Paolo Savona sull’Italexit: “Potrebbero decidere altri l’uscita dell’Italia”. E invoca una Bce con più poteri
Dobbiamo essere pronti ad ogni evento anche quello in cui a decidere sull’uscita dell’Italia dall’euro non sia l’Italia ma altri. Così il ministro degli Affari Ue Paolo Savona in audizione davanti alle commissioni parlamentari sulle Politiche Ue in sessione congiunta.
“Mi dicono tu vuoi uscire dall’euro? Badate che potremmo trovarci in situazioni in cui sono altri a decidere. La mia posizione è di essere pronti a ogni evenienza. Una delle mie case, Banca d’Italia, mi ha insegnato a essere pronti non ad affrontare la normalità ma il cigno nero, lo choc straordinario”.
Il ministro Savona, l’economista che era stato indicato dalla Lega e dai Cinque Stelle al dicastero di via XX Settembre ma che aveva ricevuto un secco rifiuto da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha poi fatto notare che lo spread, nonostante le rassicurazioni, non scende e c’è il motivo.
“Le dichiarazioni rese ai massimi livelli che l’Italia non intende uscire dall’euro e rispettare gli impegni fiscali hanno rasserenato il mercato, ma non scende perché il nostro debito pubblico resta esposto ad attacchi speculativi. Lo spread resta elevato perché gli operatori attendono di conoscere come il governo intende realizzare i provvedimenti promessi all’elettorato, soprattutto reddito di cittadinanza, flat tax e revisione della legge Fornero. La preoccupazione del mercato è che la spesa relativa causi un aumento del disavanzo di bilancio, ma giusto o sbagliato che sia la politica del governo ne deve tenere conto”.
Savona vuole una Bce più forte, presto incontro con Draghi
Il ministro poi ha annunciato un incontro a breve con il numero uno della Bce, Mario Draghi. “Mi recherò da Draghi appena terminato questo incontro. Prima volevo che la mia azione godesse della legittimazione democratica. Io ero stato delegittimato dai media e non mi sono mosso fino a questo momento per questi precisi motivi”.
Il ministro degli Affari europei del governo giallo-verde sempre in merito alla Bce ha sottolineato che occorre attribuirgli uno statuto simile a quello delle principali banche centrali del mondo, dove gli obiettivi di stabilità e di crescita si integrino e gli strumenti siano i più ampi possibile e possano essere esercitati in piena autonomia. Inoltre è necessario affidargli anche pieni compiti sul cambio. Savona indica quindi la necessità di potenziare i compiti della Bce per evitare che la congiuntura dell’area euro sia eccessivamente condizionata da fattori esogeni.
“Se alla Bce non vengono affidati compiti pieni sul cambio ogni azione esterna all’eurozona si riflette sull’euro senza che l’Unione europea abbia gli strumenti per condurre un’azione diretta di contrasto. E l’assenza di pieni poteri della Bce sul cambio causa una situazione in cui la crescita dell’economia dell’eurozona risulta influenzata, se non determinata, da scelte o vicende che accadono fuori dall’Europa”.
L’ideale per l’Europa? Muovere verso l’unione politica e creare urgentemente una scuola di istruzione comune europea.