Outlook mercati emergenti: due mine vaganti potrebbero guastare il rally 2019
Quella della Federal Reserve, che presto potrebbe apportare il primo taglio dei tassi, rappresenta una sponda decisamente importante per i mercati emergenti in vista della seconda metà dell’anno. Già giugno si avvia alla fine con un saldo decisamente positivo grazie anche alla solidità dell’economia di molti dei paesi emergenti. Non mancano però le incognite tra le singole realtà emergenti, oltre al sottofondo di incertezza rappresentato dalla guerra commerciale Usa-Cina.
In particolare, la Turchia e l’Argentina potrebbero guastare il rally dei mercati emergenti di quest’anno, proprio come hanno fatto nel 2018? E’ la domanda a cui tenta di dare una risposta Alejandro Arevalo, gestore della strategia Emerging Market Debt di Jupiter AM secondo cui Turchia e Argentina sono esposte alla volatilità in modi molto diversi, creando diverse opportunità. Le due economie deboli e hanno richiesto anni per svilupparsi mentre i punti di forza, se ce ne sono, ci metteranno anni per ricostituirsi. Allo stato attuale vi sono crediti individuali che offrono un buon valore, ma il rischio macro porterà probabilmente ad una delle più alte volatilità tra i Paesi emergenti.
Turchia: se arriva la volatilità meglio stare vicino alla porta di uscita
Per quanto riguarda la Turchia, le vulnerabilità dell’economia turca sono ben note – inflazione alta e un importante disavanzo delle partite correnti – e sono la ragione principale per cui la lira ha perso il 40% contro il dollaro statunitense nei primi dieci mesi del 2018. Rispetto all’anno scorso però, la liquidità della Turchia ha mostrato una ripresa e l’economia sta beneficiando di discreti rendimenti nel breve periodo. Ma il Paese, continua l’analista, è ora molto meno disciplinato fiscalmente rispetto alle precedenti crisi che ha attraversato. “Per queste ragioni, dice l’esperto, deteniamo una posizione in obbligazioni sovrane (e legate al debito sovrano) turche, che sono liquide e possono essere efficacemente coperte attraverso i credit default swap (CDS). Deteniamo una posizione limitata sul debito corporate turco, in quanto non è possibile mitigare così facilmente i risultati negativi”. E’ meglio tenere un approccio conservativo, dice l’analista di Jupiter AM; il che significa che si può beneficiare dei rally all’interno della Turchia, ma stando abbastanza vicini alla “porta di uscita” in caso di volatilità.
In Argentina meglio puntare sui corporate bond
Per quanto invece riguarda l’Argentina, i riflettori sono puntati sulla prima tornata delle elezioni presidenziali che si svolge a ottobre e gli investitori sono molto sensibili ad un passaggio politico dal presidente Macri all’ex presidente di sinistra Cristina Fernández de Kirchner, che si dice possa annunciare una ricandidatura. Ciò di cui ha bisogno il paese è di vedere un miglioramento nei dati economici e data l’incertezza delle elezioni è probabile che gli afflussi di capitale rimangano deboli. Per gli investitori attivi come noi, sottolinea l’esperto di Jupiter AM, questo implica che siamo ancora alla ricerca di buone opportunità nell’ambito dei corporate bond che possano offrire un carry interessante a valutazioni inferiori rispetto all’indice più ampio.
“Ci aspettiamo che i titoli di Stato siano vulnerabili alla volatilità valutaria, quindi non siamo esposti al Peso. A differenza del nostro posizionamento in Turchia quindi, crediamo che i corporate bond in Argentina siano meglio posizionati per resistere alla volatilità”. Sono preferite società difensive come i servizi pubblici e gli aeroporti che beneficiano di bassi livelli di indebitamento e di entrate generate in dollari, che fungono da copertura contro la volatilità della valuta locale. “Manteniamo un approccio agile alla gestione dell’esposizione – siamo stati sovrappesati in Argentina rispetto all’indice per la maggior parte del 2018 e siamo ora tatticamente in linea con l’indice, dato che c’è spazio per migliori opportunità che potrebbero essere generate da un’ulteriore volatilità” conclude.