Parte la sfida tra i colossi dei farmaci e i big dei generici, Roche risponde all’asse Tel Aviv-NY
E’ sfida aperta tra i colossi dei farmaci e i big dei generici. Per arginare la concorrenza della nuova generazione di medicine senza brand, le società del comparto farma-biotech accelerano sul fronte acquisizioni. Nel fine settimana si è suggellato l’asse Tel Aviv – New York con il colpo grosso del gruppo israeliano Teva che ha comprato la statunitense Barr. Un deal che gli permetterà di portare la sua quota di mercato dei generici dal 10 al 24%.
Un mercato questo che nel 2007 ha raggiunto la ragguardevole cifra di 60 miliardi di dollari, in aumento del 7% rispetto all’anno precedente. E la metà della fetta è tutta servita sul piatto americano. La risposta delle società della vecchia guardia farmaceutica non è tardata ad arrivare. A rispondere alla sfida è stata questa mattina la svizzera Roche, che ha presentato un’offerta per acquisire la totalità della sua filiale statunitense Genentech, di cui possiede già il 55,9%.
Per riuscire nell’intento sono stati messi sul piatto 89 dollari per azione per complessivi 43,7 miliardi di dollari. Un prezzo che la dice lunga sull’importanza di riuscire a mandare in porto l’operazione: il premio riconosciuto è dell’8,8% rispetto al corso di chiusura del titolo Genentech di venerdì e del 19% rispetto al valore di un mese fa.
Se il deal andasse in porto Roche farebbe un salto di qualità: la sua efficacia operativa migliorerebbe, i doppioni sarebbero evitati e la presenza sul mercato americano della società europea ne uscirebbe rafforzata. Con Genentech in tasca il gruppo svizzero salirebbe infatti sul gradino più alto, diventando la più grande società “americana” di medicine contro il cancro.
Al di là degli oneri che porta con sè un’acquisizione di questo calibro gli onori dunque secondo gli analisti sarebbero molti e importanti: secondo i primi calcoli le sinergie annuali previste dovrebbero oscillare tra 750 e 850 milioni di dollari prima delle imposte. L’attivismo di Roche non è comunque un caso isolato: fa notizia sempre oggi l’accordo raggiunto dalla francese Sanofi Aventis che pagherà 560 milioni di dollari australiani in cash per assicurarsi l’unità consumer del gruppo australiano Primary Health Care. Il deal permetterà al gruppo francese di aggiungere il comparto delle vitamine alla gamma dei suoi prodotti.