Pil Italia, con dazi Usa possibili tagli alle stime 2025

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Sia Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) che Bankitalia lo dicono: nei primi mesi dell’anno l’econiomia italiana è in leggera crescita, ma le forti incertezze economiche e le tensioni geopolitiche possono portare il Prodotto interno lordo (Pil) a non crescere come ci si aspetta.
Per quanto riguarda la crescita nei prossimi anni, l’Upb ha validato le previsioni macroeconomiche tendenziali contenute nel documento presentato in sostituzione del Def sulla base delle osservazioni emerse nel recente confronto con l’Upb. Ma nella lettera firmata dalla presidente Lilia Cavallari, si sottolinea come “l’incertezza che grava sulle previsioni è straordinariamente elevata, a causa delle persistenti e intense tensioni geopolitiche”.
Le stime sul Pil per il 2025 e per i prossimi anni
Stando alla lettera, le previsioni “sono validate assumendo la piena e tempestiva realizzazione dei progetti del Pnrr e le ipotesi del Mef sul contesto internazionale”, afferma l’Upb, precisando che quest’ultimo “è tuttavia scosso da recentissimi eventi, che potrebbero avere un impatto significativo anche sull’economia italiana, al momento non ragionevolmente quantificabile”. Nel dettaglio, le stime tendenziali del Dfp sulla variazione del Pil (0,6% nel 2025 e 0,8% nei tre anni successivi) “sono ricomprese tra l’estremo superiore delle stime del panel Upb e la mediana, dalla quale si discostano in misura contenuta”.
Tutto questo non contando l’effetto dazi; stando alla lettera dell’Upb, nel caso in cui non si raggiungesse un accordo con gli Stati Uniti, l’impatto sull’economia italiana sarebbe immediato: il Pil crescerebbe di un decimale in meno nel 2025 e di 0,2 punti percentuali in meno nel 2026, portando le stime rispettivamente a +0,5% e +0,6%.
Quanti rischi possono esserci ancora
Nonostante le cifre siano state approvate, non sono però confermate e possono subire variazioni importanti in questi mesi. Fattori geopolitici, protezionismo e conflitti in corso, ma anche la gestione interna delle politiche pubbliche, come nel caso del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) possono cambiare gli equilibri, portando i numeri al ribasso.
Le tensioni geopolitiche, già alimentate dalle guerre in corso, si sono ulteriormente intensificate a seguito dell’inasprimento dei dazi da parte degli Stati Uniti, che ha riportato in primo piano scenari di guerra commerciale e piani di riarmo. In questo quadro, gli effetti economici appaiono difficili da quantificare, poiché fortemente dipendenti dalla durata delle tensioni, dalle eventuali ritorsioni e dalle reazioni dei mercati finanziari, delle banche centrali e delle imprese esportatrici, tutte variabili che restano altamente incerte.
L’annuncio del 2 aprile sui forti dazi imposti dagli Stati Uniti ha provocato un’immediata diminuzione dei prezzi degli attivi e un forte deprezzamento del dollaro.
I dati di aprile per Upb: nel primo trimestre Pil a +0,25%
Che la situazione sia difficile lo afferma anche la nota di aprile sempre dell’Upb; l’Italia ha registrato nel 2024 una crescita del Pil dello 0,7%, in linea con l’anno precedente ma inferiore alla media europea. Per quanto riguarda le prospettive a breve termine, l’Upb stima per il primo trimestre del 2025 una crescita del Pil dello 0,25%, un dato moderato ma comunque superiore a quello dei due trimestri precedenti.
Le esportazioni italiane, invece, mostrano segnali di debolezza. Nonostante la ripresa del commercio mondiale, le vendite all’estero non ne hanno beneficiato, seguendo un andamento negativo simile a quello tedesco. Nel quarto trimestre 2024, l’export italiano è calato dello 0,2%, con segnali di rafforzamento nei primi mesi del 2025, ma probabilmente legati all’anticipo degli acquisti prima dell’entrata in vigore dei dazi USA.
Per Bankitalia occupazione e salari fanno crescere il Pil ad aprile
Anche per Bankitalia la situazione è ancora difficile da analizzare nel complesso. La crescita nei primi mesi dell’anno è stata moderata, sostenuta principalmente dai consumi, grazie alla stabilità dell’occupazione e all’incremento delle retribuzioni.
“Resta comunque debole l’andamento degli investimenti in beni strumentali, anche a causa del basso grado di utilizzo della capacità produttiva e di condizioni di finanziamento ancora restrittive”, spiega la nota di Bankitalia. L’attività economica è stata trainata dai servizi, mentre la manifattura ha mostrato un lieve miglioramento, sebbene le prospettive restino incerte a causa delle politiche commerciali statunitensi.
Le proiezioni per l’Italia indicano una crescita moderata del Pil: 0,6% nel 2025, 0,8% nel 2026 e 0,7% nel 2027. Ma ancora una volta, tutto dipenderà dai dazi: “lo scenario include una prima e necessariamente parziale valutazione degli effetti dei dazi annunciati il 2 aprile dagli Stati Uniti, ma non tiene conto degli impatti di eventuali misure ritorsive, delle possibili conseguenze sui mercati internazionali, della temporanea e parziale sospensione annunciata il 9 aprile”.