Notizie Notizie Italia Parmalat: torna in auge il dossier Granarolo, ipotesi che non scalda analisti e titolo

Parmalat: torna in auge il dossier Granarolo, ipotesi che non scalda analisti e titolo

7 Febbraio 2011 11:53

Il subbuglio in casa Parmalat e il recente cambio al vertice in Granarolo potrebbero riportare d’attualità la fusione tra i due gruppi alimentari, già stata valutata nel 2005. E’ la tesi riportata oggi dal Corriere Economia che prende spunto dalle dimissioni dello storico direttore generale di Granarolo, Rossella Saoncella, rimasta al vertice dell’azienda bolognese per ben 15 anni. Saoncella è stata sostituita da un comitato strategico di tre membri, guidato da Gianpietro Corbari. La fusione tra le due realtà emiliane è un vecchio cavallo di battaglia che puntualmente ritorna nelle cronache finanziarie ma, per gli analisti di Equita, “questo scenario è scarsamente probabile”.


Granarolo è il principale competitor di Parmalat in Italia nel business del latte, segmento che rappresenta circa il 60% del suo fatturato. Il gruppo, controllato dal consorzio Granlatte, è inoltre leader di mercato nel latte fresco con una quota del 24%. “Vedremmo limiti antitrust e scarso razionale strategico – sottolinea ancora Equita -, mentre i risparmi derivanti da possibili sinergie sarebbero perseguibili anche attraverso una razionalizzazione dei costi della Parmalat stand-alone”. L’operazione sarebbe con ogni probabilità gradita a Intesa SanPaolo, che possiede il 2,4% di Parmalat e il 19,8% di Granarolo, “ma riteniamo meno gradita ai fondi raccolti nel patto per il rinnovo del board che puntano ad acquisizioni in mercati emergenti”.


E qui si torna al subbuglio tra gli azionisti del gruppo di Collecchio, esploso un paio di settimane fa quando alcuni soci stranieri (Zenit, Skagen e Mackenzie) hanno annunciato di aver raggruppato il 15,3% del capitale di Parmalat. Una mossa che anticipa due tappe decisive: la presentazione delle liste per il rinnovo del board e l’assemblea del 12-13-14 aprile che sancirà la conferma di Bondi oppure la sua uscita di scena. I fondi stranieri stanno spingendo per l’uscita del manager aretino, non condividendo la gestione della ricca cassa da 1,4 miliardi di euro. I soci, infatti, chiedono da tempo un’acquisizione di rilievo o la distribuzione di un maxi dividendo, ma lo Statuto societario vieta la distribuzione di una cedola superiore al 50% dei profitti.


Da qui l’idea dei fondi di cambiare i vertici del gruppo alimentare e il ritrovato appeal del titolo in Borsa, dove oggi viaggia però appena sopra la parità a 2,28 euro. L’ipotesi di una fusione con Granarolo, oltre a non scaldare gli analisti, non accende neppure gli investitori. Infine, sempre il Corriere Economia, scrive che le banche azioniste di Parmalat sarebbero in pressing per tentare una mediazione tra l’attuale management e i fondi. Un’altra ipotesi che non convince gli analisti. “Riteniamo poco plausibile una conciliazione tra le parti – osserva Intermonte -, così come una riconferma di Bondi”.