Ops Mps-Mediobanca, al vaglio degli analisti il “grande riassetto”. Per Equita “premio modesto”

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Piazza Affari è in fibrillazione dopo la mossa di Banca Mps che, spiazzando tutti, ha annunciato un’offerta pubblica di scambio volontaria totalitaria su Mediobanca per un corrispettivo di 13,3 miliardi di euro, interamente in azioni. La banca senese diventa così da preda a predatore, orchestrando un’operazione “di natura industriale”, come l’ha definita il ceo Luigi LOvaglio.
“Vogliamo segnare un nuovo approccio nel percorso di consolidamento del settore bancario che in maniera innovativa crea valore da subito sia per gli azionisti di Mps che di Mediobanca, e ritengo anche per l’intero sistema Paese”, ha aggiunto Lovaglio che nel corso della conference call con gli analisti ha parlato spesso di “un approccio innovativo” e di un “nuovo campione bancario italiano“.
Un progetto che Lovaglio, ha confessato, accarezzava già nel dicembre del 2022 quando aveva illustrato al Mef tre opzioni sul futuro della banca: ovvero stand alone, fusione tra pari o un’aggregazione trasformativa con Mediobanca. “È giusto il momento, è quello migliore considerando quello che sta avvenendo sul mercato”, ha spiegato ancora l’a.d. artefice del nuovo Monte.
Intanto l’Ops totalitaria che, secondo le prime anticipazioni stampa sarebbe stata bollata da Piazzetta Cuccia come ‘ostile’, è già sotto la lente d’ingrandimento del mercato, degli analisti.
Analisti perplessi: per Equita “operazione solleva diversi dubbi”
Secondo Equita Sim, “l’operazione solleva diversi dubbi”. In particolare, la sim milanese si sofferma sulla questione premio: “Il premio riconosciuto risulta modesto, considerando anche la probabile riduzione dell’appeal speculativo sul titolo Mps. Riteniamo difficile identificare sinergie, mentre emerge il rischio di potenziali dissinergie“. Non solo, Equita intravede “difficoltà nel mantenimento e nell’apporto di nuove professionalità all’interno del gruppo risultante, con il rischio di una diluizione delle specificità distintive di Mediobanca”.
In particolare, gli esperti di Equita Sim si soffermano sulle aspettative di Mps dall’operazione, sottolineando le sinergie lorde stimate in 700 milioni di euro, di cui 300 milioni da risparmi sui costi (pari a circa il 20% della base costi), 300 milioni da incremento dei ricavi, 100 milioni da ottimizzazioni nel funding. Gli oneri di integrazione sono pari a 600 milioni lordi, da sostenere nel primo anno.
Da considerare anche l’accelerazione nell’utilizzo delle Dta per 2,9 miliardi di euro complessivi, con un impatto stimato di 0,5 miliardi annui a sostegno del mantenimento di livelli di capitale elevati. Tra gli obiettivi pro-forma attesi post-operazione: un Rote di circa il 14% (rispetto al 10% stimato su base standalone) e un Cet1 ratio attorno al 16%. Sulla distribuzione degli utili, Equita ricorda “un payout fino al 100% dell’utile netto, con un potenziale dividend yield stimato intorno al 12%”.
Anche gli analisti di KBW mostrano le loro perplessità sull’operazione, indicando “sinergie potenziali siano limitate” e che “la prima impressione è che questa offerta abbia limitate possibilità di successo”.
Un annuncio a sorpresa che va ad arricchire di un nuovo scottante capitolo il già affollato dossier del risiko bancario che negli ultimi mesi si è imposto come tema predominante sul mercato italiano. A cominciare dalla mossa a sorpresa del terzo più grande istituto di credito del paese, alias Banco BPM che ha lanciato lo scorso novembre un’Opa su Anima Holding, per poi diventare a sua volta preda quando UniCredit ha lanciato un’offerta sulla banca guidata da Castagna.
La finanza italiana è in campo, orchestrando un “grande riassetto”. La situazione è sempre più complicata, con una rete di partecipazioni incrociate che fanno capo a due grandi protagoniste nel panorama finanziario italiano: da una parte Delfin, la holding finanziaria della famiglia Del Vecchio, e dall’altra Francesco Gaetano Caltagirone. Le due famiglie figurano, infatti, tra i principali azionisti di Monte Paschi e Mediobanca. Tutti nomi che portano anche a Generali.
Corsa delle banche italiane per diventare più grandi e diversificate, la view di NS Partners
“Rappresenta un ulteriore tassello nel dinamico panorama delle fusioni e acquisizioni (M&A) nel settore bancario italiano. Questo fermento è in parte guidato dalla necessità per le banche di aumentare le proprie dimensioni al fine di ottenere sinergie operative e rafforzare la propria posizione competitiva”. A dirlo Giacomo Calef, country head Italia di NS Partners, riferendosi all’Ops Mps-Mediobanca.
“Tuttavia, in un contesto caratterizzato dalla riduzione dei tassi d’interesse, che comprime i margini di interesse tradizionali, la diversificazione delle linee di business diventa cruciale. In particolare, il wealth management e l’asset management emergono come settori ad alta redditività, attirando l’interesse di molti istituti – aggiunge -. È prevedibile che in futuro assisteremo a operazioni o nuovi accordi che coinvolgeranno anche player assicurativi, data la loro elevata redditività e le potenziali sinergie con il settore bancario”.
Le recenti operazioni hanno coinvolto principalmente grandi istituti, ma è probabile, a detta di Calef, che anche le banche di medie dimensioni non rimarranno a lungo spettatrici, cercando opportunità per colmare il divario con i principali gruppi bancari.