Parmalat: fondi esteri puntano sull’uomo dell’M&A, entro il 18 marzo liste per nuovo Cda
La battaglia per il rinnovo del board Parmalat si fa sempre più accesa. I tre fondi stranieri (Mackenzie, Zenit e Skagen), che hanno raccolto in patto il 15,3% del capitale Parmalat, avrebbero trovato il manager per sostituire l’attuale Ad del gruppo alimentare, Enrico Bondi. Lo scrive questa mattina il Corriere della Sera, secondo cui il nome scelto dai fondi è Massimo Rossi, ex amministratore delegato della svedese Swedish Match. Il quotidiano di via Solferino riporta che l’intenzione dei nuovi pattisti sarebbe quella di utilizzare gli 1,4 miliardi di euro di cassa per un’acquisizione di rilievo. Rossi, in 25 anni alla guida di Swedish Match, ha inaffti condotto oltre 60 operazioni di M&A.
Secondo quanto ricostruito dal CorSera, Rossi dovrebbe far parte di un comitato strategico formato da 5 componenti e ricoprire la carica di vicepresidente. All’interno del comitati Rainer Masera dovrebbe coprire il ruolo di presidente, mentre il nuovo Ceo non è ancora stato individuato ma il nome più indicato è quello di Maurizio Manca, manager con trascorsi in Kraft e Galbani. Bondi però non ha abbandonato l’idea di restare alla guida del gruppo di Collecchio e starebbe ancora cercando di proporre una propria lista, da presentare entro il 18 marzo. I tre soci stranieri potrebbero però contare anche sull’appoggio di altri soci per un ulteriore 6% del capitale, riducendo di fatto le chances di vittoria per liste alternative.
Il fronte anti-Bondi ha quindi deciso di utilizzare la cassa per intraprendere future acquisizioni visto che l’ipotesi dividendo jumbo è praticamente saltata dopo il maxiemendamento del Governo al Milleproroghe. Una mossa che blocca qualsiasi eventuale modifica allo Statuto della società emiliana che prevede l’obbligo di distribuire agli azionisti non oltre il 50% dei profitti. Le nuove indiscrezioni sulla scelta di Massimo Rossi sono apprezzate da Equita, che in un report di qualche giorno aveva scritto: “un Ceo con background più industriale e possibilmente anche internazionale aumenterebbe la visibilità sugli scenari di creazione di valore incorporati nel nostro prezzo obiettivo di 2,80 euro”.
Parmalat però rimane sotto pressione a Piazza Affari dove viaggia vicino alla linea della parità trattando a 2,186 euro. Secondo indiscrezioni riportate sempre dal Corriere della Sera il fatturato italiano 2010 di Parmalat dovrebbe subire una flessione dell’11% rispetto al 2009. “E’ un’indicazione veramente negativa visto che noi stimiamo un calo del 4%”, segnala un analista di una primaria banca d’affari. Per verificare la fondatezza di queste voci basta aspettare il 2 marzo, quando il gruppo di Collecchio dovrà affrontare la prova dei conti.