Notizie Valute e materie prime La parità? Scordatevela: euro/dollaro a 1,20 per fine anno

La parità? Scordatevela: euro/dollaro a 1,20 per fine anno

30 Marzo 2016 10:41
Il paradigma delle Banche centrali è cambiato e nella Guerra delle valute ha fatto irruzione la pace. O almeno, secondo David Bloom head of Fx strategy di Hsbc, una tregua che sarà positiva per tutti. 

Nelle settimane centrali di marzo si sono riunite tutte le maggiori Banche centrali. Cosa è cambiato nel mercato valutario?
Le Banche centrali, in particolare la Bce e la BoJ hanno cambiato tattica e hanno abbandonato la caccia all’indebolimento della valuta domestica. In particolare Mario Draghi ha spostato il focus dalla variabile valutaria a quella del credito. L’effetto sul Forex è stato immediato. Il dollaro Usa si è indebolito mentre l’euro e lo yen si sono rafforzati. L’indebolimento del dollaro è una buona notizia per tutti. Per il renminbi, che perde terreno contro il paniere di valute di riferimento e potrebbe non avere bisogno di altre piccole svalutazioni nei confronti del dollaro. Per i Paesi asiatici, le cui prospettive migliorano e le cui valute tornano a respirare. Penso in particolare a Singapore, Corea, Taiwan. Inoltre la fine del dollaro forte favorisce il recupero delle materie prime, importanti per molte economie. 
Anche la Federal Reserve ha cambiato strategia? Quanti saranno i rialzi dei tassi nel 2016?
La Federal Reserve è tornata sui suoi passi e ora la previsione è di due rialzi dei tassi nel corso dell’anno. A inizio anno ne erano previsti quattro. Viene meno un altro fattore di sostegno del dollaro e, anche in questo caso, si allenta la pressione sulle economie asiatiche e su quelle legate alle materie prime. Sarà un periodo interessante per i Paesi emergenti in quanto i due elementi di preoccupazione che hanno caratterizzato il 2015 ora sono venuti meno: il rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti è il rallentamento cinese ormai approfonditamente analizzato e su cui le preoccupazioni si erano spinte oltre il lecito. Detto questo siamo molto costruttivi sul Messico, caratterizzato da alti tassi di interesse a fronte di rischi non così elevati; sulla Turchia, sulla Corea, sull’India e su Taiwan. Sono tutti paesi che seguiamo con attenzione per trovare al loro interno le opportunità giuste. 
Il trend di recupero mostrato dalle materie prime e dalle valute di commodity è sostenibile?
Sì, lo è. Specialmente se pensiamo a paesi come il Canada o la Norvegia che sono stati penalizzati perché collegati al petrolio. In entrambi i casi non esiste solo il petrolio. Il dollaro canadese e la corona norvegese sono in questo momento due delle valute preferite di Hsbc. 
Per quanto riguarda l’euro/dollaro invece? Il cambiamento nelle strategie delle Banche centrali porterà alla rottura del trading range tra 1,05 e 1,15?
Pensiamo che l’euro scambierà a livelli più elevati man mano che la zona euro migliorerà, arrivando vicino al suo fair-value. La nostra previsione è di 1,20 per fine anno mentre nella seconda metà del 2016 vediamo un trading range tra 1,15 e 1,20. Al momento non pensiamo a un ritorno dell’euro/dollaro in area 1,05.
Quindi niente parità?
La parità è un sogno. Non ci credevo prima e tanto meno ci credo oggi. Certo, il mondo cambia, possono accadere cose imprevedibili. Ma, appunto, sono imprevedibili. Per come il mondo funziona oggi io non vedo la possibilità che si arrivi alla parità tra euro e dollaro. 
Terminiamo il quadro con la sterlina che sta soffrendo l’incertezza legata al referendum sulla Brexit. 
Se non ci fosse in corso il dibattito sul referendum pensiamo che la sterlina scambierebbe a 1,54 contro il dollaro. Invece il cable naviga circa il 7% al di sotto di questo livello. Se i cittadini britannici sceglieranno di di rimanere nell’Unione europea ci aspettiamo un rimbalzo verso 1,54. I sondaggi attualmente sono in equilibrio. Se si verificherà la Brexit prevediamo un ulteriore 7% di svalutazione dai livelli attuali. Tuttavia la sterlina potrebbe scendere anche più in basso. Infatti, se i sondaggi sono spaccati a metà, le agenzie di scommesse danno solo un terzo di possibilità alla Brexit.