Notizie Notizie Italia Ocse gela l’Italia: recessione anche nel 2014, unica del G7. Stime giù anche da S&P

Ocse gela l’Italia: recessione anche nel 2014, unica del G7. Stime giù anche da S&P

15 Settembre 2014 10:01

Anche l’Ocse dopo S&P taglia le stime sull’Italia. Il Belpaese sarà in recessione anche nel 2014. La previsione contenuta nel September Interim Forecast dell’organizzazione vede il Pil del nostro Paese contrarsi quest’anno dello 0,4% dopo il -1,8% del 2013. Si tratta dell’unico dato negativo tra i Paesi del G7. Lievissimo segnale di ripresa nel 2015 quando il prodotto interno lordo crescerà ma solo dello 0,1%.

Rispetto all’Economic Outlook di maggio, l’Ocse ha rivisto al ribasso la stima sul Pil italiano del 2014 dal +0,5% al -0,4% (0,9 punti percentuali in meno): si tratta della revisione maggiore tra i vari Paesi analizzati. La revisione per il 2015 è ancora più ampia (-1 punto percentuale), dal +1,1% della stima di maggio al +0,1% di quella odierna.

L’Italia così sarà l’unica grande economia dell’area a segnare quest’anno un andamento in negativo anche se l’Ocse ha visto al ribasso le stime di crescita anche degli altri Paesi: il Pil dell’Eurozona è stato abbassato dall’1,2% allo 0,8% (-0,4 punti percentuali), quello degli Stati Uniti dal 2,6% al 2,1%, quello della Germania dall’1,9% all’1,5%, quello della Francia dallo 0,9% allo 0,4%, quello della Gran Bretagna dal 3,2% al 3,1%.

Riguardo al 2015, il Pil degli Stati Uniti si attesterà al 3,1% dal 3,5%, quello della Germania all’1,5% dal 2,1%, quello della Francia all’1% dall’1,5%, quello della Gran Bretagna al 2,8% dal 2,7%. Il Pil dell’Eurozona l’anno prossimo salirà dell’1,1%, in rallentamento dall’1,7% di maggio. L’unico Paese che il prossimo anno dovrebbe crescere più del previsto è la Gran Bretagna per la quale l’organizzazione di Parigi ha rivisto al rialzo la previsione di crescita.

“Vista la debolezza della domanda, la flessibilità all’interno delle regole europee dovrebbe essere utilizzata per sostenere la crescita”, consiglia l’Ocse, secondo cui al contempo “il continuo fallimento dell’economia globale nel generare una crescita forte, equilibrata ed inclusiva sottolinea l’urgenza di sforzi di riforma ambiziosi“.