Parmalat show a Piazza Affari. E’ sfida all’ultima azione in vista del rinnovo del board
Settimana all’insegna del Parmalat Show in Borsa. Il titolo del gruppo alimentare, da martedì al centro dell’attenzione del mercato, ha chiuso la seduta in corsa guadagnando quattro punti percentuali a 2,60 euro. E’ continuato anche oggi il rastrellamento delle azioni che ha visto scambiare sul mercato oltre il 20 per cento del capitale della società. Boom di volumi: sono, infatti, passati di mano 104 milioni di pezzi contro una media giornaliera delle ultime trenta sedute di 19 milioni di pezzi. La corsa per arrotondare le quote e sferrare l’attacco nell’assemblea di metà aprile chiamata a riscrivere la geografia del board è ufficialmente entrata nel vivo.
Ieri sera, nella giornata dell’Unità di Italia, con un colpo di teatro è uscito allo scoperto il gruppo francese Lactalis, dichiarando di avere in mano il 14% del capitale Parmalat. Ecco così spiegato il mistero dei volumi eccezionali del titolo Parmalat in Borsa negli ultimi quattro giorni. Il terzo produttore mondiale è arrivato a detenere una partecipazione diretta in Parmalat del 7,28% e ha stipulato un equity swap avente ad oggetto una partecipazione potenziale fino al 7% del capitale, in relazione al quale sono state acquistate azioni pari al 4,14% del capitale. Il contratto prevede che alla scadenza, il 2 aprile del 2012, le azioni siano acquistate da Lactalis. Ma l’equity swap può essere chiuso anticipatamente in ogni momento con l’acquisto dei titoli. “Lactalis potrebbe ulteriormente incrementare la propria partecipazione in Parmalat – hanno affermato i francesi – ma non intende raggiungere una partecipazione rilevante ai fini della disciplina dell’offerta pubblica di acquisto obbligatoria”. Tradotto significa che il gruppo transalpino potrebbe salire fino al 29,9% del capitale di Parmalat, limite oltre il quale scatta l’obbligo di opa.
Lactalis ha proposto a Parmalat un progetto industriale di lungo periodo, in cui si offre come azionista industriale di riferimento salvaguardandone però l’integrità e le risorse manageriali. I francesi hanno promesso di contribuire all’espansione di Parmalat e dei suoi marchi, non solo in Italia, anche attraverso acquisizioni strategiche e di mettere a disposizione la loro capillare presenza a livello mondiale (sono 148 i mercati presidiati). E hanno sottolineato una complementarità sia a livello geografico che a livello di prodotti che “consentirebbe ai due gruppi, entrambi leader nel settore alimentare, di offrire una gamma completa di prodotti”. Oggi è stato il turno dell’altro duellante, Intesa Sanpaolo. Nella lista depositata dall’istituto figurano l’attuale amministratore delegato di Parmalat, Enrico Bondi, i manager Luigi Gubitosi ed Elio Catania, il finanziere vicentino Roberto Meneguzzo (Palladio Finanziaria), l’imprenditrice Anna Maria Artoni, la revisore contabile Rosalba Casiraghi. La società risanata da Enrico Bondi era già finita nel mirino di tre fondi esteri che avevano vincolato in un patto il 15,3% del capitale proprio per assumerne la guida e che per smarcarsi dalle critiche hanno teso la mano a Passera dicendosi disponibili ad un’alleanza. Dall’altra parte Intesa ha solo il 2,15% di Parmalat. Poche chances insomma in vista di aprile.
Allo stato attuale il testa a testa secondo gli addetti ai lavori si gioca tra i tre fondi e i francesi, ma nessuno può escludere sorprese. Ad ogni modo gli analisti ragionano sul nuovo arrivato nella battaglia della governance. “La notizia è certamente positiva nel breve: è prevedibile, infatti, un ulteriore supporto al titolo dal rastrellamento pre-assemblea in funzione del voto”, hanno segnalato gli analisti di Equita. “Nel medio termine, la presenza di Lactalis nel board potrebbe aprire nuove opportunità di crescita per il gruppo, che andrebbero ad aggiungersi alle ipotesi di taglio costi e razionalizzazione del portafoglio prodotti già incorporate nella nostra valutazione”.”Lactalis batte Bondi”, ha scommesso un analista di una primaria banca estera basato a Londra interpellato da questa testata. “Non si può ovviamente mettere in discussione il gran lavoro fatto da Bondi in Parmalat in questi anni, ma le competenze del gruppo francese, la sua profonda conoscenza sul mercato italiano dove è già attivo e la nuova fase a Parmalat è ormai prossima sono tutti elementi da considerare che spingono a vedere positivamente un rinnovamento al vertice della società italiana”, ha snocciolato l’esperto, che mantiene il rating overweight su Parmalat.
“La società di Collecchio si trova ad avere importante cash in cassa che potrà essere sfruttato in maniera aggressiva con acquisizioni o riscrivendo la strategia – ha concluso -. Indovinare chi sarà la persona che guiderà Parmalat non è facile oggi, ma una svolta potrebbe essere apprezzabile”. Come osservato anche da Luca Bacoccoli di Banca Imi, il titolo Parmalat è destinato a restare sotto il radar degli investitori per l’appeal speculativo che ha conquistato negli ultimi giorni. Per Banca Akros c’è il rischio downside una volta che l’attività di rastrellamento per costruire le posizioni saranno concluse l’ultima settimana di marzo. “Ritenendo la speculazione sul titolo prossima alla conclusione, abbassiamo la nostra raccomandazione ad underperform”, è la mossa suggerita da Intermonte che ha anche tagliato il target price a 2,25 euro.