Scommesse bullish sull’oro: Goldman e Ubs indicano quanto può salire ancora. Atteso boom acquisti Etf
L’attacco missilistico dell’Iran contro Israele in risposta all’uccisione di Hassan Nasrallah alza non poco il livello di tensione in Medio Oriente e gli investitori hanno immediatamente reagito con cospicui acquisti di oro. Quello dell’Iran è il secondo attacco di questo tipo in sei mesi. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso ritorsioni contro l’Iran per il suo attacco missilistico di ieri. Teheran invece ha detto che qualsiasi rappresaglia sarebbe stata accolta con “vaste distruzioni”.
Uno scenario
Record su record per il lingotto in questo 2024
Il prezzo del metallo giallo, tradizionale asset rifugio nei momenti di massima tensione sui mercati, ha segnato ieri un balzo dell’1% e viaggia nei pressi dei massimi storici in area 2.660 dollari l’oncia. Il lingotto era reduce dall’inizio di settimana sottotono complici le parole del presidente Fed, Jerome Powell, che ha suggerito che la banca centrale probabilmente perseguirà nei tagli di un quarto di punto percentuale in futuro dopo il taglio jumbo di 50 pb del mese scorso.
La scorsa settimana i prezzi spot dell’oro hanno toccato il nuovo massimo storico di 2.685,42 dollari l’oncia.
Sponda Fed e mini dollaro
L’oro sta vivendo un anno da record con quotazioni salite di oltre il 29% beneficiando in prima battuta dell’inversione di rotta delle banche centrali che hanno iniziato a ridurre i tassi e del contestuale indebolimento del dollaro. Il lingotto trae, infatti, vantaggio da questo scenario in quanto non paga interessi e vede aumentare il suo appeal rispetto ad asset che pagano un rendimento, come le obbligazioni, destinato a scendere man mano che scendono i tassi.
Secondo il World Gold Council, l’oro è storicamente salito fino al 10% entro sei mesi dopo che la Federal Reserve ha attuato un taglio dei tassi.
Le nuove stime di Goldman Sachs e Ubs
Goldman Sachs all’inizio della settimana ha rivisto al rialzo le sue previsioni sul prezzo dell’oro da 2.700 a 2.900 dollari l’oncia entro l’inizio del 2025, citando anche il graduale aumento dei flussi di ETF con i tagli dei tassi di interesse in occidente e in Cina e i maggiori acquisti da parte delle banche centrali. “Ribadiamo la nostra raccomandazione a lungo termine sull’oro a causa della graduale spinta derivante dai tassi di interesse globali più bassi, dalla domanda strutturalmente più elevata delle banche centrali e dai vantaggi di copertura dell’oro contro i rischi geopolitici, finanziari e di recessione”, rimarcano gli esperti della banca d’affari statunitense.
Goldman sottolinea come la domanda delle banche centrali e di altri istituti nel mercato over-the-counter (OTC) di Londra mostra che gli acquisti sono rimasti sostenuti fino a luglio, con una media di 730 tonnellate annualizzate dall’inizio dell’anno, ovvero circa il 15% delle stime di produzione annuale globale, con un ampio contributo dalla Cina.
Anche Ubs ha alzato le proprie stime vedendo l’oro a 2.900 dollari l’oncia entro il terzo trimestre del 2025 sotto il traino degli acquisti della banca centrale e dalla domanda di gioielli.
Il muro dei 3.000 dollari appare non più un miraggio per il metallo più pregiato. Citigroup ritiene che tale soglia sarà toccata entro la metà del prossimo anno con gli afflussi negli Etf Gold attesi in espansione “significativa” con la Fed in azione sui tassi.