Materie prime e Forex: trader rialzisti sull’oro, snobbano il dollaro
Crescono le posizioni lunghe nette sull’oro, mentre continuano a diminuire i rialzisti sul dollaro. Il rally di gas naturale, argento e caffè non convince i trader, alla ricerca di conferme che il trend possa durare. Nel frattempo, diminuiscono le posizioni long sul petrolio, frenate dal Brent, in attesa del meeting Opec+ di questo fine settimana. Ecco i punti principali dell’analisi di Ole Hansen, Head of Commodity Strategy presso Saxo Bank, con focus sull’andamento del Forex e sul report COT relativo alle materie prime.
Dollaro in standby prima del Pce core di venerdì
Per quanto riguarda i movimenti registrati sull’International Monetary Market, gli speculatori rialzisti sul dollaro hanno continuato a ritirarsi nelle ultime settimane, in linea con la discesa del Dollar Index di Bloomberg.
In particolare, le posizioni speculative lorde sul biglietto verde sono diminuite a 18,8 miliardi di dollari, in calo del 40% rispetto al massimo quinquennale toccato lo scorso 23 aprile.
Da seguire con attenzione i dati di venerdì sul Pce core statunitense, che potrebbero modificare le aspettative sui tagli dei tassi della Fed e avere ripercussioni sul dollaro.
Materie prime: focus sul report COT
Con riferimento alle materie prime, l’analisi prende in esame l’ultimo report settimanale Commitment of Traders (COT), pubblicato ogni venerdì e aggiornato al martedì precedente (tre giorni prima).
Il rapporto viene pubblicato dalla Commodity Futures Trading Commission (CFTC) degli Stati Uniti e dall’ICE Exchange Europe per il petrolio greggio e il gasolio Brent. Al suo interno viene rappresentata una panoramica dell’open interest, ovvero le posizioni aperte, nei mercati dei futures da parte di molteplici gruppi di utenti (diversi a seconda dell’asset class).
Il comportamento degli speculatori viene preso in grande considerazione, poiché si tratta di una categoria molto reattiva ai cambiamenti negli sviluppi tecnici o fondamentali dei prezzi. Seguendo il momentum, è probabile che possano amplificare i movimenti delle quotazioni, acquistando nelle fasi di forza e vendendo nei momenti di debolezza.
Oro e rame trainano i metalli, trader prudenti
L’ultimo report COT disponibile copre la settimana terminata il 21 maggio, quando l’indice Bloomberg Commodities Total Return Index ha registrato un rally vicino al 4%, raggiungendo il massimo da dicembre 2022, come sottolineato da Ole Hansen di Saxo.
Tutti i settori hanno evidenziato guadagni, trainati da metalli preziosi e industriali in scia ai nuovi record dell’oro e del rame, mentre l’argento è balzato al massimo da 11 anni sopra i 30 dollari l’oncia.
Tuttavia, i conti monetari gestiti hanno reagito in maniera prudente a questi rialzi, con acquisti relativamente selettivi e concentrati principalmente sui metalli, in particolare sull’oro. Gas naturale, argento e caffè, le materie prime con le migliori performance, hanno registrato variazioni contenute in termini di open interest. Un segnale della cautela dei trader, che probabilmente aspettano maggiori conferme di una prosecuzione del rally dopo le recenti battute d’arresto.
Gli acquisti netti si sono concentrati su greggio WTI, gasolio, oro e soia, mentre le vendite si sono focalizzate su greggio Brent, mais, zucchero e cotone.
Lente su oro e petrolio tra le materie prime
Il rally dell’oro ha supportato un aumento del 12% delle posizioni nette long fino ad un massimo di oltre 4 anni (194.000), sostenuto dagli acquisti delle banche centrali, la domanda asiatica più forte e l’incertezza politica. L’impennata del 12% dell’argento, invece, ha innescato nuove vendite allo scoperto. Le posizioni nette lunghe sul rame sono salite al picco da tre anni (75.300).
Il settore energetico ha beneficiato del +14% del gas naturale, mentre le soft commodities hanno seguito il balzo dei futures sul caffè. Le continue vendite sul petrolio Brent sono state parzialmente compensate da una seconda settimana di acquisti sul WTI, anche se nel complesso le posizioni nette lunghe combinate sul greggio sono ai minimi da gennaio a 318.500.
Nel mercato petrolifero, l’attesa è rivolta al meeting dell’Opec+ che si terrà il 2 giugno e che dovrebbe confermare la prosecuzione dei tagli volontari all’offerta almeno per il terzo trimestre.