Notizie Valute e materie prime Oro assapora nuovi record con paura dazi Trump. Riserve BoE calano, “il caso Londra”

Oro assapora nuovi record con paura dazi Trump. Riserve BoE calano, “il caso Londra”

31 Gennaio 2025 11:42

Il prezzo dell’oro è tornato a salire ed è proiettato verso nuovi record. Gli investitori si sono nuovamente “rifugiati” verso quello che è  il safe haven per eccellenza in un contesto molto articolato su più fronti: risuonano le parole del nuovo presidente Usa, Donald Trump, che ha ribadito le minacce di imporre dazi su Messico e Canada, c’è poi la pausa Fed sui tassi e da ultima la volatilità che può prendere il sopravvento sulle Borse (come è accaduto con il recente scossone di DeepSeek e il sell off di Nvidia).

Oro da record, tra Trump e Powell

Il metallo giallo, che è sulla buona strada per centrare il quinto rialzo settimanale consecutivo, si è spinto sopra la soglia dei 2.800 dollari l’oncia, con un’accelerazione dopo le dichiarazioni di Trump che ha fatto sapere che avrebbe rispettato l’imposizione di imposte del 25% sulle importazioni da Canada e Messico il 1° febbraio.

Di fatto, l’oro ha trovato un sostegno dalla domanda di rifugio visto che le minacce di tariffe di Trump non fanno altro che alimentare i timori di guerre commerciali che potrebbero indebolire la crescita economica.

Dazi Trump scatenano i buy: i commenti

Insomma, “la quiete prima dei dazi“, come titolano oggi gli strategist di Mps Capital Services nel commento giornaliero sui mercati . Sul fronte dazi, sottolineano gli esperti, Trump è tornato far sentire la sua voce. Oltre a confermare quelli del 25% per Messico e Canada (che in teoria dovrebbero partire già domani) e del 10% verso la Cina ha minacciato tariffe del 100% verso i paesi del BRICS che intendono sostituire il dollaro come valuta di riferimento negli scambi commerciali”.

L’azione di mercato si è concentrata sui preziosi, con l’indice Bloomberg di comparto che si è portato sui massimi del 2025. “I nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump accentueranno probabilmente le condizioni macroeconomiche attuali caratterizzate dalla crescita modesta ed aspettative di ribasso dei tassi di interesse che sono le più favorevoli ai preziosi, e le minacce di dazi USA ai paesi BRICS hanno “dato fuoco alle polveri” nel pomeriggio”, spiegano ancora da Mps Capital Services.

La paura dei dazi e le mosse dei trader: ecco cosa succede tra Londra e New York (Financial Times)

Ma i riflessi delle minacce di dazi da parte di Donald Trump  si fanno sentire anche Oltremanica, e in particolar modo sulle riserve custodite dalla Bank of England (BoE). Insomma, l’impennata di spedizioni negli Stati Uniti (innescata proprio dai timori per le minacce sui dazi) ha portato a una rapido calo dei Lingotti a Londra. A scriverlo oggi The Financial Times“, secondo cui i trader, preoccupati per i dazi dell’amministrazione Trump, hanno accumulato a New York scorte per circa 82 miliardi di dollari. Con ulteriori ripercussioni: l’attesa per ritirare i lingotti conservati nei caveau della Banca d’Inghilterra che è aumentata da pochi giorni a quattro-otto settimane, con la banca centrale che fatica a tenere il passo con la domanda.

De Casa: pesa l’incertezza (di varia natura)

Non solo Trump, la settimana ha visto andare in scena la prima riunione del 2025 della Federal Reserve (Fed) che ha mantenuto, come da attese, i tassi fermi. Il mercato si è però soffermato sul messaggio chiave del presidente Jerome Powell che durante la conferenza stampa ha sottolineato che “la Fed non ha fretta di abbassare i tassi”.

“Nel primo meeting del 2025 la Federal Reserve ha lasciato invariati i tassi. Quella di Powell, però, è stata una hawkish pause, con il governatore che non ha mostrato alcuna fretta di procedere con altri tagli ai tassi, anzi. E d’altronde l’incertezza che aleggia sulle prossime mosse di Trump – e sulle loro conseguenze in termini di inflazione – può giustificare una certa prudenza”, ha segnalato Carlo Alberto De Casa, analista di Swissquote, aggiungendo che “ieri i dati sulla crescita USA hanno mostrato qualche segnale di rallentamento ed è bastato ciò all’oro per volare verso nuovi record, anche se il dollaro resta forte, con un cambio fra l’euro e la banconota verde sempre in area 1,04″.

Secondo l’analisi di De Casa, a pesare è soprattutto “l’incertezza di quello che potrà capitare nei mesi prossimi, anche con l’introduzione dei dazi e sul possibile rallentamento della crescita USA e globale. Inoltre, un eventuale aumento dell’inflazione con una crescita in calo potrebbe portare rischi di stagflazione e l’oro tende a essere uno degli asset più indicati in questa eventualità“. De Casa conclude: “L’oro che in uno scenario di incertezza brilla come bene rifugio, anche considerando la crescente volatilità vista sulle borse (vedi Nvidia e Deepseek)”.