Parmalat dovrà pagare maxi-risarcimento da 431 mln $ a Citi, banca Usa vuole in cambio il 15% delle azioni
Sconfitta in Cassazione per Parmalat. Il più grande gruppo alimentare italiano, ora controllato dalla francese Lactalis, dovrà risarcire l’americana Citibank con 431 milioni di dollari (circa 380 milioni di euro).
Lo ha deciso la Cassazione dando piena legittimità alla sentenza emessa dalla Superior Court del New Jersey il 27 ottobre 2008. I supremi giudici hanno respinto il ricorso del gruppo di Collecchio contro la pronuncia della Corte di Appello di Bologna che il 29 agosto 2014 aveva dichiarato “efficace” in Italia la sentenza del New Jersey sul diritto della banca ad essere risarcita. Una vicenda che si chiude definitivamente visto che il terzo grado era l’ultimo per questo lungo processo iniziato ormai nel lontano 2008.
Una lotta iniziata nel 2003 dopo il crac
A dirla tutta, la vicenda risale al 2003 quando il Commissario straordinario di Parmalat Enrico Bondi, arrivato alla guida della società dopo il crac, aveva chiesto ai giudici statunitensi di condannare Citibank a pagare 1,8 milioni di euro di danni “per aver agevolato il dissesto del gruppo mediante operazioni finanziarie illecite”.
Citibank aveva reagito chiedendo e ottenendo dalla corte Usa la condanna del gruppo di Collecchio per “gli stessi illeciti”. Ora la Cassazione ha respinto tutti e nove i motivi di appello presentati da Parmalat definendoli “infondati” e “inammissibili”.
Citibank vuole incassare la multa in azioni
L’azienda italiana si trova quindi costretta a risarcire la banca americana che non perde tempo e chiede subito l’incasso in azioni del verdetto favorevole. “Considerato che la decisione della Suprema Corte è definitiva ed esecutiva e soddisfa tutte le condizioni cui il Concordato di Parmalat del 2005 subordina l’emissione di azioni secondo il meccanismo di cosiddetto ‘debt-for-equity’, – si legge in un comunicato della banca – Citi auspica che Parmalat adesso dia volontariamente esecuzione alla decisione della Corte di Cassazione, emettendo e assegnando a Citi le azioni Parmalat cui Citi ha ora diritto”.
In pratica, l’istituto americano si troverà ad avere una quota di circa il 15% di Parmalat, che però dal mese scorso non è più quotata a Piazza Affari per decisione dell’azionista Lactalis. Anche in quell’occasione Citibank si era messa in mezzo chiedendo al Tar del Lazio di impedire il ritiro del gruppo alimentare dal listino proprio per evitare di ritrovarsi in mano (come poi è successo) azioni difficilmente liquidabili. Ma i giudici amministrativi avevano respinto la richiesta di Citibank di congelato il delisting di Parmalat, levando così l’ultimo ostacolo alla revoca della società dalle negoziazioni di Borsa.