Oro, Goldman Sachs “ancora bullish”: 4 ragioni per cui il prezzo salirà a 3.000 dollari entro fine 2025
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Nonostante un dollaro forte, l’oro brillerà nel 2025, con i prezzi attesi salire da 2.710 dollari attuali a 3.000 dollari all’oncia entro la fine dell’anno prossimo. Ne è convinta Goldman Sachs che indica ben quattro ragioni per cui il prezzo del metallo prezioso proseguirà la sua fase rialzista nel coso dei prossimi mesi.
Oro? Goldman Sachs ancora bullish
Secondo la recente analisi di Goldman Sachs, la corsa dell’oro continuerà e sarà proiettata verso quota 3mila dollari entro il 2025 per 4 ragioni principali. Innanzi tutto, sarà dettato dall’allentamento monetario della Federal Reserve che continuerà nel 2025; in secondo luogo, a favorire la salita dell’oro saranno gli acquisti delle banche centrali, che procederanno spediti. Terzo elemento favorevole sarà l’incertezza geopolitica e finanziaria, che spingerà gli investitori a cercare porti sicuri come copertura del portafoglio (e l’oro è considerato bene rifugio per eccellenza). Infine, la domanda di oro in Cina, tra i maggiori compratori al mondo e prevista rimanere stabile nonostante il dollaro forte rispetto alla valuta locale
Il taglio dei tassi Usa (e non il dollaro) guiderà il rialzo dell’oro
Presupponendo nuovi tagli dei tassi da parte della Fed e un dollaro forte in un ciclo di allentamento globale nel corso del 2025, Goldman Sachs vede la Fed come fattore principale, se non unico, nella fluttuazione dell’oro nei prossimi mesi: “la Fed guiderà quasi interamente la domanda di ETF sull’oro da parte degli investitori, mentre il dollaro non svolgerà un ruolo aggiuntivo significativo – si legge nella ricerca – Questo fa del percorso della Fed, e non del dollaro, l’input chiave nella componente investitori delle nostre previsioni sull’oro”.
Secondo il suo scenario base, Goldman Sachs calcola che 125 pb di ulteriori tagli da parte della banca centrale americana genererà una spinta del 7% sul prezzo dell’oro entro la fine del 2025. Un tasso Fed più alto per un periodo più lungo rappresenterebbe il principale rischio per questa previsione, che vede appunto il metallo giallo arrivare a 3.000 dollari. Ad esempio, se la Fed tagliasse solo di altri 25 pb, il prezzo dell’oro a fine del 2025 salirebbe a soli 2.890 dollari. Al contrario, un allentamento monetario più aggressivo, dettato da una recessione economica degli Stati Uniti, porterebbe il prezzo dell’oro a 3.080 dollari all’oncia da qui a un anno.
La forza del dollaro non scoraggerà gli acquisti delle banche centrali
Goldman non è d’accordo sul fatto che la forza del dollaro rallenterà gli acquisti di oro da parte delle banche centrali, che favoriranno da sole un aumento del 9% del prezzo. Il motivo? “Le banche centrali comprano oro su base internazionale dalle riserve in dollari. – spiega – E sebbene l’apprezzamento del dollaro possa mettere sotto pressione alcune banche centrali dei mercati emergenti con riserve in dollari limitate (ad esempio, in America Latina), questi paesi non sono i principali motori della domanda globale di oro”. In effetti, acquirenti chiave come la Cina, con grandi riserve di dollari e un interesse strategico di lungo periodo per la diversificazione, potrebbero addirittura aumentare la domanda di oro. Almeno, così è successo in passato, durante i periodi di debolezza della valuta locale: ovvero 2014-2016, 2018-2020 e 2022 fino ad oggi la banca centrale della Cina ha sistematicamente acquistato il metallo giallo per aumentare la fiducia nella propria moneta. Di recente, la PBoC (la banca centrale cinese) ha annunciato di aver ripreso gli acquisti di oro a novembre (con un acquisto di 5 tonnellate), guarda caso proprio quando lo yuan si è deprezzato del 2%.
Oro e dollaro possono salire insieme quando gli investitori cercano porti sicuri
Terzo elemento a favore del rialzo dell’oro nel 2025 sarà l’aumento dell’incertezza, in primis quella geopolitica, con la questione dei dazi che incombe in vista dell’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Gli shock tariffari nel 2019, ricorda Goldman, hanno spinto al rialzo sia l’oro (0,4%) sia il dollaro (0,3%). Non dimentichiamo, poi, che l’oro e il dollaro tendono a salire in caso di elevata incertezza sui mercati finanziari, misurata dall’indice Vix, con gli investitori in cerca di rifugi sicuri per proteggere il proprio portafoglio.
Nessun impatto del cambio sulla domanda di oro in Cina
Infine, Goldman Sachs esclude anche che un dollaro più forte rispetto allo yuan possa influire sulla domanda di oro da parte dei consumatori in Cina nel 2025. L’impatto valutario, infatti, sarà neutralizzato da una politica accomodante da parte della banca centrale cinese, che dovrebbe operare un taglio di 40 pb dei tassi nel corso del prossimo anno.