Ops Mps-Mediobanca: no al golden power, cresce il fronte del sì. Le data chiave della settimana

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Mps in spolvero a Piazza Affari (+2,69%) dopo che il consiglio dei ministri ha deliberato di non esercitare i poteri speciali di golden power sull’offerta pubblica di scambio su Mediobanca, benedicendo di fatto l’operazione. Occhi puntati a giovedì quando a Siena si riuniscono gli azionisti per deliberare sull’aumento di capitale propedeutico all’operazione. Si rafforza il fronte del sì.
No golden power
“Banca Monte dei Paschi di Siena – si legge in una nota – informa che la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha deliberato, in accoglimento della proposta del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il non esercizio dei poteri speciali ai sensi del decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21, convertito nella Legge 11 maggio 2012, n. 56 con riferimento all’offerta pubblica di scambio di Bmps sulla totalità delle azioni ordinarie di Mediobanca – Banca di Credito Finanziario Società per Azioni”. La prima seduta della settimana, quella che porterà all’assemblea del Monte a Siena si apre con una notizia che ha dato la carica al titolo con il mercato che crede sempre più al takeover su Piazzetta Cuccia. Un’operazione in cui il fronte dei favorevoli va intensificandosi.
Favorevoli e contrari
Cresce, intanto, il fronte pronto a votare a favore dell’aumento di capitale di Mps al servizio dell’offerta pubblica. Il gruppo Caltagirone, che a febbraio era dato all’8%, è salito fino a portarsi ben oltre il 9%, ai livelli di Delfin, la cassaforte degli eredi Del Vecchio che detiene il 9,8%. Con il possibile obiettivo di arrivare a contare, in futuro, anche in Generali attraverso la quota del 13,1% che piazzetta Cuccia ha nel Leone. A dire sì anche investitori esteri, decisi come Norges Bank. Il fondo sovrano della Norvegia, che ha in mano il 2,6% di Mps, oltre a essere azionista della banca milanese, ha reso noto le sue intenzioni in linea con quanto fatto venerdì da Pimco, la società di asset management del gruppo Allianz, che ha l’ 1,5% del capitale del Monte. E prima ancora dall’italiana Algebris (1%). Al gruppo si è unito con una partecipazione più limitata (0,09%) il fondo pensioni degli insegnanti della California, Calstrs.
Anche il ministero dell’Economia e della Finanze (11,7%) è favorevole all’operazione così come le fondazioni bancarie, che hanno in mano nel complesso meno dell’1,5%, e le casse di previdenza: Enpam ed Enasarco insieme detengono quasi il 5% Fatti i conti, al momento il capitale schierato con Lovaglio supera il 43% ma può arrivare al 52% se saranno confermate le previsioni del mercato e daranno voto favorevole all’aumento il Banco Bpm (5%) e Anima (4%), controllata, dopo l’opa, al 89% dalla banca guidata da Giuseppe Castagna.
Voterà invece contro l’aumento Cpp Investments, il fondo canadese che opera per conto del Canada Pension Plan e che all’ultima assemblea di Mps deteneva lo 0,7%, ma oggi avrebbe in mano solo lo 0,01%. Così come altri fondi statunitensi con in mano quote minori come New York City Controller, Sba Florida e Calvert i quali hanno bocciato la ricapitalizzazione. La spaccatura estera è legata alle valutazioni opposte che sono state espresse dai proxy advisor Iss, che ha suggerito di votare no all’aumento di capitale per l’ops su Piazzetta Cuccia, e Glass Lewis che invece l’ha promosso.
Il cda di Bpm
Sull’esito della votazione, che richiede il sì dei due terzi del capitale presente, peserà in ogni caso l’affluenza in assemblea che si attende possa essere nell’ordine del 70 per cento. Domani (martedì 15), due giorni prima dell’appuntamento del Monte dei Paschi, il tema sarà sul tavolo del cda di Banco Bpm. Se l’istituto milanese andrà a sostenere Mps si aprirà in prospettiva anche la possibilità di creare davvero un terzo polo bancario italiano pur con una presenza nel capitale del gruppo francese Credit Agricole, attuale primo socio del Banco. Lo scenario potrà delinearsi qualora l’ops di Unicredit su Piazza Meda dovesse tramontare. Deve infatti ancora decidere come muoversi il ceo del gruppo di piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, che nel frattempo si è ben posizionato in Generali. Nella compagnia assicurativa può essere l’ago della bilancia all’assemblea del 24 aprile a Trieste, chiamata a rinnovare il cda scegliendo fra tre liste: quella di Mediobanca, quella del gruppo Caltagirone e di Assogestioni.