Notizie Notizie Italia Dollaro ancora in crisi e smette (per ora) i panni di bene rifugio. Ecco perché la discesa può continuare

Dollaro ancora in crisi e smette (per ora) i panni di bene rifugio. Ecco perché la discesa può continuare

11 Aprile 2025 13:37

Il dollaro ha smesso (per il momento) i panni di bene rifugio e continua la sua corsa ribassista. L’ottava ormai agli sgoccioli ha visto i sell avere la meglio in scia all’escalation della guerra commerciale, e in particolar modo dello scontro tra Stati Uniti e Cina. Il dollar index, che misura la forza del biglietto verde rispetto a un paniere delle principali valute mondiali, che ha subito un nuovo scivolone e viaggia sotto la soglia psicologica di 100.

Il cambio euro/dollaro si rafforza e mette nuovamente nel mirino 1,14, il valore più elevato dal 2022. Nel complesso, nell’ultima settimana il biglietto verde si è deprezzato del 3,9% neri confronti della valuta unica.

Ma cosa sta succedendo al Re dollaro? E soprattutto perché la discesa potrebbe continuare? Parola agli esperti.

Mercati sull’ottovolante, dollaro debole

Quella che si sta per concludere è stata una settimana vissuta sull’ottovolante per i mercati azionari in balia degli annunci sulle tariffe di Donald Trump. Il tentativo di rimbalzo di mercoledì scorso, con Wall Street che ha chiuso con rialzi poderosi (soprattutto il Nasadq a +12%), ha avuto vita breve con tutte le asset class nuovamente colpite dal news flow sui dazi. Un contesto che vede il dollaro ancora in panne e l’oro salire.

Sui mercati si respira una certa tensione. Il fatto che sia arrivata ai Treasuries Usa non è certamente un buon segnale. Bisogna infatti, ricordare che l’obbligazionario è la parte che ogni governo vuole proteggere, anche per l’impatto su fondi pensione”, segnala Carlo Alberto De Casa, analista di Swissquote, interpellato da FinanzaOnline. “Nelle ultime ore la caduta del dollaro si è accentuata, con importanti picchi di volatilità contro tutte le principali valute“, aggiunge l’esperto che invita a osservare come il cambio USD/JPY sia sceso anche sotto 143, “segno che gli investitori sembrano lentamente smantellare i carry trade sullo yen”.

“L’oro resta un bene rifugio per eccellenza in queste situazioni”, aggiunge De Casa puntualizzando, tuttavia, che anche se il deprezzamento del dollaro limita i guadagni per l’investitore europeo per via dell’effetto cambio.

“Il dollaro ha corretto ulteriormente ieri penalizzato anche dai dati di inflazione che hanno mostrato un calo superiore alle attese, ma il movimento, che sta proseguendo oggi verso minimi abbandonati nell’estate del 2023, indica che l’elevata incertezza prodotta dalle politiche commerciali di Trump sta generando un allontanamento degli investitori dalla valuta statunitense”, commenta nella “forex flash” di oggi Asmara Jamaleh, economista di Intesa Sanpaolo, indicando che a meno di sorprese positive eclatanti dai dati USA del pomeriggio il biglietto verde dovrebbe rimanere sotto pressione.

Secondo l’economista, “nel brevissimo termine, trattandosi di una “perdita di fiducia” nel dollaro, in assenza di novità o iniziative da parte dell’Amministrazione Trump che frenino la discesa del biglietto verde, la moneta unica potrebbe rafforzarsi ancora (resistenze chiave in area 1,14 EUR/USD). La situazione è da monitorare per verificare se non debba essere rivisto al rialzo il profilo del cambio, almeno nel breve termine: i driver sono di origine USA”.

Dollaro: “è un barometro della sfiducia verso gli asset statunitensi”

“Il dollaro ha perso il suo valore di bene rifugio. Al momento è un barometro della sfiducia verso gli asset statunitensi, un “sell America”, e sicuramente può crollare ancora. Sarà decisiva la price action dei Treasuries oggi. In caso di un altro crollo coordinato di azioni e bond americani, il dollaro dovrebbe perdere ancora”, commenta Francesco Pesole, FX Strategist di ING, raggiunto da FinanzaOnline.

In un più ampio report sul mercato forex diffuso stamattina con il capitolo dedicato al biglietto verde dal titolo “USD: The new high-beta in town”, sempre Pesole ricorda che siamo al termine di “una settimana folle per i mercati che si conclude con pesanti perdite per il dollaro”. In particolare, aggiunge l’esperto, la “cross-asset price action di ieri ha dimostrato il radicale allontanamento dagli asset Usa, con sia le azioni sia i Treasury in calo nonostante una lettura dell’inflazione Usa di marzo sotto le attese”. “È evidente che i mercati hanno liquidato l’inflazione di marzo come un dato obsoleto e continuano a preoccuparsi della minaccia combinata inflazione-rallentamento della crescita”.

“La rotazione verso altri tradizionali beni rifugio come il franco svizzero, lo yen giapponese o persino l’euro è giustificata dalla perdita di interesse verso il dollaro statunitense come safe haven. Ma il calo del dollaro statunitense rispetto alle valute ad alto beta (tra cui il dollaro australiano e quello neozelandese, sensibili alla Cina) è un segnale che i mercati si stanno preparando a un calo generalizzato del dollaro“, aggiunge ancora l’esperto della banca olandese indicando che “in questa fase individuare un bottm per il dollaro è rischioso quanto cercare di indovinare la prossima mossa di Trump sui dazi. Questo perché il dollaro, come i titoli del Tesoro Usa, si comporta attualmente all’opposto di un porto sicuro. Ciò significa che il dollaro statunitense potrebbe balzare insieme alle azioni al minimo accenno di buone notizie sul commercio, ma sospettiamo che basti anche solo una sostanziale inversione negli annunci relativi alle misure protezionistiche, in particolare per quanto riguarda la Cina, per rendere la situazione ancora difficile per il dollaro”.