Oro da record con scommesse tassi Fed. C’è chi vede bene rifugio proiettato a 3mila$
La settimana scorsa si è chiusa con un nuovo record storico per l’oro che ha varcato la soglia dei 2.500 dollari l’oncia ma la corsa non sembra essere giunta al capolinea. Tutt’altro, secondo alcuni analisti il metallo giallo potrebbe essere proiettato verso una nuova soglia critica: i 3mila dollari l’oncia.
Questa mattina le quotazioni del bene rifugio per eccellenza si muovono ancora in territorio positivo e si mantengono sopra la soglia dei 2.500 dollari raggiunta sul finire della passata settimana, dopo che alcuni dati macro Usa hanno consolidato ulteriormente le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed nel meeting del 18 settembre. Ci sono poi le tensioni geopolitiche che hanno sostenuto i nuovi record del metallo prezioso.
Ma vediamo quali sono le prospettive del mercato per il metallo prezioso. Metallo che ha già vissuto un 2024 sotto i riflettori in termini di performance: da inizio anno l’oro ha messo a segno un rialzo di oltre il 22% in uno scenario caratterizzato dalle incertezze geopolitiche, aspettative sui tagli dei tassi e sul forte appetito da parte delle banche centrali.
Tempistiche Fed guidano i rialzi, tutti i fattori (rialzisti) sul tavolo
Un nuovo record dopo quello toccato solo un mese fa. Questa volta l’oro ha varcato anche la soglia dei 2500 dollari l’oncia nella seduta di venerdì, dopo la pubblicazione di alcuni dati macro Usa (per l’esattezza i dati sul mercato immobiliare) che hanno rafforzato le scommesse su tagli più rapidi da parte della Fed. Il mercato, che ormai sconta un taglio a settembre, resta ancora alla finestra sull’entità della sforbiciata. Gli economisti di ING si attendono ora un taglio di 50 punti base nel prossimo meeting, e una serie di tagli da 25 punti base tali da riportare i tassi Usa al 3,5% entro la prossima estate.
Cosa dicono gli analisti
“L’attenzione dell’oro rimarrà fermamente sulla portata e tempistica delle mosse della Fed sui tagli dei tassi. Anche la geopolitica resterà uno dei fattori chiave a guidare i prezzi dell’oro”, segnala Ewa Manthey, commodities strategist di ING, secondo cui “la guerra in Ucraina e il conflitto in corso in Medio Oriente, insieme alle tensioni tra Stati Uniti e Cina, suggeriscono che la domanda di beni rifugio continuerà a sostenere le quotazioni dell’oro nel breve e medio termine”. L’esperta sottolinea come “le elezioni presidenziali statunitensi di novembre continueranno anche ad aumentare lo slancio rialzista dell’oro fino alla fine dell’anno“. Un supporto dovrebbe arrivare ancora dagli acquisti delle banche centrali.
Come sottolinea Gabriel Debach, market analyst di eToro, “nonostante l’ottimismo generale (sui mercati), il nuovo record dell’oro, che ha superato i 2.500 dollari, indica che le preoccupazioni per la stabilità economica non sono completamente scomparse. L’oro, spesso considerato un rifugio sicuro in tempi di incertezza, riflette ancora una certa ansia tra gli investitori, anche se il VIX, noto come “misuratore della paura” di Wall Street, è sceso sotto quota 15, segnalando una diminuzione della volatilità percepita”.
“Il 2024 è l’anno in cui l’oro dovrebbe toccare più volte i massimi”, ha dichiarato Sabrin Chowdhury, responsabile dell’analisi dell’area Commodity di BMI, citata in un articolo di CNBC. “Una volta che la Fed inizierà a tagliare i tassi, probabilmente il mese prossimo, l’oro potrebbe raggiungere i 2.700 dollari l’oncia”, ha aggiunto l’esperta. Ma ci sono altri analisti che hanno un sentiment rialzista sull’oro. Tra questi quelli di Citi, secondo i quali il sentiment degli investitori sull’oro sembra destinato a salire nei prossimi tre-sei mesi. Nel dettaglio, gli esperti si attendono un target di 3.000 dollari l’oncia entro la metà del 2025 e indicano prezzo medio per il quarto trimestre di 2.550 dollari l’oncia.
Aspettando Jackson Hole
Anche per l’oro uno dei market mover della settimana è rappresentato dal simposio annuale della Fed a Jackson Hole. Il consueto appuntamento di fine agosto potrebbe fornire degli spunti sulle prossime mosse della Fed, soprattutto in occasione del discorso di venerdì 23 agosto da parte del presidente Jerome Powell.
“Con la banca centrale sul punto di abbassare i tassi di interesse da un massimo di oltre due decenni, i commenti di Powell saranno attentamente monitorati per qualsiasi segnale su come la Fed stia valutando l’economia, soprattutto in seguito ai recenti dati sull’occupazione. Prima di allora, i verbali della riunione di luglio potrebbero fornire preziosi indizi – commenta ancora Gabriel Debach, market analyst di eToro -. Quando Powell parla, i mercati ascoltano. Nel 2022, durante il simposio di Jackson Hole, le azioni subirono un brusco calo dopo che Powell avvertì che tassi di interesse più elevati avrebbero comportato “dolore” per famiglie e aziende. Questa volta, ci si aspetta però che Powell si attenga al suo copione della riunione della Fed di luglio”.