha ricordato a Roma la necessità di attenersi alle regole Ue in tema di bilancio, sottolineando che è ancora prematuro rendere nota posizione di Bruxelles sul bilancio del 2018 ma che l’Ue è aperta all’opzione di concedere flessibilità:
“Non siamo al momento delle decisioni” ma “stiamo discutendo, ci sono regole e l’Italia deve impegnarsi a rispettarle”. Sulla flessibilità, per l’appunto, “Stiamo considerando le circostanze, non siamo persone intransigenti, il dialogo tra la Commissione e Padoan è buono e finora tutta la flessibilità è stata già garantita”.
Lo spinoso capitolo delle banche è stato ripreso intanto dall’ex membro del Consiglio direttivo della Bce, al momento presidente di Société Générale, Lorenzo Bini Smaghi che, in un’intervista alla Stampa, ha anche detto che sarà difficile salvare tutti i risparmiatori di Mps.
Alla domanda del giornalista: “Perché il salvataggio di Mps e delle due venete va a rilento? La responsabilità è del governo, della Bce, della Commissione europea? O di tutti e tre?” Bini Smaghi ha così risposto:
“Il problema mi sembra l’imbarazzo di come gestire il rimborso degli obbligazionisti subordinati: se si salvano solo i risparmiatori al dettaglio, si finisce contro i grandi investitori; se si salvano tutti, si rischiano aiuti indebiti alle banche; se non si salva nessuno, la gente scende in piazza”.
Sul bail-in, Bini Smagni ha detto che è una” risposta democratica ai salvataggi bancari a spese dei contribuenti. In Italia abbiamo il vizio di cercare comodi capri espiatori, ma se oggi in giro ci sono risparmiatori azzerati la colpa non è dell’Europa, ma di chi ha venduto quei titoli o non ha vigilato a dovere sulle vendite fraudolente”.
Ancora, sulle condizioni in cui versa l’Italia, e in particolare in riferimento all’aumento del numero degli occupati, Bini Smaghi non ha nascosto la propria cautela:
“Sì ma a che prezzo? Seicentomila posti di lavoro sono costati circa 15 miliardi di euro. A spanne sono più di ventimila euro per occupato: non una grande trovata”.
Sul rischio che l’Italia rischi una tempesta perfetta, nel momento in cui la Bce staccherà la spina del Quantitative easing, da un lato Bini Smaghi ha affermato di non credere che ci sarà alcun cambiamento fino alle elezioni tedesche. Dall’altro lato ha avvertito:
“La storia della Bce ci dice che occorre essere molto prudenti su tempi e modi di una restrizione monetaria. Lo shock sulla crescita potrebbe essere molto forte”.
Così come anche Carlo Cottarelli, Bini Smaghi ha mostrato preoccupazione sui conti pubblici italiani e ha commentato così la debole crescita del Pil che fa dell’Italia la maglia nera dell’Europa. In riferimento alle previsioni della Commissione, si è così espresso:
“Non sono sorpreso. Sono numeri noti, li ho riportati nel mio ultimo libro: fra il 2014 e il 2016 il prodotto italiano è cresciuto mediamente dello 0,6 per cento l’anno contro l’1,6 della zona euro. In tre anni abbiamo accumulato un gap negativo di 1,3 punti con la Francia, più di tre con la Germania, sei con la Spagna”. Tra l’altro, “il miglioramento dei conti italiani è quasi interamente dovuto al risparmio indotto dai tassi zero. E il debito non scende“.
Tra l’altro, è possibile che l’Ue non si fidi più dell’Italia:
“Temo non credano molto agli ultimi impegni del governo, e si preparano a un monitoraggio stretto dei nostri conti”.
Bini Smaghi non ha neanche nascosto la delusione per il governo Renzi. Alla domanda sul fattore che lo ha deluso maggiormente, il banchiere ha risposto:
“Sono anni che in Italia si parla di come rafforzare il secondo livello di contrattazione aziendale per aumentare la produttività del lavoro, eppure non si è visto quasi nulla. Basta mettere a confronto la curva della produttività per occupato nell’area euro e in Italia negli ultimi anni: la prima sale, la seconda scende”.
Certo, “il Jobs Act è stato un ottimo passo avanti, il resto purtroppo si è arenato. Le riforme o sono state scritte male, o sono state annacquate, oppure non sono state fatte del tutto, come quelle della Giustizia e della Pubblica amministrazione. Il codice degli appalti ha avuto molti problemi, la legge sulla concorrenza attende di essere approvata da più di due anni”.