Notizie Notizie Mondo Outlook 2017: mercati emergenti saranno nuovi leader con crescita utili del 14%. Emea in primo piano

Outlook 2017: mercati emergenti saranno nuovi leader con crescita utili del 14%. Emea in primo piano

27 Dicembre 2016 13:35
 Queste ultime giornate del 2016 potrebbero segnare il giusto “momentum” per rivedere le aspettative sugli utili dei Mercati Emergenti. Basandoci sulle stime di consensus pubblicate su Bloomberg, i Mercati Emergenti, con un +14%, saranno l’area con la maggiore crescita degli utili, contro il +12%, +il 13% e il +7% rispettivamente di Stati Uniti, Unione europea e Giappone. All’interno degli stessi EM, la crescita più importante è attesa nella regione degli EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), con un +16%, seguita da un +5% dell’America latina e da un +13% dell’Asia. “A prima vista una crescita degli utili del 14% nei Mercati Emergenti per il 2017 potrebbe sembrare una sorta di rallentamento rispetto a quanto accaduto nel 2016. Tuttavia bisogna notare che l’intera crescita degli utili di quest’area nel 2016 è derivata dal ritorno al profitto delle società, che nel 2015 erano in perdita”, spiega nel suo outlook 2017 Mathieu Nègre, Head of Global Emerging Equities di Union Bancaire Privée (UBP). Che aggiunge: “Il 2016 è stato il terzo anno consecutivo – a partire dal 2013 – in cui gli utili netti in realtà sono diminuiti. Il 2017, invece, sarà il primo anno dal 2013 in cui, sulla base di questi parametri, ci aspettiamo una reale crescita dei profitti”.
 
Paesi e settori con più sprint
 
A livello di singoli Paesi, come spiega Nègre, ci sono significative differenze all’interno degli EM quanto ad aspettative di crescita degli utili nel 2017. Le crescite più significativa, per esempio, sono previste in Sud Africa, India e Messico, con un tasso rispettivamente del 25%, 22% e 20%. Per Malesia, Filippine e Tailandia, invece, è atteso un tasso di crescita a una sola cifra. Tra questi due gruppi ci sono Cile, Brasile e Russia, dove è attesa una crescita degli utili intorno al 13-15%. Per quanto riguarda invece i settori, la crescita maggiore in termini di utili è prevista nell’energia (27%), nell’industria (22%), nell’IT (21%) e nella sanità (20%). Questi settori sono seguiti da quelli legati ai consumi ciclici, non ciclici e dai servizi di telecomunicazioni con attese di crescita degli utili che si aggirano intorno al 18%. Le previsioni più pessimistiche riguardano invece i settori dei materiali, delle utility e i finanziari, dove ci si aspetta che i profitti crescano rispettivamente solo del 2%, dell’1% e dell’8%.
 
Variabile Trump
 
Queste previsioni, avverte il gestore, potrebbero andare incontro a revisioni significative nel corso dei prossimi mesi, ovvero non appena l’amministrazione Trump comincerà a mettere in chiaro le proprie priorità in termini di politiche economiche. “In questo momento ci sono troppe incertezze riguardo la direzione delle politiche economiche degli Stati Uniti – spiega Nègre – Tuttavia, è già possibile discutere di alcuni rischi al rialzo e al ribasso, sulla base di ciò che è già noto”. Un potenziale rischio al rialzo per le aspettative sugli utili del settore dei materiali e per le società produttrici di materie prime come Brasile, Sud Africa e Russia è rappresentato dal rilancio degli investimenti per infrastrutture finanziati con un’espansione della politica di bilancio. “Un fattore significativamente negativo, legato in particolar modo alla Russia, è poi il petrolio, il cui prezzo potrebbe dover far fronte a un potenziale impatto negativo derivante dalle intenzioni di Trump di aumentare la produzione di shale oil – aggiunge Nègre – Per la stessa ragione, il settore energetico nei Mercati Emergenti potrebbe vedere un calo degli utili”.
 
Commercio internazionale
 
Un altro chiaro messaggio della campagna di Trump sono stati i controlli sull’immigrazione e sul commercio internazionale. C’è però una significativa gamma di opzioni in questo ambito, che vanno dalle misure relativamente leggere e a basso costo, come il fatto di indicare dei partner commerciali come manipolatori della propria valuta, a quelle più pesanti e costose come l’implementazione indiscriminata di tariffe sulle importazioni. “Ognuna di queste misure potrebbe impattare negativamente e in gradi diversi sugli utili – spiega Nègre – Sebbene al momento sia impossibile fare previsioni, i Paesi che più logicamente rischieranno di vedere un downgrade degli utili sono Messico, Corea del Sud e Taiwan, mentre i Paesi più grandi – che però sono relativamente poco dipendenti dall’export, come India, Brasile e Indonesia – dovrebbero essere meno influenzati”. La portata e la severità delle restrizioni commerciali saranno probabilmente arginati dal fatto che qualsiasi limitazione degli scambi avrebbe un costo per i consumatori e per le imprese statunitensi. “Questo fattore aumenta però il rischio di adottare una view eccessivamente pessimistica dei Paesi Emergenti esportatori basata su scenari irrealistici”, spiega Nègre. Che aggiunge: “È importante ricordare che negli ultimi anni il commercio tra i Mercati Emergenti è aumentato e che l’area, in generale, è meno dipendente dagli scambi con gli Stati Uniti”.
 
Utili in movimento
 
In sostanza, la ripresa degli utili, iniziata nel 2016 nei Mercati Emergenti, è destinata a continuare. Una supposizione chiave dietro questa previsione è che qualunque restrizione da parte degli Stati Uniti in materia di commercio potrebbe essere limitata nella sua portata per via del potenziale impatto negativo sulle aziende e sui consumi del Paese, mentre la nuova amministrazione probabilmente andrà avanti con un piano di espansione fiscale significativo. “Ciò potrebbe portare a spostamenti degli utili tra i Mercati Emergenti e tra i vari settori, spingendoli lontano da quei Paesi e da quelle aziende che dipendono dalle esportazioni verso gli Stati Uniti e con un debito valutario elevato e portandoli verso società che traggono vantaggio da prezzi delle commodity più elevati, da valute più convenienti, debito basso e da un consumo interno in crescita”, dice Nègre. Che conclude: “L’azionario dei Mercati Emergenti continuerà a presentare un’esposizione attraente sul probabile reflation trade e sulla forza demografica dei Mercati Emergenti”.