Crash petrolio: Wti ai minimi a 17 anni e -60% Ytd, Goldman vede Brent crollare fino a 20$
Prosegue l’emorragia delle quotazioni del petrolio, crollate ai minimi a 17 anni. Il WTI scambiato a New York cede oltre l’8% e ha toccato un minimo a $24,90 al barile, il valore più basso dal lontano 2002, ossia da prima dell’invasione dell’Iraq da parte degli Usa. Il Brent cede invece il 4,5% a 27,4 dollari.
Una variabile impazzita
Da inizio anno il WTI ha ceduto oltre il 60% con il crollo di marzo dettato dall’emergere del rischio di uno shock da domanda legato all’emergenza coronavirus. Dalle sale operative sottolineano che “una roba del genere avrebbe affossato i mercati stand alone, fosse stata l’unica variabile impazzita“.
Il 9 marzo lo shock vero e proprio per i prezzi del petrolio è arrivato con il dissolversi dell’Opec+ e l’avanzare del timore di una guerra dei prezzi innescata dall’Arabia Saudita, dopo il no della Russia al taglio della produzione in occasione della riunione Opec+ di due settimane fa.
Il ministro del petrolio iracheno ha chiesto una riunione d’emergenza tra membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) e produttori non OPEC per discutere di azioni immediate a sostegno del mercato.
Secondo Goldman corro continuerà: nel 2020 shock domanda più grande di sempre
Goldman Sachs prevede un calo del prezzo del Brent a $ 20 nel secondo trimestre. “Il crollo della domanda di petrolio a causa della diffusione del coronavirus appare sempre più marcato”, rimarca Goldman che prevede una contrazione della domanda di 8 milioni di barili al giorno (bpd) entro la fine di marzo e un declino in tutto il 2020 di 1,1 milioni di bpd, ossia il più grande mai registrato.
Ieri invece gli analisti di Morgan Stanley hanno deciso di rivedere al ribasso l’outlook sui prezzi del petrolio portando le previsioni per il secondo trimestre sul Brent da $35 a $30 al barile e una modesta ripresa a $40-$45 l’anno prossimo.